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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Ma in quanti giocano sulla fascia (tricolore)?

I senesi, però, dovrebbero chiedere solo la verità

di Raffaella Zelia Ruscitto 

SIENA. Ma siamo sicuri che si tratti di coraggio? E, soprattutto, ci commuove il suo altruismo, ma alzi la mano chi gli ha chiesto di rimettersi a disposizione della città per “risollevarla dalla crisi”. Alla notizia – per nulla stupefacente, a onor del vero – della ricandidatura alla carica di sindaco di Siena di Franco Ceccuzzi, di domande e di curiosità sulla falsariga di queste, nella testa ce ne sono venute tante. Diciamocelo, in sincerità: avevamo proprio bisogno di facce nuove… Non “discontinue”, non di materiale infrangibile,  ma proprio, radicalmente nuove!

I rottamatori di renziana fede avranno avuto un sobbalzo dall’interno dei loro circoli e comitati – se non fosse che alcuni di questi sono sodali dell’ex sindaco dimesso  e la cosa ci inquieta alquanto – ma forse avranno piena fiducia nel favoloso “gioco” delle primarie. Hai visto mai che, dall’altra parte, arrivi qualcuno capace di far intravedere una luce di reale confronto in fondo al tunnel della oligarchia senese marcata Pd.

No, Ceccuzzi non riesce a stupire per le sue scelte politiche. Sapevamo che avrebbe lasciato lo scranno in Parlamento probabilmente prima che lo decidesse consapevolmente lui, e abbiamo continuato ad anticipare le sue decisioni ufficiali fino a quest’ultima, scontatissima. Quello che però ci ha stupito è stata la sua totale assenza di aderenza al “qui e ora”. L’ex sindaco pareva essere tornato, con una potente macchina del tempo, a prima del maggio 2011. Lui, accompagnato dal fedele Mugnaioli, ha ricominciato a parlare ponendo, più o meno, la sua campagna elettorale come quella fatta due anni fa. Sotto i ponti di acqua ne è passata, eccome. E oltre all’acqua anche cadaveri, resti di case e palazzi, piccole suppellettili e… un patrimonio bancario, casse comunali, università degli studi, un policlinico, alcune aziende partecipate, una serie di indotti, un aeroporto, qualche illustre avviso di garanzia… e sicuramente dimentichiamo qualcosa.

Lui ha solo detto: “ci metto la faccia” dando per scontato che questo fosse già un merito, un atto di coraggio.  E di coraggio ce ne vuole, in effetti. Ma non quello che intende lui. Forse, detto umilmente, il coraggio – quello vero – non può bastare.  Eh, no. Questa volta, no.

Davanti ad una città travolta e prostrata da una mala gestione senza precedenti, da malcostume diffuso e da scarso – o anche nullo – senso di responsabilità da parte degli amministratori, ed anzi, umiliata e offesa da prepotenza e arroganza rafforzate dal senso di impunità, diventato caratteristica peculiare degli pseudo-politici italiani, non ci vuole coraggio per presentarsi con la propria faccia a richiedere fiducia. Ci vuole – o ci vorrebbe – solo una faccia presentabile. Una di quelle facce che non si sono viste tra i responsabili del disastro in foto di giornali o solo “ricordo”. Quelle facce che non hanno sorriso ai presidenti e vicepresidenti di turno, che non ci sono andate a cena insieme, che non hanno condiviso scelte, fatto accordi, preso decisioni, addirittura nominato in prima o seconda battuta. O, in alternativa, potrebbe andare bene anche una di quelle facce purchè, davanti ad una platea, ad un pubblico attento e non prezzolato, abbia il coraggio – questa volta è d’obbligo – di fare nomi e cognomi dei responsabili. Che diventi la “bocca della verità” raccontando quanto ancora non ha spiegazione, quanto ancora resta sotto segreto. Smembrando, di fatto, quella rete di potere che ha portato Siena all’asfissia.

E’ chiedere troppo, in effetti. Ma come pretendere di meno? Questo nostro tempo non richiede mediocri portaborse e neppure furbetti delle banchette o goliardi della politica. O peggio, teste vuote in posti strategici, utili per permettere al manovratore di agire senza essere infastidito.

Di fronte ad una platea di politici ancora operanti nell’ombra in cerca di parole nuove per scardinare lo scetticismo e la rabbia di chi sta perdendo il posto di lavoro, il tenore di vita, le certezze, Ceccuzzi sbaraglia gli avversari e punta a “cambiare tutto per non cambiare nulla”.

E, pur chiedendo lo stop alle polemiche, parte lancia in resta tacciando già le liste civiche – e quelli che ci stanno dietro – di essere paravento per chi non ha il coraggio di metterci la faccia. Quello che si dice una sfida basata sui contenuti! E sulle persone…

E i “rivali” nella contesa delle primarie, che dovrebbero tenersi a gennaio? Ancora nessun nome. Solo, accennato, quello del vicesindaco Marzucchi. Insomma, un derby.

In alternativa, sulla rampa di lancio si erano visti spiccare, settimane addietro,  il sindaco di Monteriggioni, Bruno Valentini, e quello di Castelnuovo Berardenga, Roberto Bozzi. Ma non mancano voci su Alessandro Piazzi, amministratore delegato di Extra e componente della deputazione amministratrice  della Fondazione Mps e di qualche altro cda; Paolo Mazzini, anch’egli in deputazione  e già alle scorse elezioni pronto a lanciare il guanto di sfida a Ceccuzzi. E poi ci sono Fabrizio Vigni, presidente di Sienambiente, e Fulvio Bruni, direttore del pronto soccorso del Policlinico, già consigliere comunale del Pd, come indipendente. E infine, tanto per gradire, spunta anche il nome di Ferdinando Minucci, presidente della Mens Sana Basket. Non ci facciamo mancare nulla.

Restando in politica occorre segnalare la nascita del Baricentro civico. Quattro liste – Impegno per Siena, Nero su Bianco, Moderati di Centrodestra e Siena 2030 – hanno già ufficializzato la loro “comunione di intenti” in vista delle prossime elezioni – a marzo/aprile, pare. Nessun nome per la candidatura a sindaco trapela ancora da questo primo soggetto politico. Che, si sente dire, è ancora impegnato a coagulare forze non solo politiche ma sostanzialmente sociali, per rendere solido il progetto amministrativo.

Il PdL potrebbe aggiungersi a questa compagine di liste civiche e, rinunciando ad un suo candidato, appoggiare il nome che verrà fuori certamente da una lunga e faticosa consultazione interna.

La sinistra potrebbe coalizzarsi tutta intorno a Laura Vigni. Italia del Valori, Rifondazione Comunista e Sinistra Per Siena potrebbero tentare la ricostituzione di una rappresentanza di sinistra nella rossa Siena. Laura ha dato dimostrazione di determinazione e grande autonomia rispetto ai poteri forti della città: questo potrebbe garantirle la riconoscenza e la fiducia di quella parte di ex Ds legati ad un passato non tanto remoto in cui essere comunisti non era un peccato – checché ne pensi il nostro MAISTATO – ma comportava una “questione morale” per nulla secondaria negli uomini chiamati ad amministrare il partito così come la cosa pubblica.

Questione ancora aperta per Lega Nord e Associazione Pietraserena. Sebbene il Carroccio abbia sostenuto di non disdegnare accordi con liste civiche, in quanto esso stesso movimento di matrice civica, resta tuttora poco definito un eventuale accordo con gruppi già costituiti. Vale, oggettivamente, il buon lavoro fatto su Banca e Università che potrebbe garantire ai leghisti senesi un apprezzamento quantificabile anche all’interno delle urne elettorali.

S’era pensato che Pietraserena potesse trovare un accordo con i rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Questi ultimi, però, seguendo saggiamente la strada dell’autonomia, hanno rivendicato una loro matrice del tutto “solitaria” forti del successo del movimento in Sicilia. E pure delle percentuali di gradimento nel resto d’Italia. Facce nuove, pulite e la scelta del candidato attraverso una consultazione ampia, aperta ai cittadini. Guardiamo di buon occhio questi ragazzi. Sono freschi, informati, politicamente interessanti pur riconoscendo, almeno nel gruppo senese, il “debole” di una scarsa o nulla esperienza in ambiti amministrativi che, francamente, preoccupa. A meno che questa lacuna non possa essere colmata da un “grillino a sorpresa”…

Alla rinfusa qualche altro nome di candidato, tirato per la giacchetta da gruppi e movimenti disparati, poco disposto  o dichiaratamente pronto al sacrificio in nome del bene della città nel segno del fatidico “se me lo chiedono…”: Vittorio Stelo, Enrico Tucci, Massimo Bianchi, Riccardo Pagni, Pierluigi Fabrizi. Nomi noti a Siena e “spendibli” perchè attivi ma non compromessi dalle tristi vicende senesi.

A noi, d’altra parte, piacerebbe la “discesa in campo a sorpresa” di nomi di riferimento nel panorama senese. Nomi che rappresentano la Siena fino ad oggi attiva in tante cose meno che in politica. Quella che ha lavorato, che ha realmente costruito per la città, ignorando, o anche in netto contrasto con lo status quo. Vorremmo vedere scendere in campo un Davide Cantagalli, un Luigi De Mossi, un Giovanni Minnucci, un Giovanni Grasso… e tanti volti e nomi noti ma “sconosciuti” alla politica. Così, semplicemente, anche senza la candidatura diretta a sindaco. Per il puro piacere d tornare a parlare di politica senza dietrologie, senza paura di querele, senza polemica. Per passionee per dedizione.

Forse per questi personaggi non è ancora tempo? Forse i senesi non sono ancora “pronti”? Ed è forse questa la ragione per cui ci troviamo candidature che sarebbero improponibili? Questo inspiegabile  silenzio. L’incondizionata accettazione o peggio, il disinteresse di fronte a ipotetici – perché ancora non eletti – amministratori: è questa la causa prima dei mali di Siena. Dell’Italia.

“Chiedete, pretendete la verità” dice un Michele Placido ispirato nel film riuscitissimo di Massimiliano Bruno, Viva l’Italia, auspicando che questa venga sancita nella Costituzione perchè diritto inalienabile di ogni cittadino. I senesi dovrebbero farsi promotori di questo concetto e imparare a pretendere.

La verità sulla banca, sull’università, sulla fondazione, sull’ospedale, sull’aeroporto… sarebbe condizione indispensabile per il candidato sindaco del 2013. Una dote non negoziabile per il futuro “sposo” di questa città, troppo violata in passato per potersi concedere ancora senza garanzie di rispetto.

Il pallino torna in mano ai senesi. E’ sempre stato lì… solo che qualcuno, in questi anni, ha fatto di tutto per far credere il contrario.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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