Sempre gli stessi, consumati "nell'immagine e nelle strategie"
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. “E’ meglio fingersi acrobati che sentirsi dei nani…, Spendendo tutti i sogni eludendo i guardiani…. Finché il tuo cuore è intatto e il tuo coraggio non mente, ti ritroverai uomo dietro un fantasma di niente“. (La tua idea di Renato Zero)
Ci vuole coraggio per cambiare le cose. Ce ne vuole soprattutto se le cose da cambiare sono sostanziali e hanno una schiera di mercenari pronti a combattere per “non cambiare nulla”. Ci vuole tanto coraggio per andare contro la consuetudine, contro quello che ormai passa per “la normalità” a cui adeguarsi se si vuole campare. Ci vuole coraggio soprattutto quando si ha la vaga impressione (avvalorata da tanti piccoli indizi), che non basterà solo quello per uscirne senza le ossa rotte.
La “chiamata al coraggio” vale per un appuntamento targato Pd, in previsione per ieri sera (13 ottobre), ma poi rinviato. Si doveva scegliere il nuovo segretario comunale dopo che Alessandro Mugnaioli ha rassegnato le dimissioni. Ma l’appello resta. A farlo è il gruppo Pd che si è riunito nella pagina FB “Adesso Terre di Siena” che risponde a Stefano Scaramelli, renziano dalle “strane nomine”, talmente poco renziane da lasciare interdetti. Ricordiamo tutti le vicende che hanno portato Niccolò Guicciardini (C. area) ad essere nominato segretario provinciale del “rinnovato” Pd. E come non ricordare il dietrofront sul candidato alla presidenza della Provincia. La contrapposizione tra il patto del Bravio e Scaramelli si è risolta con la candidatura – e la matematica elezione – di Fabrizio Nepi. Un nome non di matrice renziana, troppo vicino al potentato democratico castelnovino per poter essere garanzia di cambiamento. Viene da chiedersi in che rapporti è Fabrizio Nepi con il presidente di Sansedoni Spa, Luca Bonechi. Il massimo rappresentante di un ente nominante come la Provincia, dovrà porsi qualche problema al riguardo. O farà finta di nulla seguendo le modalità fin qui messe in pratica?
Urge una inversione di tendenza nel modus operandi dei democratici senesi, ormai consumati “nell’immagine e nelle strategie” da obiettivi di bassa lega.A sperarlo sono in pochi, pochissimi. La nota di “Adesso Terre di Siena” riporta: “Questa sera il PD di Siena sarà chiamato ad eleggere il nuovo segretario cittadino. Da parte nostra l’auspicio della coerenza nel rivendicare una guida che rimetta il PD di Siena in sintonia con il PD nazionale guidato da Matteo Renzi, che riporti a Siena una politica fatta da persone normali, semplici, che abbiano legami con l’attuale amministrazione comunale che ne producano stimolo e sostegno. A Siena non serve una falsa omertà o una sintesi frutto d’interessi, troppe se ne sono avute nel passato. Non servono ex di turno, non servono onorevoli neanche degni di portare tale appellativo, non servono meteore. Serve una persona per bene, magari di Siena, che condivida le idee della base che ha espresso sostegno a Matteo Renzi con l’80% dei consensi. Serve coraggio, e questo coraggio lo chiediamo in primis a chi si autodefinisce renziano, altrimenti tanto vale stare a guardare, ma non è questo che ci ha insegnato Matteo Renzi”.
In risposta a questa nota c’è il nome che circola come “successore” di Mugnaioli: quello di Alessandro Masi, ex-sindaco di Sovicille. Uomo tutt’altro che novus! Ex-deputato della Fondazione Mps, poco “rivoluzionario” nelle vicende che hanno toccato sia l’ente controllore (al tempo) della banca che l’amministrazione comunale di Sovicille. A partire dalla vicenda Ampugnano. Insomma: un rappresentante democratico che non ha certo brillato per “rottamazione” o che si è fatto portatore di un qualche cambiamento nel passato.
Viste le premesse, dunque, c’è poco da sperare. In alternativa – renziana – potrebbe esserci Ivano Da Frassini, attuale consigliere comunale Pd. Un nome “calato” dall’ala scaramelliana, quella che ha perso smalto forse rincorrendo nomine regionali o addirittura nazionali. Anche su questo versante, dunque, le speranze faticano a decollare.
Se la politica arranca in un falso rinnovamento, le vicende interne alle istituzioni piuttosto che quelle bancarie non lasciano alcuno spazio ad un possibile cambio di rotta.
Partiamo dalla banca. L’ex-dg Vigni potrebbe “scappottarla” nelle varie inchieste su Mps. A causa di una lettera, datata 12 gennaio 2012, a firma di Giuseppe Mussari. Nella lettera, come riporta “Il fatto quotidiano”, l’allora presidente Mussari scrive: “Nell’ambito del cennato (sic) rapporto di lavoro, la banca si adopererà affinché il dottor Vigni venga tenuto immune da azioni, anche di terzi, in relazione al suo operato di direttore generale”. A pensarci bene fa davvero effetto che un manager possa essere esonerato dall’azienda per cui ha lavorato, per eventuali danni causati nel corso del suo “ben pagato” ruolo dirigenziale. E’ come se la vittima di un assassinio “esoneri” il suo omicida dall’essere imputato di un tale efferato reato. Non ha una logica. Eppure questi riescono a fare cose che noi umani non riusciamo neppure a concepire.
La Fondazione prosegue il suo percorso di programmazione. Qualcuno dice che nel Cda della Chigiana ci sia già chi sarebbe disposto a lasciare a favore di qualcuno “ben visto” dal presidente Clarich. Ma sono solo voci, non confermate.
E questo incipit ci permette di passare al tema “cultura”. Mancano pochi giorni al definitivo responso della giuria esaminatrice europea. Pochi giorni per sapere se, nel 2019, la Città del Palio sarà chiamata a promuovere la cultura in Europa.
In città i sentimenti verso questa candidatura sono molteplici e spesso diametralmente opposti. Un fatto spiacevole, in effetti,. Ma quasi inevitabile. Chi prova una profonda delusione nei confronti degli amministratori di questa città negli ultimi anni – amministratori in carica compresi – non può che tremare all’idea di come verranno utilizzati i fondi promessi dalla Regione. Non può che tremare all’idea che, in un progetto che metterà Siena sotto i riflettori d’Europa, si possa continuare a “ragionare” secondo gli stessi metodi assolutisti, discriminatori ed opportunistici che hanno caratterizzato il passato.
L’argomento è stato già trattato nella cartolina di chiusura di Siena Diretta Sera su Siena TV. Ma resta di attualità e permette di spiegare le ragioni dello scetticismo e dell’avversione che aleggia in città. Sintomo che il “sistema” continua a pesare sulle teste della gente.
Il silenzio calato sul Terra di Siena International Film Festival è stato decisamente troppo assordante. Troppo, per passare inosservato. A detta dei bene informati, la censura sulle pagine di un quotidiano cartaceo locale è derivata da una dichiarazione pubblica di solidarietà di Maria Pia Corbelli, ideatrice e direttrice del festival, ad alcuni giornalisti senesi collaboratori della testata, entrati in conflitto con il capo redattore e con l’editore. I capricci degli editori non sono cosa da fare notizia ma danno la misura del persistente “groviglio” senese, ancora in ottima salute. Ma quello che maggiormente indigna è stato il silenzio dell’amministrazione comunale e di Siena Cec 2019 che, oltre a non contribuire economicamente ad un evento di spessore come un festival cinematografico quasi ventennale, non ne ha promosso neppure il cartellone attraverso i suoi canali. Eppure, tra i tanti nomi internazionali – attori, registi e produttori – l’evento di punta del festival è stata la proiezioni in prima mondiale di un documentario, “Maidan Massacre” di John Beck – Hofmann a cui è andato il premio del pubblico e che ha avuto una ripercussione tale da arrivare al Festival del cinema di Berlino. Nella capitale tedesca Siena è stata citata per il suo coraggio nell’ospitare una proiezione “ostacolata” in America e che ha costretto produttore e regista a proteggere la propra vita minacciata dai numerosi “censori” della verità. In qualunque altra città un patrimonio di questa natura non sarebbe ignorato, snobbato, lasciato al proprio destino. Sarebbe piuttosto sotenuto e valorizzato, inserito tra gli appuntamenti di rilievo della stagione culturale senese, che brilla, a volte, per lentezza.
Si preferisce, invece, spendere soldi (e non pochi) per concerti di dubbio interesse collettivo e di scarsa risonanza fuori dalle mura di Siena. Si preferisce finanziare eventi certamente culturali ma di basso impatto comunicativo e forse anche male organizzati, che sostenere una realtà importante ma… non riferibile ad amici! Peggio ancora: non controllabile perchè indipendente, autonoma. E, in questa città, l’indipendenza e l’autonomia sono peccati capitali che vengono puniti con l’isolamento, la maldicenza e la critica aperta.
Insomma: nella cultura, proprio come nella politica – ma si potrebbe parlare anche di sanità – i nomi sono sempre gli stessi, si promuovono sempre le stesse realtà, si permette la sopravvivenza e si offre dignità sempre e solo alle stesse “amicizie”. Il resto semplicemente non esiste per scomunica. Con buona pace del merito e delle potenzialità per il benessere della collettività. E, con queste premesse si vorrebbe far pensare che una ripresa è possibile!
Se questa è la cultura che si vuole “esportare” potrebbe essere un clamoroso autogol… roba da far impallidire le vicende legate alla banca… anzi no…
Ci vuole coraggio per cambiare le cose. Ce ne vuole soprattutto se le cose da cambiare sono sostanziali e hanno una schiera di mercenari pronti a combattere per “non cambiare nulla”. Ci vuole tanto coraggio per andare contro la consuetudine, contro quello che ormai passa per “la normalità” a cui adeguarsi se si vuole campare. Ci vuole coraggio soprattutto quando si ha la vaga impressione (avvalorata da tanti piccoli indizi), che non basterà solo quello per uscirne senza le ossa rotte.
La “chiamata al coraggio” vale per un appuntamento targato Pd, in previsione per ieri sera (13 ottobre), ma poi rinviato. Si doveva scegliere il nuovo segretario comunale dopo che Alessandro Mugnaioli ha rassegnato le dimissioni. Ma l’appello resta. A farlo è il gruppo Pd che si è riunito nella pagina FB “Adesso Terre di Siena” che risponde a Stefano Scaramelli, renziano dalle “strane nomine”, talmente poco renziane da lasciare interdetti. Ricordiamo tutti le vicende che hanno portato Niccolò Guicciardini (C. area) ad essere nominato segretario provinciale del “rinnovato” Pd. E come non ricordare il dietrofront sul candidato alla presidenza della Provincia. La contrapposizione tra il patto del Bravio e Scaramelli si è risolta con la candidatura – e la matematica elezione – di Fabrizio Nepi. Un nome non di matrice renziana, troppo vicino al potentato democratico castelnovino per poter essere garanzia di cambiamento. Viene da chiedersi in che rapporti è Fabrizio Nepi con il presidente di Sansedoni Spa, Luca Bonechi. Il massimo rappresentante di un ente nominante come la Provincia, dovrà porsi qualche problema al riguardo. O farà finta di nulla seguendo le modalità fin qui messe in pratica?
Urge una inversione di tendenza nel modus operandi dei democratici senesi, ormai consumati “nell’immagine e nelle strategie” da obiettivi di bassa lega.A sperarlo sono in pochi, pochissimi. La nota di “Adesso Terre di Siena” riporta: “Questa sera il PD di Siena sarà chiamato ad eleggere il nuovo segretario cittadino. Da parte nostra l’auspicio della coerenza nel rivendicare una guida che rimetta il PD di Siena in sintonia con il PD nazionale guidato da Matteo Renzi, che riporti a Siena una politica fatta da persone normali, semplici, che abbiano legami con l’attuale amministrazione comunale che ne producano stimolo e sostegno. A Siena non serve una falsa omertà o una sintesi frutto d’interessi, troppe se ne sono avute nel passato. Non servono ex di turno, non servono onorevoli neanche degni di portare tale appellativo, non servono meteore. Serve una persona per bene, magari di Siena, che condivida le idee della base che ha espresso sostegno a Matteo Renzi con l’80% dei consensi. Serve coraggio, e questo coraggio lo chiediamo in primis a chi si autodefinisce renziano, altrimenti tanto vale stare a guardare, ma non è questo che ci ha insegnato Matteo Renzi”.
In risposta a questa nota c’è il nome che circola come “successore” di Mugnaioli: quello di Alessandro Masi, ex-sindaco di Sovicille. Uomo tutt’altro che novus! Ex-deputato della Fondazione Mps, poco “rivoluzionario” nelle vicende che hanno toccato sia l’ente controllore (al tempo) della banca che l’amministrazione comunale di Sovicille. A partire dalla vicenda Ampugnano. Insomma: un rappresentante democratico che non ha certo brillato per “rottamazione” o che si è fatto portatore di un qualche cambiamento nel passato.
Viste le premesse, dunque, c’è poco da sperare. In alternativa – renziana – potrebbe esserci Ivano Da Frassini, attuale consigliere comunale Pd. Un nome “calato” dall’ala scaramelliana, quella che ha perso smalto forse rincorrendo nomine regionali o addirittura nazionali. Anche su questo versante, dunque, le speranze faticano a decollare.
Se la politica arranca in un falso rinnovamento, le vicende interne alle istituzioni piuttosto che quelle bancarie non lasciano alcuno spazio ad un possibile cambio di rotta.
Partiamo dalla banca. L’ex-dg Vigni potrebbe “scappottarla” nelle varie inchieste su Mps. A causa di una lettera, datata 12 gennaio 2012, a firma di Giuseppe Mussari. Nella lettera, come riporta “Il fatto quotidiano”, l’allora presidente Mussari scrive: “Nell’ambito del cennato (sic) rapporto di lavoro, la banca si adopererà affinché il dottor Vigni venga tenuto immune da azioni, anche di terzi, in relazione al suo operato di direttore generale”. A pensarci bene fa davvero effetto che un manager possa essere esonerato dall’azienda per cui ha lavorato, per eventuali danni causati nel corso del suo “ben pagato” ruolo dirigenziale. E’ come se la vittima di un assassinio “esoneri” il suo omicida dall’essere imputato di un tale efferato reato. Non ha una logica. Eppure questi riescono a fare cose che noi umani non riusciamo neppure a concepire.
La Fondazione prosegue il suo percorso di programmazione. Qualcuno dice che nel Cda della Chigiana ci sia già chi sarebbe disposto a lasciare a favore di qualcuno “ben visto” dal presidente Clarich. Ma sono solo voci, non confermate.
E questo incipit ci permette di passare al tema “cultura”. Mancano pochi giorni al definitivo responso della giuria esaminatrice europea. Pochi giorni per sapere se, nel 2019, la Città del Palio sarà chiamata a promuovere la cultura in Europa.
In città i sentimenti verso questa candidatura sono molteplici e spesso diametralmente opposti. Un fatto spiacevole, in effetti,. Ma quasi inevitabile. Chi prova una profonda delusione nei confronti degli amministratori di questa città negli ultimi anni – amministratori in carica compresi – non può che tremare all’idea di come verranno utilizzati i fondi promessi dalla Regione. Non può che tremare all’idea che, in un progetto che metterà Siena sotto i riflettori d’Europa, si possa continuare a “ragionare” secondo gli stessi metodi assolutisti, discriminatori ed opportunistici che hanno caratterizzato il passato.
L’argomento è stato già trattato nella cartolina di chiusura di Siena Diretta Sera su Siena TV. Ma resta di attualità e permette di spiegare le ragioni dello scetticismo e dell’avversione che aleggia in città. Sintomo che il “sistema” continua a pesare sulle teste della gente.
Il silenzio calato sul Terra di Siena International Film Festival è stato decisamente troppo assordante. Troppo, per passare inosservato. A detta dei bene informati, la censura sulle pagine di un quotidiano cartaceo locale è derivata da una dichiarazione pubblica di solidarietà di Maria Pia Corbelli, ideatrice e direttrice del festival, ad alcuni giornalisti senesi collaboratori della testata, entrati in conflitto con il capo redattore e con l’editore. I capricci degli editori non sono cosa da fare notizia ma danno la misura del persistente “groviglio” senese, ancora in ottima salute. Ma quello che maggiormente indigna è stato il silenzio dell’amministrazione comunale e di Siena Cec 2019 che, oltre a non contribuire economicamente ad un evento di spessore come un festival cinematografico quasi ventennale, non ne ha promosso neppure il cartellone attraverso i suoi canali. Eppure, tra i tanti nomi internazionali – attori, registi e produttori – l’evento di punta del festival è stata la proiezioni in prima mondiale di un documentario, “Maidan Massacre” di John Beck – Hofmann a cui è andato il premio del pubblico e che ha avuto una ripercussione tale da arrivare al Festival del cinema di Berlino. Nella capitale tedesca Siena è stata citata per il suo coraggio nell’ospitare una proiezione “ostacolata” in America e che ha costretto produttore e regista a proteggere la propra vita minacciata dai numerosi “censori” della verità. In qualunque altra città un patrimonio di questa natura non sarebbe ignorato, snobbato, lasciato al proprio destino. Sarebbe piuttosto sotenuto e valorizzato, inserito tra gli appuntamenti di rilievo della stagione culturale senese, che brilla, a volte, per lentezza.
Si preferisce, invece, spendere soldi (e non pochi) per concerti di dubbio interesse collettivo e di scarsa risonanza fuori dalle mura di Siena. Si preferisce finanziare eventi certamente culturali ma di basso impatto comunicativo e forse anche male organizzati, che sostenere una realtà importante ma… non riferibile ad amici! Peggio ancora: non controllabile perchè indipendente, autonoma. E, in questa città, l’indipendenza e l’autonomia sono peccati capitali che vengono puniti con l’isolamento, la maldicenza e la critica aperta.
Insomma: nella cultura, proprio come nella politica – ma si potrebbe parlare anche di sanità – i nomi sono sempre gli stessi, si promuovono sempre le stesse realtà, si permette la sopravvivenza e si offre dignità sempre e solo alle stesse “amicizie”. Il resto semplicemente non esiste per scomunica. Con buona pace del merito e delle potenzialità per il benessere della collettività. E, con queste premesse si vorrebbe far pensare che una ripresa è possibile!
Se questa è la cultura che si vuole “esportare” potrebbe essere un clamoroso autogol… roba da far impallidire le vicende legate alla banca… anzi no…