Prosegue senza sosta la battaglia interna al Partito Democratico
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Hai voglia a non voler commentare la solita trita e ritrita scenetta politica messa in piedi per il popolo bue… l’affaire Pd senese è ormai impossibile da ignorare. Una faccenda che sta gonfiandosi anche oltre le aspettative dei diretti interessati e che mina pesantemente il futuro di questa amministrazione comunale. Fare finta di nulla non è possibile quando le carte – almeno quelle che si possono scoprire – sono scoperte.
Non erano bastate le critiche a Valentini (che oggettivamente se le cerca per un sorprendente ossimoro che passa dalla sovraesposizione mediatica al difetto di comunicazione) sulla questione Santa Maria della Scala: attacchi frontali lanciati dalla capogruppo del Pd Carolina Persi al “suo sindaco”. Si dovevano necessariamente aggiungere altre “bizze” della medesima su Facebook per scatenare il putiferio. La succitata, in un post di qualche giorno fa, appoggiava la richiesta di dimissioni del neo-vicepresidente della Siena Parcheggi, Alessandro Francesconi (Sel), avanzate dal consigliere di opposizione Eugenio Neri. Quest’ultimo aveva bollato la nomina come “politica”: una giusta ricompensa al lavoro di stampella fatto da Sinistra, Ecologia e Libertà alla giunta Valentini. L’insolito asse Persi/Neri ha scatenato il vespaio.
Trascurando i “mi piace” allo stato virtuale della Persi (ricevuti guarda caso dal suo mentore C. e dalla allegra compagine di sodali a quest’ultimo) tra le fila di Siena Cambia e di una corrente del Pd la faccenda è stata presa molto seriamente. E malamente. Dibattiti, riunioni al fulmicotone, botta e risposta tra membri del partito. Insomma, il finimondo. Venuto a galla, in parte, grazie alla operazione “trasparenza e chiarezza” messa in atto dai consiglieri democratici, Stefania Bufalini e Gianni Porcellotti. I due, in una serie di comunicati congiunti, si sono prima dissociati dal post della Persi e poi hanno fatto sapere di non aver mai sottoscritto la lettera di sostegno alla capogruppo Pd, mandata agli organi di stampa con la firma di tutti i colleghi consiglieri democratici (loro compresi). Una nota alla stampa che era stata modificata rispetto a quanto deciso all’interno della riunione degli interessati e che certamente non prevedeva le firme di ciascuno.
Un vero e proprio smacco alla comunicazione bulgara del monolite democratico senese. E un bel colpo di bianchetto sull’ultima frase della lettera “solidale” che era questa: “Quello che serve è un confronto aperto con i contributi di tutti sulla base dei principi democratici. Non si può più accettare il metodo di chi si professa portatore di novità solo a parole e nei fatti agisce ancora con le vecchie logiche”. Alla faccia del confronto aperto, dei principi democratici, e del metodo nuovo! Qui si firmano lettere a nome di altri, non si comunica con i “compagni” (si può ancora dire o è un termine rottamato?) e neppure con i colleghi consiglieri. Si fa politica da bar con interventi a titolo personale (ma di inevitabile impatto sul ruolo istituzionale) sui social network solo per attaccare quello che sulla carta dovrebbe essere il “proprio sindaco” (e la propria maggioranza) ma che nella sostanza non ha mai avuto questo ruolo, e poi si cerca il sostegno dei propri colleghi, senza però ricordarsi di interpellarli prima… tanto per sapere se condividono o no.
La comunicazione e il rinnovamento non sono mai stati il piatto forte di questi democratici nostrani. E neppure la memoria è una dote tanto diffusa. Se è vero, come è vero, che le nomine, in questa città, hanno sempre avuto una matrice politica e non meritocratica. Ci domandiamo dove fosse la Carolina Persi quando si distribuivano posizioni e incarichi a destra e a manca…. per mano dell’ex sindaco C.
Che ad indignarsi di fronte a questi metodi primitivi e decadenti sia un neofita della politica, e per giunta un consigliere di opposizione quale Eugenio Neri, è più che comprensibile. Che lo faccia la capogruppo in Consiglio Comunale del Partito democratico di Siena, cresciuta a pane e federazione provinciale, sotto lo sguardo paterno di uno degli uomini più potenti della provincia di Siena (ovvero C.) che ha sminestrato (e sminestra) dalle stanze sempre più strette di Via Rosi, fa sorridere e non fa che confermare quella vena antipolitica di cui tanto si lamentano gli stessi democratici nella “lettera dello scandalo”.
In Consiglio Comunale, ieri (25 febbraio) sono volate parole forti contro i due consiglieri accusati di aver “remato contro”. Porcellotti è stato verbalmente aggredito da Simone Vigni che pare gli abbia già fatto il processo e lo abbia “cacciato dal gruppo”. E questa sera tocca al segretario dell’Unione comunale Mugnaioli che avrebbe convocato i due consiglieri “recalcitranti e troppo pensanti” per decidere del loro destino. Espulsione dal partito? Qui, a furia di espellere chi non si sente troppo propenso alla genuflessione, si rischia di rimanere in pochi. Pochissimi. Giusto giusto quelli che a furia di rinnovare il partito si ritroveranno, fianco a fianco con quelli che hanno sempre tenuto in mano le redini del potere con metodi tutt’altro che condivisibili se si ha una visione democratica e partecipativa. Con buona pace del rinnovamento.
Uno di questi potenti del partito, pare – dopo aver perso lo stipendio da deputato e pure quello percepito dalla federazione – si sarebbe fatto prontamente assumere da Unicoop Firenze. E non nel ruolo di salumiere o magazziniere, immaginiamo.
Proprio su quest’ultima faccenda, per esempio – ma potremmo esporgliene altre, a suo piacimento – ci piacerebbe conoscere l’opinione della battagliera Carolina. Lei, giovane speranza del Pd, dalla fulminea carriera politica, potrebbe regalarci un’altra delle sue sprezzanti critiche, rivolte però, in questa circostanza, a persone e personaggi che conosce bene e che hanno seduto, ma non siedono più, in Consiglio Comunale. Figure del passato del Pd, quel passato non proprio fulgido della politica e dell’amministrazione cittadina.
Ma dove si vuole andare a parare con questa operazione del tutti contro tutti? Con questa delegittimazione dei due consiglieri “monaciani” dall’interno di Siena Cambia; con i continui attacchi al sindaco Valentini e alla sua Giunta (si era addirittura parlato di un rimpasto… nel pieno rispetto degli equilibri politici disinteressati al bene comune); con l’aggressività nei confronti dei colleghi di scranno e di partito che non si uniformano al pensiero unico; con gli inspiegabili voltagabbana agli alleati di governo? Non che si possano ammettere certe cadute di stile sulle nomine, in piena stagione di antipolitica, ma gridare allo scandalo quando si è dentro fino al collo in certi meccanismi da orologi svizzeri, non è un tantino avventato?
E anche nell’opposizione le cose non vanno meglio. Proprio su Neri si è concentrata l’attenzione di Cortonesi e Staderini (Nero su Bianco il primo e Moderati di Centro Destra il secondo) che paiono non aver gradito le “simpatie” dimostrate dall’ex candidato sindaco nei confronti degli avversari democratici. Secondo i due rappresentanti dell’opposizione in Consiglio ci sarebbe una “azione sotterranea in atto da parte del PD ceccuziano di tentare di reclutare, tra le minoranze, voti utili per tenere ancora più sotto scacco il sindaco Valentini”. Non sappiamo quanto questa affermazione sia fondata. Sappiamo che in passato questo genere di operazioni è andata a buon fine… A Siena come in Parlamento a Roma…
Sappiamo anche che, se in passato la potenza economica della banca e della Fondazione Mps riusciva a fare da “tappo” alle mancanze (di competenza e di etica) degli amministratori, oggi pensare di conservare questo modus operandi è da sconsiderati. Concentrarsi sulla gestione del potere e non impegnarsi invece ad usarne quel poco che si ha per risollevare le sorti di questa città è “diabolico” e non avrà altro esito che portare alla rovina tutti.
E, a proposito di rovine, un pensiero in questi giorni è rivolto alla Mens Sana e alla Robur. Due realtà in seria difficoltà, vittime del Sistema Siena ormai privo della maschera d’oro che si era costruito grazie ai soldi del Monte. Oggi raccogliamo i cocci di due società che rappresentavano l’orgoglio della città in campo sportivo. Non commenteremo la nomina di Ferdinando Minucci a presidente della Lega Basket, seguendo la linea tenuta dai nostri amministratori pubblici, dai nostri rappresentanti politici e pure dagli indignati di professione (secondo comodità e opportunità) tutti ideali e rinnovamento. Aspettiamo, alimentando la nostra speranza, che le cose non vadano come ci è stato prospettato. E che qualcuno, invece di giocare al “dividi et impera” si faccia da parte una volta per tutte lasciando agli uomini di buona volontà, armati di competenza e di validi e sinceri ideali, campo libero per indicare la strada verso la rinascita.
Non erano bastate le critiche a Valentini (che oggettivamente se le cerca per un sorprendente ossimoro che passa dalla sovraesposizione mediatica al difetto di comunicazione) sulla questione Santa Maria della Scala: attacchi frontali lanciati dalla capogruppo del Pd Carolina Persi al “suo sindaco”. Si dovevano necessariamente aggiungere altre “bizze” della medesima su Facebook per scatenare il putiferio. La succitata, in un post di qualche giorno fa, appoggiava la richiesta di dimissioni del neo-vicepresidente della Siena Parcheggi, Alessandro Francesconi (Sel), avanzate dal consigliere di opposizione Eugenio Neri. Quest’ultimo aveva bollato la nomina come “politica”: una giusta ricompensa al lavoro di stampella fatto da Sinistra, Ecologia e Libertà alla giunta Valentini. L’insolito asse Persi/Neri ha scatenato il vespaio.
Trascurando i “mi piace” allo stato virtuale della Persi (ricevuti guarda caso dal suo mentore C. e dalla allegra compagine di sodali a quest’ultimo) tra le fila di Siena Cambia e di una corrente del Pd la faccenda è stata presa molto seriamente. E malamente. Dibattiti, riunioni al fulmicotone, botta e risposta tra membri del partito. Insomma, il finimondo. Venuto a galla, in parte, grazie alla operazione “trasparenza e chiarezza” messa in atto dai consiglieri democratici, Stefania Bufalini e Gianni Porcellotti. I due, in una serie di comunicati congiunti, si sono prima dissociati dal post della Persi e poi hanno fatto sapere di non aver mai sottoscritto la lettera di sostegno alla capogruppo Pd, mandata agli organi di stampa con la firma di tutti i colleghi consiglieri democratici (loro compresi). Una nota alla stampa che era stata modificata rispetto a quanto deciso all’interno della riunione degli interessati e che certamente non prevedeva le firme di ciascuno.
Un vero e proprio smacco alla comunicazione bulgara del monolite democratico senese. E un bel colpo di bianchetto sull’ultima frase della lettera “solidale” che era questa: “Quello che serve è un confronto aperto con i contributi di tutti sulla base dei principi democratici. Non si può più accettare il metodo di chi si professa portatore di novità solo a parole e nei fatti agisce ancora con le vecchie logiche”. Alla faccia del confronto aperto, dei principi democratici, e del metodo nuovo! Qui si firmano lettere a nome di altri, non si comunica con i “compagni” (si può ancora dire o è un termine rottamato?) e neppure con i colleghi consiglieri. Si fa politica da bar con interventi a titolo personale (ma di inevitabile impatto sul ruolo istituzionale) sui social network solo per attaccare quello che sulla carta dovrebbe essere il “proprio sindaco” (e la propria maggioranza) ma che nella sostanza non ha mai avuto questo ruolo, e poi si cerca il sostegno dei propri colleghi, senza però ricordarsi di interpellarli prima… tanto per sapere se condividono o no.
La comunicazione e il rinnovamento non sono mai stati il piatto forte di questi democratici nostrani. E neppure la memoria è una dote tanto diffusa. Se è vero, come è vero, che le nomine, in questa città, hanno sempre avuto una matrice politica e non meritocratica. Ci domandiamo dove fosse la Carolina Persi quando si distribuivano posizioni e incarichi a destra e a manca…. per mano dell’ex sindaco C.
Che ad indignarsi di fronte a questi metodi primitivi e decadenti sia un neofita della politica, e per giunta un consigliere di opposizione quale Eugenio Neri, è più che comprensibile. Che lo faccia la capogruppo in Consiglio Comunale del Partito democratico di Siena, cresciuta a pane e federazione provinciale, sotto lo sguardo paterno di uno degli uomini più potenti della provincia di Siena (ovvero C.) che ha sminestrato (e sminestra) dalle stanze sempre più strette di Via Rosi, fa sorridere e non fa che confermare quella vena antipolitica di cui tanto si lamentano gli stessi democratici nella “lettera dello scandalo”.
In Consiglio Comunale, ieri (25 febbraio) sono volate parole forti contro i due consiglieri accusati di aver “remato contro”. Porcellotti è stato verbalmente aggredito da Simone Vigni che pare gli abbia già fatto il processo e lo abbia “cacciato dal gruppo”. E questa sera tocca al segretario dell’Unione comunale Mugnaioli che avrebbe convocato i due consiglieri “recalcitranti e troppo pensanti” per decidere del loro destino. Espulsione dal partito? Qui, a furia di espellere chi non si sente troppo propenso alla genuflessione, si rischia di rimanere in pochi. Pochissimi. Giusto giusto quelli che a furia di rinnovare il partito si ritroveranno, fianco a fianco con quelli che hanno sempre tenuto in mano le redini del potere con metodi tutt’altro che condivisibili se si ha una visione democratica e partecipativa. Con buona pace del rinnovamento.
Uno di questi potenti del partito, pare – dopo aver perso lo stipendio da deputato e pure quello percepito dalla federazione – si sarebbe fatto prontamente assumere da Unicoop Firenze. E non nel ruolo di salumiere o magazziniere, immaginiamo.
Proprio su quest’ultima faccenda, per esempio – ma potremmo esporgliene altre, a suo piacimento – ci piacerebbe conoscere l’opinione della battagliera Carolina. Lei, giovane speranza del Pd, dalla fulminea carriera politica, potrebbe regalarci un’altra delle sue sprezzanti critiche, rivolte però, in questa circostanza, a persone e personaggi che conosce bene e che hanno seduto, ma non siedono più, in Consiglio Comunale. Figure del passato del Pd, quel passato non proprio fulgido della politica e dell’amministrazione cittadina.
Ma dove si vuole andare a parare con questa operazione del tutti contro tutti? Con questa delegittimazione dei due consiglieri “monaciani” dall’interno di Siena Cambia; con i continui attacchi al sindaco Valentini e alla sua Giunta (si era addirittura parlato di un rimpasto… nel pieno rispetto degli equilibri politici disinteressati al bene comune); con l’aggressività nei confronti dei colleghi di scranno e di partito che non si uniformano al pensiero unico; con gli inspiegabili voltagabbana agli alleati di governo? Non che si possano ammettere certe cadute di stile sulle nomine, in piena stagione di antipolitica, ma gridare allo scandalo quando si è dentro fino al collo in certi meccanismi da orologi svizzeri, non è un tantino avventato?
E anche nell’opposizione le cose non vanno meglio. Proprio su Neri si è concentrata l’attenzione di Cortonesi e Staderini (Nero su Bianco il primo e Moderati di Centro Destra il secondo) che paiono non aver gradito le “simpatie” dimostrate dall’ex candidato sindaco nei confronti degli avversari democratici. Secondo i due rappresentanti dell’opposizione in Consiglio ci sarebbe una “azione sotterranea in atto da parte del PD ceccuziano di tentare di reclutare, tra le minoranze, voti utili per tenere ancora più sotto scacco il sindaco Valentini”. Non sappiamo quanto questa affermazione sia fondata. Sappiamo che in passato questo genere di operazioni è andata a buon fine… A Siena come in Parlamento a Roma…
Sappiamo anche che, se in passato la potenza economica della banca e della Fondazione Mps riusciva a fare da “tappo” alle mancanze (di competenza e di etica) degli amministratori, oggi pensare di conservare questo modus operandi è da sconsiderati. Concentrarsi sulla gestione del potere e non impegnarsi invece ad usarne quel poco che si ha per risollevare le sorti di questa città è “diabolico” e non avrà altro esito che portare alla rovina tutti.
E, a proposito di rovine, un pensiero in questi giorni è rivolto alla Mens Sana e alla Robur. Due realtà in seria difficoltà, vittime del Sistema Siena ormai privo della maschera d’oro che si era costruito grazie ai soldi del Monte. Oggi raccogliamo i cocci di due società che rappresentavano l’orgoglio della città in campo sportivo. Non commenteremo la nomina di Ferdinando Minucci a presidente della Lega Basket, seguendo la linea tenuta dai nostri amministratori pubblici, dai nostri rappresentanti politici e pure dagli indignati di professione (secondo comodità e opportunità) tutti ideali e rinnovamento. Aspettiamo, alimentando la nostra speranza, che le cose non vadano come ci è stato prospettato. E che qualcuno, invece di giocare al “dividi et impera” si faccia da parte una volta per tutte lasciando agli uomini di buona volontà, armati di competenza e di validi e sinceri ideali, campo libero per indicare la strada verso la rinascita.
