di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Eppur si muove: poco e male… ma si muove. La politica a Siena stagna e non lascia respirare la città, e continua a trascinarla nelle sue spire di mediocri logiche di potere. Nessun guizzo di altruistica iniziativa; nessuno slancio di apprezzabile progettazione; nessun accenno di sano rilancio della città.
Il passato devastante legato al “Sistema Siena” non si è allontanato. I responsabili dei “plurimi delitti” neppure. I referenti politici, che oggi si affannano ad apparire ancora “il nuovo che avanza”, in questi anni che dovevano essere segnati da una ripresa economica e morale, sono tutti al palo, distinguendosi o per incapacità conclamata o per un agire meno sfacciato ma del tutto simile ai protagonisti negativi che hanno fatto la loro fortuna nella Siena dei primi anni di questo secolo.
Eppure qualcosa si muove. Si muove nelle dimissioni dell’assessore alla cultura, Massimo Vedovelli. Un uomo che, fin dalle prime battute del suo impegno amministrativo, ha dimostrato un certo disagio. Era l’uomo che avrebbe dovuto dare un indirizzo ben definito all’enorme patrimonio della città: quello rimasto in piedi dopo lo tsunami prodotto dal “groviglio”. Una responsabilità enorme e, ancora di più, una battaglia aperta da allestire contro le ingorde mani di chi, ben comprendendo che la cultura restava l’unica fonte di approvvigionamento al vecchio sistema (dopo la fine della banca e della Fondazione Mps, come dell’Enoteca Italiana e dell’Università) aveva già dato inizio all’assalto interessato.
Troppo solo, il Vedovelli, e troppo impreparato alla sporca guerriglia politica. Fin da subito. Chiaramente, il resto della Giunta, sindaco in testa, non ha mostrato alcun interesse a dar manforte all’azione di un assessore. Meglio tenere a bada le amicizie preziose, necessarie per restare sulla poltrona, piuttosto che pensare a tutelare i beni comuni, magari facendo di questi un ricco trampolino di lancio per una nuova economia della città.
L’unità di intenti, invece, manca a questa città. Nonostante non manchino appigli ben fermi, necessità imprescindibili, argomenti di tutto rispetto, proprio non si riesce a fare fronte comune. Soprattutto nel Partito Democratico che, in fatto di conflitti interni e di personalismi allo stremo può fare scuola. E allora scoppiano polemiche che si consumano sulle pagine dei giornali. Attacchi dalle stanze del Comune a quelle della Regione e viceversa. Attacchi a gruppi parademocratici per far chiudere, o inficiare un’esperienza di coinvolgimento dal basso. Esperienza che si vorrebbe, probabilmente, doppiare con gruppi nuovi, diversi, più fidati.
E, ad ogni polemica che nasce, si aggiungono interventi di difesa d’ufficio che rendono gli strappi più evidenti Più evidenti le alleanze.
E’ il caso dell’assessore Mazzini che si è sperticato in una difesa d’ufficio al sindaco Valentini attaccato da Stefano Scaramelli. Ed è il caso anche dell’associazione Siena D.O.C. che ha sentito la necessità di difendere il consigliere regionale Scaramelli dall’attacco (sbagliato ma per eccesso di difesa) ricevuto dal gruppo di Siena Attiva. Ed abbiamo capito, chiaramente, che il gruppo avente a capo David Chiti, appoggia con convinzione e fin troppa veemenza il renziano di ferro arrivato alla Regione dopo aver fatto il sindaco di Chiusi.
Interessante la nota stampa di Siena D.O.C. Davvero interessante. Si parla di “politicanti di basso cabotaggio” e su questo non possiamo che essere d’accordo, senza distinguo tra chi viene additato e chi addita. Si parla anche di “cittadini di Siena” che sarebbero “stufi di una politica così inutile e distante. Siena ha già dimostrato di riconoscere bene a chi può affidare le proprie speranze per il futuro della sua sanità. Di attiva adesso c’è una Siena che si è stufata di questo balletto della politica”. Su queste affermazioni qualche dubbio ci sorge. Un dubbio legittimo che deriva dalla più banale delle osservazioni. Prima tra tutte proprio la scelta, fino ad oggi, di “politicanti di basso cabotaggio” che non sono certo tutti in una lista. Altrimenti non saremmo a questo punto. O no? Nella nota stampa analizzata, si parla anche di ordini presi da altri non meglio identificati. Chissà perchè la cosa non ci stupisce. Forse, ma è una supposizione, perchè non ci sono, ad oggi, personaggi politici locali che non rispondano, nelle loro dichiarazioni, ad altri e più importanti referenti, magari non spendibili pubblicamente ma ancora ben messi in fatto di rapporti, consenso, appoggi. Dove sono, anche in questo caso, le menti libere? Dove possiamo trovare uomini o donne che non rispondono ad altri che alla loro coscienza? Lo chiediamo direttamente a Siena D.O.C. così, magari, dopo un confronto diretto con Scaramelli, saprà farci un breve elenco di questi “Ulisse” innamorati più del viaggio che della meta.
C’è da difendere la sanità, la cultura, quel che resta della banca e della fondazione Mps, l’Università ed altri minori ma non meno preziosi tesori sparsi per la città. Come la Polisportiva, ad esempio.
Abbiamo già trattato il tema in un altro editoriale, cercando di riaccendere l’attenzione su questa società così importante per Siena. E’ stata istituita la commissione elettorale per le elezioni del nuovo presidente. Cinque membri, due dei quali hanno una precisa connotazione politica: Francesco Simpatico e l’assessore allo sport Leonardo Tafani. Entrambi riformisti. Tafani anche dipendente in aspettativa della società. L’ineleganza o, meglio, inopportunità di questa nomina è lampante ma… a Siena si è visto anche di peggio. Speravamo, però, che uscito di scena Minucci (sperando che sia un’uscita di scena reale) si potesse ripartire con slancio e con meno commistioni politiche, economiche e politiche. Invece, la musica non pare cambiata. E l’opacità nemmeno…
Abbiamo già trattato anche il pericolo costante che incombe sul patrimonio culturale di Siena. Un pericolo che è diventato, con il tempo, sempre più tangibile. Dopo l’invasione da parte di Opera Laboratori Fiorentini, ovvero Civita, i tentativi di mettere le mani sui beni architettonici e artistici della città si sono moltiplicati. La notizia, datata 22 marzo scorso, riferisce di una interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno, presentata da parlamentari leghisti, che ha per tema centrale l’Opera Metropolitana di Siena. Nel documento all’attenzione del Ministro Orlando, riporta quanto denunciato da alcuni dipendenti dell’ente (il cui cda, composo da 7 membri, è nominato in gran parte proprio dal Ministero in questione). Ci sarebbero state “gravi irregolarità nella gestione del patrimonio e delle risorse”.
Nessun politico locale ha nulla da dire al riguardo? Nessuna nota in merito a questa come ad altre “questioni morali” che incombono sulla città come nubi di fumo denso che non lasciano vedere il cielo?
Non c’è coesione; neppure unità d’intenti. Neppure nel nome di un’ideologia politica o meglio sotto il segno di un partito. Non c’è nessuno slancio collettivo e Siena non è cambiata e neppure attiva per contrastare questo personalismo imperante; questa lobby (o queste lobby) priva di scrupoli, intenta solo a mantenere il potere su più fronti e su diversi piani. I politici che abbiamo e che vediamo vivono di spot, si beano di quisquilie, raggiungono qualche risultato (a volte anche apprezzabile, ma per puro caso) solo per potersene vantare senza inquadrare quanto ottenuto in un quadro progettuale credibile. Si creano un gruppetto di affezionati e belanti (ma sarebbe più politicamente corretto dire “zelanti”) collaboratori per amplificare il loro consenso e le notizie che intendono promuovere. Le professionalità e le capacità presenti a Siena restano nascoste, soffocate, e si disperdono nella frustrazione e nell’oblio.
Non è una novità. Non lo è da tanto tempo. E non si può più dire che questo modus operandi sia sconosciuto ai più, ormai.
Speriamo ancora in uno scatto d’orgoglio della città. Speriamo in una aggregazione da basso, con obiettivi chiari e possibilmente rivolti alla collettività. Sarebbe bello. Ma non solo. Sarebbe l’unica strada possibile per garantire la salvezza del “bene Siena”. Ce lo diciamo come una nenia, ormai da anni. Siamo ripetitivi, forse anche noiosi, illusi. Ma non ci sentiamo di sperare nulla di diverso. E non potremmo accontentarci di nulla di meno.
Restiamo in attesa, guardando questo gioco a chi si vanta di essere il più bravo, a chi si vanta di quello che ha fatto, come se non fosse un dovere ma un piacere fatto a qualcuno, magari a noi… Forse un giorno ci alzeremo dal nostro posto in platea e semplicemente daremo le spalle a tutti, stanchi, anche un po’ nauseati, certamente irritati dallo spettacolo sempre più squallido e approssimativo. Non ci guadagneremo nulla, certamente, proprio come non ci guadagnamo nulla a fare da grilli parlanti. Sarà un fallimento, anche personale. Ma magari guadagneremo in salute…