Finte e controfinte, manovre diversive e altri trucchi
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Primarie del Pd archiviate. Proprio mentre in città si mormorava della vittoria di Alessandro Mugnaioli – i pronostici lo davano vincente grazie alle operazioni d’apparato lungamente collaudate – Bruno Valentini ed i suoi sostenitori di Siena Cambia arrivavano primi al traguardo con una percentuale non proprio ampia. Il partito appare spaccato, nettamente diviso. Il dato storico è che, per la prima volta, a concorrere per la poltrona di sindaco targato Pd non ci sarà uno designato dalla segreteria. E sulla storia non si più scherzare.
L’incognita, però, resta. Cosa faranno i ceccuzziani – leggasi i dirigenti del partito “spiazzato” da un voto popolare inoppugnabile – adesso? Se ne faranno una ragione e collaboreranno con l’uomo che fino a ieri hanno aspramente criticato e denigrato? Si dimetteranno in blocco rinoscendo la loro incapacità politica? Rinnegheranno tre volte il “maestro” delle loro carriere – leggasi Ceccuzzi – e confesseranno di essere vissuti in uno spazio-tempo distante da Siena anni luce? Fingeranno di stare tutti dalla stessa parte, sotto lo stesso simbolo e, invece, manovreranno dietro le quinte per far perdere il candidato Pd?
Le vie che si parano davanti agli uomini asserragliati in via Rosi sono molteplici.
Trascurando quella delle dimissioni a cascata (la notizia delle prime, presentate dal segretario dell’unione comunale Giulio Carli potrebbe precedere quella del ritiro dalla carica del segretario provinciale Guicciardini), saremmo propense a valutare – con la nostra mente sempre scettica nei confronti delle “buone intenzioni” dei politici – quella che contempla il “tradimento”. E’ dai tempi di Cesare che questa strategia porta interessanti (anche se temporanei ed eticamente discutibili) risultati. E allora, in questa ottica dietrologista, troverebbe un senso anche la candidatura dell’associazione 53100. Che sia Corsini, il “candidato alternativo” dei democratici filoceccuzziani rimasti senza referente alle prossime elezioni?
Si viaggia nelle supposizioni, sia chiaro. Si cerca di dare un senso ad una candidatura… “che un senso non ce l’ha”, come canta Vasco.
I giorni della “resa dei conti” sono vicini. Entro il 26 aprile le liste, i candidati e la struttura delle prossime elezioni a Siena saranno definitivi. E tra poco più di un mese potremo contare i voti e smascherare le strategie che, fino ad oggi, appaiono oscure.
Potremo presto anche tastare il polso del candidato Valentini. L’altra sera (dalle immagini di Siena Tv) ci è arrivato un uomo gasatissimo. Rapido nel parlare e deciso a proseguire la sua “scalata” politica. Vincere al primo turno è il suo obiettivo. Un tantino ambizioso, dovendo dare un giudizio freddo. Il numero di partecipanti alle primarie, sebbene doppio rispetto alla precedente tornata di primarie (quella Ceccuzzi – D’Onofrio), è stato inferiore rispetto alle primarie “Bersani-Renzi”. C’è chi dice che il dato potrebbe aver subito l’influsso negativo delle vicende nazionali. Possibile. La “morte” del Pd nazionale potrebbe aver spinto qualche democratico allo sconforto “cosmico” (e chi potrebbe dargli torto, in coscienza!?), ma se si accetta questa visione, allora possiamo dedurre che quegli stessi elettori disillusi non si faranno “commuovere” dal simbolo del Pd e guarderanno con maggiore cinismo e lucidità al “dramma Siena” e con la stessa lucidità guarderanno in faccia i responsabili, tutti indiscutibilmente di matrice piddiina. E forse prenderanno una decisione nuova, mai considerata prima. E allora, la scelta degli alleati e dei nomi che Valentini sceglierà di mettersi vicino, sarà fondamentale. In quest’ottica, forse, partire dal Marzucchi e non schierarsi chiaramente contro certi “apparati” cittadini (leggasi università), sarebbe un primo passo falso… assumere atteggiamenti “conservatori” e “ma-anchisti” potrebbe macchiare da subito la veste di rinnovamento che gli è stata cucita addosso in questi mesi di agonia preprimarie. La stessa veste che in molti, da liberi pensatori in rete e fuori della rete, vedono già sdrucita in più punti. Addirittura avanzando collegamenti con Renzi e con la speranza di quest’ultimo di appropriarsi di un partito ormai allo sbando partendo proprio da Siena e dalla Banca Mps.
Intanto si registrano i primi disguidi all’interno del Pd. A dimostrazione che i vertici locali non l’hanno proprio digerito l’esito delle primarie. Conferenze stampa indette senza invitare il candidato sindaco; polemiche che viaggiano su Fb; dimissioni a sorpresa; liste già fatte, anzi no. Insomma, quanto accaduto sabato sera è un boccone che l’apparato non riesce ancora a digerire.
Difficile, per Franco Ceccuzzi – che ancora girella in Comune come se fosse la sua dependance – accettare che vada a fare il sindaco uno che lo ha invitato a “cercarsi lavoro fuori Siena”. Difficile per il suo manipolo di fedelissimi lasciare le stanze delle segreterie nelle mani dei “rottamatori” di Siena Cambia. Questa spaccatura interna al Pd rischia di far fare tante brutte figure.
Si è fatto di tutto, anche a Siena, per distruggere l’immagine del partito al solo scopo di mantenere saldo il potere nelle mani di pochi (pochissimi) ed ecco il risultato. Un candidato sindaco che deve lamentarsi della mancanza di comunicazione con la segreteria comunale e che deve avanzare a strattoni per dire la sua sulle liste dei candidati al Consiglio Comunale. Ma io boh…
A volo d’uccello sugli altri candidati a sindaco in questa affollatissima tornata elettorale. Partendo dal penultimo annunciato: Marco Falorni. Il candidato di Impegno per Siena tiene banco in questi giorni. Incassando le adesioni dei gruppi di matrice cristiana ed intervenendo al congresso della Lega Nord, l’ex consigliere comunale mostra il piglio battagliero essendo stato uno dei primi a commentare con profondo senso critico l’elezione di Valentini. Per lui, nulla di nuovo sotto il simbolo del partito di maggioranza a Siena. Falorni, che di cose ne conosce per quel posto tenuto in Consiglio Comunale, non ci sta a farsi “confondere” dall’aria di rinnovamento dell’avversario. Soprattutto quando si parla di alleanze “vecchia maniera”.
Enrico Tucci, proprio oggi parla di un “governo civico”, a garanzia della totale assenza degli apparati di potere che fino a poche settimane fa, praticamente, hanno dominato su Siena. Con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. Il suo “Cittadini di Siena” che riunisce Pietra Serena, Siena C’é e Fare per fermare il declino, prosegue la sua campagna elettorale, dopo che il suo invito a primarie di opposizione è stato bellamente ignorato. Senza neppure una valida motivazione.
Laura Vigni è stata accostata a Valentini per “affinità” indiscutibili. Lei non si è scomposta, non ha replicato. Tirata per la giacchetta anche da IdV che chiede ai due candidati di unire le forze, è rimasta sulla sua granitica posizione. Una campagna elettorale come quella fin qui tenuta non può certo franare per un cambio di cavallo nel Pd. La sinistra, ormai, guarda a lei come punto di riferimento e, salvo un ballottaggio, non si prevedono alleanze pre-elettorali.
Michele Pinassi del Movimento 5 Stelle è sceso in piazza per raccogliere firme. La sua dura opposizione al Pd è praticamente quotidiana. Grillo, d’altra parte, ci mette il suo tenendo sempre l’attenzione su Mps e “inciuci di palazzo”. Solo battute, a volte anche poco circoscritte, ma pur sempre di “interesse” per i senesi. E non ancora smentite.
Eugenio Neri dopo la sua molto partecipata presentazione ha cominciato ad intervenire su questioni importanti inerenti, soprattutto, la banca e la Fondazione Mps. L’ultimo mese sarà anche per lui particolarmente interessante ed impegnativo al fine di far comprendere la sua “ricetta” per il risanamento della città.
Mauro Marzucchi, a questo punto, potrebbe anche accettare di rientrare nel tavolo di confronto del centrosinistra, visto il caldo invito di Valentini. E ritirare la sua candidatura, andando a rafforzare la compagine del Pd valentiniano (chiamiamolo così, dal momento che Pd e basta non sarebbe corretto). Del resto, di Marzucchi è già stato detto tutto… nel corso di vent’anni.
Di 53100 e di Alessandro Corsini abbiamo già detto.
Speravamo in una maggiore chiarezza del quadro con la chiusura del capitolo primarie. Invece, mentre scriviamo, ci scopriamo esattamente dove eravamo rimaste. In bilico tra la speranza e lo sconforto; tra l’ingenuità e la disillusione; tra la realtà e la matrix ancora da scoprire.
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