SIENA. La notte senese sembra non voler passare mai. Non era dell’allodola, araldo del mattino, il cinguettio che qualcuno, sbagliando, aveva percepito. Era solo un usignolo, voce della notte ancora alta.
E’ notte fonda nella politica cittadina che dorme e non si mette in cammino verso un nuovo modo di fare e di pensare. La maggioranza in Consiglio Comunale si incontra ogni settimana intorno ad un tavolo. Il Pd è giunto a miti consigli e, tramite il segretario comunale, Alessandro Masi, tenta la strategia della comunicazione con forze politiche fino ad oggi snobbate. Tipo Siena Cambia che, perso Roberto Guiggiani (sempre battagliero sui social), si affida ad un ridotto manipolo di irriducibili (tra i quali non compaiono i consiglieri eletti). Masi si sta distinguendo per la sua filosofia maanchista. Tanto attenta alla forma quanto priva, ad oggi, di contenuti innovativi. La strategia politica resta quella che era prima di lui. E già si vocifera che l’ex-sindaco di Sovicille sia lanciatissimo verso il futuro. Il suo, ovviamente. C’è chi giura che, in un rimpasto di Giunta – sempre possibile in Palazzo Pubblico – lui si proporrebbe volentieri. Al posto di uno dei due “assessori pendenti”: ovvero l’assessore alla cultura Massimo Vedovelli o l’assessore all’urbanistica e ai trasporti Stefano Maggi. Il primo pare da tempo non ricevesse i giusti stimoli per restare al suo posto. Una “divergenza di vedute” che si è manifestata palesemente nella scarsa “visibilità” durante tutto il percorso della candidatura a Siena Cec 2019. E come dargli torto, certe volte!
Pare che tutti gli esponenti politici del Pd locale siano “sospesi” nell’attesa delle regionali. In cerca di un posto in lista, o meglio ancora, nella nuova Giunta della Regione Toscana. E non solo quelli strettamente senesi. Stefano Scaramelli, sindaco di Chiusi, renziano doc con tanto di riconoscimenti dal presidente del Consiglio in carica, per voce del suo assessore, Juri Bettollini, pare essere pronto a mettersi in gioco per garantire le primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. Non è nuovo a ipotesi di candidatura, Scaramelli. Ipotesi che paiono più dettate dalla voglia di sparigliare le carte – o alzare la posta – che dal reale intento elettorale. Ce lo ricordiamo lanciare il sasso sulla candidatura alla presidenza della Provincia di Siena, e poi ritirare la mano. La sua voglia di fare – e di farsi vedere – è ben nota. Le sue capacità comunicative, fuori discussione. La strategia politica, sempre critica nei confronti dei vertici democratici senesi di vecchio stampo, appare vaga. O almeno, segue una logica di difficile comprensione.
Ma siamo abituati all’inconsistenza della politica, alle vane e vaghe parole a cui, sistematicamente, non seguono i fatti. Proprio come è accaduto sulla vicenda del suicidio-omicidio di David Rossi. Se, da una parte, il sindaco Valentini si era dichiarato pronto a chiedere alla magistratura senese la riapertura del caso, dall’altra la sua maggioranza non ha dato seguito al documento presentato dall’opposizione in cui il massimo consesso prendeva una posizione ufficiale, chiara, determinata alla ricerca della verità. Nuove indagini, ulteriori, doverosi approfondimenti su un caso che ha destato sconcerto nei senesi. Ma si vede che a Palazzo Pubblico, la voce della città non arriva. E vorremmo essere piccoli piccoli per sapere cosa mai si saranno detti lui e la vedova Rossi nell’incontro che si sarebbe dovuto tenere oggi! La speranza è che ci venga fatto un resoconto, anche sommario, su Facebook…
Intanto, mentre sul Monte dei Paschi di Siena pare essere calato il silenzio in città, molto sta accadendo in Fondazione Mps. Il presidente Clarich si sta distinguendo per il suo decisionismo assolutamente poco incline al confronto. Pare che proprio questo suo atteggiamento sia stato fonte di “disturbo” da parte del collegio sindacale, che è passato a comunicazioni ufficiali volte a rendere palese il disagio. E anche da parte della Deputazione Generale pare si fosse messa in moto una operazione di “richiamo all’attenzione” del presidente, che da oltre un mese non convocava il consesso. Nulla di strano se non fosse che gli argomenti da trattare sono numerosi e tutti di estrema delicatezza. A partire dal destino della Siena Biotech, sempre in bilico senza la certezza del contributo della Regione. Il professore, pare basti a se stesso; non ha bisogno di alcun confronto, neppure in merito al destino della Chigiana che sembra interessargli parecchio. Come pure potrebbe rientrare nei prossimi, imminenti interessi della Fondazione Mps, il futuro del Santa Maria della Scala. La politica starebbe premendo per avere il giusto sostegno dell’ente per rilanciare il complesso museale, attualmente a carico totale del Comune. Un progetto vero e proprio sul SMS non c’è e la logica resta sempre quella del finanziamento senza l’idea…
E sulla Sansedoni? Tutto tace. E sul futuro della partecipazione alla banca Mps dopo gli interventi della Bce e le richieste di aumento di capitale? Anche su questo si direbbe che il presidente voglia fare parecchio a modo suo. Atteggiamento davvero inadatto al momento storico, all’ente rappresentato e al passato senese, rimasto ben sepolto sotto la sua presidenza. Antonella Mansi e la sua meteora appaiono ormai lontanissime…
Lontana ogni speranza di luce all’orizzonte se, si pensa all’Enoteca Italiana. Un altro gioiello di famiglia franato sotto una cattiva, pessima gestione (il buco ammonterebbe a 4,5 milioni di euro). E il piano di recupero del debito passa dalle solite strade: il licenziamento di 9 dipendenti, la vendita di immobili di proprietà e l’immancabile richiesta alla Regione di un intervento fattivo, con un milione di euro.
Il mantra dei soldi chiesti per tappare i buchi di un disastro tutto senese – e di derivazione politica – è diventato quasi fastidioso. Pure necessario e auspicabile, se fosse accompagnato da una richiesta di giustizia. E la giustizia passa dalla individuazione dei responsabili. Ma, per questa, non ci sono molti disposti a firmare. Per i soldi sì, per la giustizia no. Perché questo desiderio comporterebbe smantellare una parte del Partito Democratico, che si è nuovamente “macchiato” di scarsa capacità gestionale, chiamiamola così. Ma chiedere spiegazioni, voler arrivare a conoscere e allontanare i responsabili equivale, ormai, a fare la parte dei gufi, di coloro che frenano la rinascita; che impediscono la costruzione del futuro.
Ma di quale futuro stiamo parlando? Chi dovrebbe occuparsi di ridisegnare il futuro della città? Quegli stessi che hanno sbagliato su tutta la linea? Perché di nomi nuovi in giro non se ne leggono. Continuano a non essere protagonisti del nuovo progetto che dovrebbe essere Siena.
Se Eugenio Neri dalla sua pagina FB auspica un dialogo con il Pd, a patto che questo partito sappia fare piazza pulita dei protagonisti dell’indegno passato recente, Valentini compreso, l’opposizione resta schiacciata da un immobilismo politico interrotto solo dallo scandire delle elezioni e da qualche sporadica battaglia mediatica. L’agitazione negli ambienti politici senesi parte solo, in massima parte, dal bisogno di ricoprire un incarico, di avanzare o sostenere una candidatura, di ottenere, anche solo per un attimo, le luci della ribalta. Roba mediocre, scadente. Non solo per l’obiettivo in sé, ma anche per la natura stessa di chi si fa muovere da questi stimoli.
Meno male che, dall’alto della sua carica, abbiamo Stefano Bisi ad illuminarci. Il Gran Maestro del Goi, intervistato da Lettera 43, ci parla dei massoni, dei pregiudizi dai quali sono perseguitati (poverini!), degli incontri volti a dissertare sul concetto sublime dell’armonia… tutto molto bello e poetico… E noi, comuni mortali (e pure, purtroppo, donne), che pensavamo che la Massoneria si occupasse di cose concrete, di problemi reali, di sviluppo della società civile e di promozione del progresso sano, sostenuto da valori fondamentali… certo, a quel tempo, a capo della Massoneria italiana c’era un certo Giuseppe Garibaldi, personaggio controverso, certo, ma di un indubbio spessore morale.
Con queste ombre che restano a offuscare il cielo sopra Siena (ma possiamo estendere la cappa a tutto il Bel Paese), non c’è modo di guardare lontano, fino alla linea dell’orizzonte. Non si può, ragionevolmente, seguire una strada senza uscire dal percorso tracciato, verso un futuro radioso. L’appello agli uomini e alle donne di buona volontà resta sempre attivo, ultima spes per una ricostruzione che non abbia fondamenta d’argilla. Perché è così difficile compattare in un’unica forza le persone perbene della città? Perché non si può avviare un reale processo di cambiamento che non sia delegato ad altri ma direttamente ispirato? Forse è il caso di abbandonare i personalismi e gli interessi minimi e cercare fonti di ispirazione più nobili…