Si è tramutato in sindaco. E segue l'onda...
SIENA. Le notizie, in questa assolata estate senese, paiono rincorrersi ad una velocità che non avremmo creduto.
La chiusura delle indagini sull’acquisizione di Antonveneta pare abbia dato un’accelerata ai commenti (prevedibile) e alle scoperte di altarini che, francamente, non ci saremmo aspettati, viste le facce di bronzo che ne conservavano gelosamente i segreti. Invece, complice il caldo che, certamente, dà alla testa, i politici nostrani hanno cominciato a dare fiato alle trombe, contribuendo, in verità, ad aumentare la temperatura percepita.
Le nomine in Fondazione Mps, così espresse, hanno fatto da cornice al solito quadro di interessi ed intrecci di potere che legavano – ormai senza alcuna vergogna o remora – la banca senese al partito di maggioranza a Siena. Senza escludere, ovviamente, dal desco, i partiti di pseudo-opposizione se è vero, come dice Mancini, che lo stesso Berlusconi, tramite Letta, era interessato ad avere un suo “rappresentante” nei vari cda di Babbo Monte.
Dopo le esternazioni dell’ex sindaco dimissionario C. sono giunte, a pioggia, le dichiarazioni dirompenti del presidente uscente Gabriello Mancini, quelle dell’ex sindaco Cenni e dell’ex presidente della Provincia Ceccherini. Dichiarazioni rilasciate, in prima battuta, ai pm che, in questi mesi, hanno ascoltato non pochi rappresentanti della politica locale e nazionale.
Tutti a pavoneggiarsi (stampa in prima linea, chissà poi perchè! seguita a ruota da alcuni poco avveduti rappresentanti del Partito Democratico) per la “mancanza” di tangenti nell’affare Antonveneta. Un passaggio, questo, su cui, fossi in loro, eviterei tanto entusiasmo… le inchieste, quelle legate a Mps che stanno proseguendo a Roma e a Salerno, potrebbero portare ad altri esiti. Senza escludere che anche quelle senesi, in mano alla Guardia di Finanza, potrebbero tirare fuori qualche altra interessante novità. Troppi soldi sono stati “sminestrati” e resta, evidente – oltre che doloroso – il disastro bancario che è sotto gli occhi di tutta Europa e che dovrà pur avere dei responsabili…
E qui ci ritroviamo, come troppo spesso accade, ormai, a commentare con rammarico misto a rabbia, la sfacciataggine di alcuni politici locali.
E’ vero che ormai questo popolo italiano falla nella quantità di indignazione. E’ vero che l’assuefazione a tutto il malaffare possibile, misto al desiderio di vacanza “incorporato” in questa stagione, rendono le menti obnubilate… ma certe cose proprio non possono sfuggire, neppure ad un minus habens… Stiamo parlando delle nomine in Fondazione: partiamo da Barbara Lazzeroni. Il cognome ci dice subito qualcosa – dato che dal curriculum non ricaviamo grosse informazioni e neppure grosse competenze specifiche – ed infatti troviamo che un assessore, prima di Cenni e poi di Ceccuzzi aveva lo stesso cognome. La Silvia, assessore al personale e istruzione… parenti?
Alessandra Navarri si conosce un pochino meglio: Pd dal tempo dei tempi, collaboratrice della moglie di Piero Fassino ai tempi del suo impegno al Senato, recentemente la ricordiamo per il suo attacco diretto a Mugnaioli, in difesa del rinnovamento targato “Valentini”. Presidente dell’associazione Antigone, da sempre ha legato il suo impegno al sostegno delle donne. La sua è una evidente nomina politica.
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Egidio Bianchi è l’unico con un profilo che potrebbe fare al caso della Fondazione Mps, se non fosse che, negli ultimi tempi, la sua immagine è stata nettamente sovresposta grazie ad un altro incarico non proprio affine: Direttore Sportivo della Virtus Siena. Ma tempo gliene resta a questo commercialista di origini tarantine? Il suo legame con la maggioranza al governo della città non è sconosciuto.
Nessun dubbio, quindi, sugli intrecci politici di questi quattro nominati. Con la bella esclusione di curricula di tutto rispetto, lunghi qualche paginetta ed arricchiti da un impegno civico che avrebbero potuto fare la differenza.
E passiamo al fatto ancora più inquietante: la nomina del presidente della Fondazione Mps. Il nome emerso – e pare certo – è quello di Francesco Pizzetti, costituzionalista dell’Università Luiss di Roma e presidente del Garante della Privacy dal 2005 al 2012. Un prodiano. Anzi, in questo caso possiamo dire: un successore di Romano Prodi, dal momento che pare proprio che Bruno Valentini in persona abbia chiesto al professore bolognese di assumersi questo incarico ma che quest’ultimo abbia declinato. “Grazie no”, pare abbia detto l’ex presidente del Consiglio, stanco di accollarsi patate bollenti e farsele passare come incarichi di prestigio. Questo episodio, però, resta relegato alla leggenda dal momento che nessuno può dire se ciò sia avvenuto davvero. Pizzetti, invece, è in lizza. Diciamo pure che si aspetta che lui cambi residenza per consentirne la nomina. Un fatto alquanto inquietante, questo. Per due ordini di motivi. Il primo è che è assolutamente inaudito che uno Statuto venga raggirato in modo così plateale. Mi domando a cosa servano gli Statuti degli enti se è così facile – e pure impunito – violarli o “irriderli” in ogni loro parte. A cominciare questo “modus operandi” erano state la Deputazione uscente ed il presidente uscente. Questo manco arriva e già segue i brutti esempi. Quando si dice la discontinuità…
L’altro motivo, decisamente irritante, è che un ente conciato in modo drammatico, come è la Fondazione Mps in questo momento, debba aspettare la risoluzione di un cavillo statutario per avere un presidente e poter cominciare a vedere quale strada percorrere (ammesso e non concesso che ce ne sia una) per uscire dalla crisi. Anche in questo caso, come in quelli dei membri della deputazione, scordiamoci l’indipendenza dai partiti tradizionali (da quello Democratico, in primis).
Mentre scriviamo queste poche righe, però, restiamo dubbiosi. Ci ritroviamo dalla stessa parte della barricata con personaggi che mai avremmo creduto. Con Alessandro Mugnaioli, per esempio. Il segretario comunale si scaglia contro il sindaco Pd, criticandolo aspramente per le sue scelte in Fondazione Mps. “Una vera svolta qui non c’è stata e la riproposizione di vecchio ceto politico riciclato dalle controllate della banca, sarebbe davvero inaccettabile”, scrive Mugnaioli. “Quello che va evitato in questa fase è la politica dell’annuncio a cui poi seguono cocenti delusioni per atti e comportamenti che non rispettano gli impegni presi. Per questo motivo la città è profondamente delusa dalle designazioni del sindaco nella deputazione generale della Fondazione Mps. Appare arduo affermare che le quattro scelte operate rappresentino i migliori curricula presentati in Comune”. E se lo dice lui, possiamo pure crederci. Possiamo crederci perché lui, senza dubbio, conosce i nomi dei deputati neoeletti meglio di quanto li conosciamo noi. Lui sa benissimo come vanno queste nomine: il suo migliore amico, il sindaco da lui sostenuto anche dopo la rinuncia alla candidatura, quel C. che le nomine le ha decise per anni, facendo da ponte e da garante tra Siena e Roma, lui le nomine le sapeva fare bene. E non c’era nessun segretario – comunale o provinciale – pronto a criticarlo. Anche perché (aspetto non secondario) una delle due cariche era sempre lui a ricoprirle!
Mugnaioli si sente deluso dal Valentini. Anche noi. Ma, per uno strano principio che magari un giorno ci spiegherà, non si sente affatto offeso dalle dichiarazioni del suo amico e compagno di partito Ceccuzzi. A lui si deve l’arrivo di Mussari prima in Fondazione e poi, per due mandati in Banca. A lui si deve anche Mancini in Fondazione e tanti di quei nomi di deputati che, supinamente, hanno votato l’invotabile. A lui (storia recentissima) si deve la nomina di Leonardo Brogi nel cda di Acquedotto del Fiora, dopo che si era fatto il nome dello stesso C. come presidente. L’avvocato senese che ha accompagnato C. a Salerno insieme all’avvocato Lucibello (legale di punta del PD) per la difesa nell’affare del crack Amato. Non mancheranno le competenze… ma queste “vicinanze” potrebbero essere evitate, per una questione di stile? Per una deprecabile commistione tra politica, interessi, intrallazzi e rapporti personali? Alla faccia del rispetto delle istituzioni pubbliche…
Noi, diversamente dal Mugnaioli, non siamo delusi a intermittenza. Non siamo delusi guardano la pagliuzza nell’occhio del nostro vicino di partito, tacendo sul disgusto che dovrebbe provocarci la trave nell’occhio del nostro mentore e amico. Noi, diversamente dal Guicciardini, non gioiamo della mancanza di mazzette nella vicenda Antonveneta. Fermo restando le immense responsabilità del suo partito (e nell’attesa che la faccenda venga chiarita in ogni sua parte), ci saremmo cosparse il capo di cenere e, alla luce delle dichiarazioni senza precedenti di C, Cenni e Ceccherini, avremmo cacciato con disonore dal partito uomini così irrispettosi delle loro cariche istituzionali e così confusi nel rispetto delle responsabilità, prima che di fronte al partito, di fronte ai cittadini elettori.
Noi, diversamente dal sindaco Valentini, non ci saremmo limitati ai proclami pre-elettorali. Avremmo, con coraggio (una merce sempre più rara in questo mondo di ipocriti, voltagabbana, irresponsabili, immorali, egoisti e arrivisti), perseguito la via del cambiamento, indicando la nomina di uomini e donne lontane dal Pd tradizionale, e pure dai sindacati. Per un giro, avremmo separato in modo talmente netto gli incarichi da penalizzare i “compagni” a vantaggio di curricula impeccabili, portati con onore da uomini liberi e senza tessera… Valentini ci ha deluso. Di nuovo. Mostrando la sua impossibilità o incapacità a smarcarsi dalle logiche di partito. Quelle stesse logiche che hanno fatto del Pd quell’indegno erede della sinistra italiana che, per tanti anni, ha fatto da baluardo alla politica pulita e onesta targata Italia.
Il quadro di banca Mps si delinea, le commistioni si chiariscono e, oggi, Pizzetti (membro di Astrid, associazione di derivazione “Amato”) appare la perfetta continuazione di un modo di “appaltare” il potere che a Siena non ha subito alcuno scossone. Quel sindaco grazie al quale Siena doveva cambiare, forte di una rottura con il passato di stampo ceccuzziano (ma nella nuova deputazione di ceccuzziani ce ne sono eccome!), ci ha deliziato con le sue promesse e poi (caspita, siamo di nuovo dalla parte del Mugnaioli!), ci ha profondamente deluso non dando concreto seguito a quelle accese e belle parole. Una sensazione quasi peggiore di quella che ci derivava dall’originale, ovvero da C. E pensavamo di non dover mai arrivare a dire questo.
Il Pd, dunque, resta tafazziano senza soluzione di continuità. Incapace di rinnovarsi, vittima di C. e della sua orda di giovani totalmente incapaci di usare il proprio intelletto politico, continua a perdere pezzi (Nasorri in Provincia è l’ultimo della lista). Pur di dire la sua (ma zitti mai?!?), inciampa in interventi che rasentano il ridicolo, che sversano ipocrisia e buonismo come fosse melassa, che non sanno dire nulla di nuovo e che neppure sfiorano le “cose di sinistra”, probabilmente perché le menti eccelse che le scrivono neppure sanno quali possano essere.
E Siena continua a franare sotto il peso di questi improvvisati gestori della cosa pubblica (come fosse privata) . Tutto questo mentre i senesi fanno le corse per arrivare in tempo a Follonica o Castiglione della Pescaia, per tuffarsi prima del tramonto…
Ma l’acqua alla gola che abbiamo in città non basta? O non è acqua?
