Feste dispendiose addio, posti di lavoro addio...
SIENA. Ma in che mondo ci troviamo, nostro malgrado, a vivere? Una domanda che si fanno in tanti e che deriva da un profondo senso di disorientamento che impaurisce. Tutti che parlano di cambiamento. Tutti che chiedono il ritorno dell’etica nella politica, nella cosa pubblica e pure nella vita di tutti i giorni. Dichiarazioni fatte quasi con le lacrime agli occhi, che incendiano gli animi (per qualche minuto) ma che arrivano in una strana stereofonia, da più angoli della piazza.
Al centrosinistra c’è Renzi, presidente del consiglio e leader del Partito Democratico. Sembra nato per fare il trascinatore (sulla falsariga di Berlusconi), con le maniche di camicia, la spavalderia tipica dei ragazzotti di città, tanti buoni propositi buttati là e la continua nenia della partecipazione e del confronto ma se “un vi sta bene si fa a modo mio”.
Fuori dagli schieramenti c’è Grillo. Anche lui ha commesso qualche errore in questa campagna elettorale. Troppi trionfalismi, troppa aggressività ed un programma politico degno di nota ma che è rimasto schiacciato da una comincazione chiassosa e scarsamente riflessiva.
Dall’altra parte, manco a parlarne, Alfano e Berlusconi. Il primo troppo patinato per essere credibile; il secondo troppo “sfruttato” per essere seriamente considerato.
Insomma, la politica ci ha insegnato, in questa ultima tornata elettorale per le Europee, che tapparci il naso per andare a votare a volte può non bastare… occorre anche bendare gli occhi e proteggere le orecchie! E tutto per difendere il nostro diritto di voto!
Siena e la sua provincia non ci hanno fatto mancare l’emozione dello spoglio delle schede e del risultato. Un risultato, conviene dirlo subito, strepitoso per il Pd, alle Europee. Un consenso bulgaro per quel giovane presidente del Consiglio (non eletto dal popolo) che ha solo tre mesi di carica e quindi non può ancora essere smentito o danneggiato dai fatti. Restano, vive nella mente, le belle parole, la busta paga da vedere (ma ci saranno quegli 80 euro? Tolta, ovviamente, la detrazione per il coniuge a carico…) e l’aria di cambiamento che tanto si desidera respirare e che si tenta di vedere dove si può.
Alle amministrative la faccenda è stata ben diversa. Nella sostanza il Pd locale non ha convinto in quattro comuni ed ha lasciato perplessi nel quinto. Casole d’Elsa e Pienza restano nelle mani delle liste civiche già vittoriose nella scorsa tornata elettorale, mentre a Chianciano Terme e Piancastagnaio l’alternanza al governo è arrivata sorprendendo tutti. Colle val d’Elsa, invece, vivrà l’esperienza del ballottaggio. E’ toccato a Siena l’anno scorso. Ora tocca ad uno dei Comuni più grandi della provincia.
Nel capoluogo, invece, l’aria che tira è quella del folle entusiasmo per le schede con il simbolo del Pd indicato a chiara matita… Un entusiasmo che si potrebbe paragonare a quello di un tizio che gode per i successi ottenuti dall’amico del cuore. Una cosa lecita, altruistica, ma di difficile comprensione per lo scibile umano medio. E che non riesce proprio a “coprire le magagne” della dirigenza locale. Neppure a ripeterlo come un mantra! Questo tanto per rassicurare…
Non siamo affatto sicuri che, se si dovesse andare a votare domani per le amministrative a Siena, il sindaco Valentini o chi per esso, sarebbe capace di portarsi a casa il 56 per cento dei voti! Non è accaduto nelle scorse elezioni, figuriamoci in quelle future!
Trascurando un attimo, senza dimenticarcele, le nefande opere distruttive messe in atto negli ultimi due decenni dagli amministratori targati Pd, vogliamo restare nell’attualità, magari proseguendo sul tema delle nomine, argomento poco amato ma che la dice lunga sul cambiamento.
Tra chi non vede, non incontra e non sente nessuno, e chi invece, evidentemente, si dà molto da fare, abbiamo saputo, durante l’ultimo consiglio comunale, che l’Asp (Azienda di servizi alla persona) Città di Siena ha un nuovo Cda. E chi ne è entrato a far parte? Scordatevi facce e nomi nuovi e restate sul passato (tanto per rispettare il concetto di rinnovamento). Si è fatto il nome di Carlo Rossi, ex-vicesindaco di Maurizio Cenni, e Lorenzo Brenci, ex-capogruppo Pd in Consiglio Comunale sempre di Cenni.
Ma qualcosa di nuovo c’è, caspita! C’è la carriera in ascesa della discepola di C., Carolina Persi. La giovane democratica, oltre al ruolo di capogruppo in Consiglio Comunale, si è trovata a coprire un altro posticino: nel cda del Consorzio Terre Cablate. Al posto di un consigliere dimissionario. Dal novembre scorso. Si tratta proprio di quella giovane democratica che nel febbraio scorso si scagliava su FB contro la nomina del giovane Francesconi (di Sel) nel cda di Siena Parcheggi. Adesso per lei solo cose belle. Infatti in molti all’interno del partito giurerebbero che il suo nome circola per una candidatura alle regionali, nel 2015.
E per la Fondazione Mps? I giornali insistono sui nomi di candidati “risaputi” a Siena. Al primo posto quel Totaro di cui avevamo dato notizia (anticipando anche la indisponibilità alla carica della presidente uscente); segue a ruota Roberto Barzanti (un nome per tutte le stagioni) e Anna Carli (un altro nome che si ripete spesso e volentieri per le più svariate posizioni). Addirittura si è ripreso il nome di Pizzetti, diventato sinceramente improponibile dopo le inchieste baresi! Vi paiono pochi, questi indizi, per arrivare alla profonda convinzione che le cose non sono poi così cambiate sotto la guida di ispirazione renziana?
In effetti, qualcosa è cambiato. Sono cambiate le condizioni economiche del partito. Privato dei sostanziosi introiti da parte degli iscritti con cariche molto ben remunerate, dovendo rinunciare al munifici sponsor, è da diverso tempo che si teme per la tenuta finanziaria della federazione. E, per questa stagione, si teme anche per la realizzazione della Festa Democratica in Fortezza. Pare che il costo per l’affitto della struttura – 100 mila euro per 25 giorni – sia decisamente troppo per le tasche dei democratici senesi. Questa somma, infatti, aggiunta ai compensi per gli artisti/ospiti e per l’acquisto delle cibarie sarebbe di difficile reperibilità. Soprattutto quando pendono già debiti sostanziosi nei confronti dei fornitori (con cifre a 4 zeri).
Questa situazione dispiace. Dispiace per coloro che avevano trovato nella federazione un posto di lavoro ed una sicurezza economica. I politici non cascano mai, si riciclano e trovano modo di essere assunti qui e là da imprenditori amici… i ragazzi che semplicemente davano il loro supporto professionale nelle stanze del circolo di turno, quelli restano a piedi.
Sulle ipotesi “Festa” le menti democratiche sono al lavoro. Si stanno ipotizzando strade più economiche (magari rinunciando alla Fortezza e puntando sulla Lizza) ed eventi che possano coinvolgere più persone a costi meno faraonici.
Ai tempi di Mussari (quando lo si trovava a staccare i biglietti per il concerto di Claudio Baglioni), presidente della Fondazione Mps o della Banca Mps, prima dell’incauto acquisto Antonveneta… una cosa del genere non sarebbe mai accaduta! Nella Siena della ricchezza derivata dal Monte si faceva sperpero (in tutti gli enti ed a tutti i livelli) e si poteva sempre contare su finanziatori particolarmente generosi. In tempo di crisi, dopo un costante “spolpamento” di ogni bene della città, non si può contare su nessuno. Neppure sull’affluenza delle persone nei ristoranti della festa: prezzi poco concorrenziali che, già l’anno scorso, hanno allontanato diversi “affezionati”.
Per chiudere il quadro cosa manca? Ah certo… manca il nostro disorientamento. Quel sapore amaro in bocca che non è la soddisfazione dei disfattisti (come molti vorrebbero far credere) e neppure il piacere di andare comunque contro (come altri non esitano a dire, parlando, a proposito di macchina del fango). E’ la tristezza di chi, guardandosi intorno, non sa più di chi fidarsi. La mancanza di alleati con cui condividere (e magari far crescere) il progetto di società migliore, non a parole, ma nei fatti. Non c’è simbolo, partito o programma elettorale che tenga. Non c’è un proclama, una ricetta, un segno distintivo che possa fare da bussola in questo confuso periodo della storia. L’unica cosa che ci resta, che ci fa rimanere in piedi, convinti di non poter smarrire la strada intrapresa, è quella caparbia speranza di incontrare, nel cammino, uno sguardo nel quale leggere i nostri stessi sogni e le nostre convinzioni. Tutte le rivoluzioni cominciano da un incontro. Tutti i cambiamenti cominciano da un passo condiviso.