La realtà nascosta e le manovre di "restaurazione"
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Mancano solo dieci giorni all’appuntamento con le urne… e poi, finalmente, questa brutta campagna elettorale sarà archiviata.
Davvero una brutta stagione, seguita ad una pessima annata, fatta di scandali, riflettori mediatici, trame svelate, rapporti scorretti palesati, vittime sacrificali, intrecci di interessi, facce di bronzo perennemente in movimento, e uso delle parole “abominevole”, perché mirato solo a confondere, illudere le masse, nascondere i veri intenti.
Abbiamo parlato di una “matrix”, una sorta di realtà virtuale che viene “calata” davanti agli occhi dei senesi proprio come in passato. Quella che un tempo era la cortina di benessere che serviva a sopire le coscienze, la pioggia di soldi sotto la quale la città si illudeva di mondarsi dal peccato di collusione alla casta senese, oggi è la farsa della “discontinuità”, quell’aria di “rivoluzione pacifica” che mettere quello strano senso di euforia: come quel fremito ingiustificato che dà l’innamoramento per una persona vista di sfuggita, una sola volta. Infondato, appunto.
Da osservatori della politica – da quella nazionale a quella locale – ci siamo sentiti prima smarriti, poi “orfani” della verità, infine (adesso) profondamente scoraggiati.
Mentre in città si continuano a perdere posti di lavoro, le aziende non hanno commesse e le imprese turistiche vedono ridursi i flussi, i politici si sono lanciati a capofitto nella carrellata di incontri con enti, associazioni, ordini professionali. Insomma: la solita manfrina pre-elettorale. Una sceneggiata che prevede la classica frase “scordiamoci il passato e pensiamo al futuro”. Come se, su una base di sabbia si potesse costruire l’Empire State Building. Graniticamente solidi – malgrado le spallate della magistratura – i poteri cittadini. E tutta la corte celeste al loro cieco e obbediente seguito.
La sentenza di qualche giorno fa, che ha dato ragione ai dipendenti dell’Ateneo senese in merito al salario accessorio (con un sostanzioso danno economico per l’istituzione “culturale” cittadina), non ha scosso i suoi vertici. Nessun commento, nessun “atto penitenziale”, nessun passo indietro da parte di rettore e direttore amministrativo. Alcuni candidati a sindaco ne hanno chiesto le dimissioni (non tutti, a onor del vero) ma non sono stati neppure “smusati”. La ragione è che la politica, quella che ancora conta in città (o che crede di poter ancora contare) appoggia queste nomine e non fa mancare segnali di “rafforzamento” in barba a ogni possibile, umano, opportuno pudore.
Sempre di qualche giorno fa le affermazioni perentorie del “simpatico” Alessandro Profumo che, senza mezzi termini ha detto ai senesi qualcosa che suonava più o meno così: “volete la banca? Compratevela”. Della serie (e come dagli torto): “avete dato fiducia a degli incapaci, arrangiatevi e ponete rimedio, ammesso e non concesso che ne siate capaci!”.
Poi, siamo rimasti a dir poco sbigottiti dall’adesione di Giovanni Minnucci al comitato elettorale del candidato sindaco incendiario “ma anche” pompiere, Bruno Valentini. Il professore nelle scorse settimane ci aveva abituato ad interventi “alti”, al punto che avevamo pensato di condividere un sentire comune. Come fare a schierarsi attivamente se non si riesce a trovare quello scambio di “amorosi sensi” con qualche politico professionista locale? Poi, pare che lo “scambio ci sia stato. Proprio con Valentini. Buon per lui, ci siamo detti, che ha saputo scorgere quei segnali di netto distacco con il passato che ancora a noi sfuggono. Poi, un articolo di Camilla Conti pubblicato su huffingtonpost.it, cita proprio Minnucci come possibile, futuro presidente della Fondazione Mps, per volontà degli ex-Margherita che fanno capo ad Alberto Monaci. Alberto, che in molti danno come sostenitore di Valentini, per via dell’annunciato appoggio dell’associazione Confronti all’allora candidato alle primarie “di rottura” con la gestione ceccuzziana del partito. Del resto Franco Ceccuzzi ed il Monaci senior se la sono giurata e, coerentemente, proseguono in questa guerra di correnti interne al partito.
Le correnti interne al Pd, a dieci giorni dalle elezioni, ci sono eccome. I candidati ceccuzziani sono praticamente smarcati dalla guida del candidato sindaco. Vanno addirittura ad incontri pubblici “autonomamente” e senza citare il loro referente sindaco. E magari fosse solo questo… Un partito allo sbando, senza una guida, senza un direttivo autorevole (e non parliamo dei vertici provinciali e regionali che sono del tutto latitanti o impotenti), lacerato da guerre intestine e destinato a fare la conta dei “morti” tra qualche giorno: non è un bel vedere.
Di queste ore, poi, la notizia della stesura definitiva dello Statuto della Fondazione. Hai voglia quel gran parlare dei candidati a sindaco di opposizione che si sono sbracciati nelle settimane scorse a chiedere a questa deputazione e a questo presidente di sospendere il loro lavoro in attesa dell’elezione del nuovo sindaco e del nuovo Consiglio comunale… parole al vento! Un Mancini delegittimato dai profondi errori commessi fino ad oggi (compreso) ed una deputazione asservita alle volontà dei vertici della banca (quelli passati e quelli attuali), oltre che dichiaratamente priva di competenze, che si piccano di lasciare un segno su un ente che hanno ampiamente contribuito a distruggere… fa un certo effetto! E non è solo indignazione; è anche nausea.
La rabbia, in questi momenti, è un sentimento superato dagli eventi. Non si fa in tempo ad indignarsi per una cosa che subito si viene travolti da nuovi fastidiosi messaggi. Come quello che riguarda il candidato sindaco della lista 53100, Alessandro Corsini. La Corte dei Conti, con sentenza del 12 settembre 2006 ha condannato le due giunte che si sono succedute negli anni 1999-2002, nonchè l’allora segretario comunale e la funzionaria preposta, a pagare quasi 50mila euro per rifondere le casse comunali del danno subito. La vicenda riguarda una consulenza esterna assegnata, appunto, ad Alessandro Corsini per la gestione delle pratiche assicurative. Una consulenza che viene definita, nella sentenza, superflua perchè le pratiche sottoposte al professionista in questione erano di carattere semplice e ripetitivo, quindi di facile evasione anche da parte dei dipendenti interni. Nulla può essere ascritto al candidato della lista 53100 se non la conferma di rapporti e relazioni con gli allora (e non ritiratisi a vita privata) personaggi “in vista” di Siena. La “questione morale” resta e non ce ne tiriamo fuori.
E che ruolo giocheranno i tanti candidati di chiara opposizione nei prossimi giorni, anche in previsione di un ballottaggio che viene dato ormai per scontato? E, a sindaco eletto, quanto durerà la prossima amministrazione, visti i tanti problemi che si troverà ad affrontare?
Nell’attesa di ascoltare il prossimo 23 maggio Beppe Grillo, che potrebbe dare una nuova spinta al Movimento 5 Stelle locale, fortemente attaccato dagli altri candidati a sindaco, più avvezzi alla politica e sicuramente più smaliziati, restiamo “come d’inverno sugli alberi le foglie”, ancora avvinghiati ad un filo di speranza ma intimamente rassegnati a cadere sotto le spinte di una impietosa attualità.
Sognando nel contempo che lo strisciare del “gattopardo” venga sentito anche dai cittadini più attenti e la restaurazione venga respinta con l’unica arma possibile: il voto. Una croce per il cambiamento…
Sennò sarà una croce sì, ma sulla speranza di rinascita di una città mortificata.
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