Renzi sputtana Valentini... a che pro?
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Cari sienacambisti, ci rivolgiamo direttamente a voi… Salvate il soldato Valentini! Fatelo, per il bene della città e del Pd (ammesso e non concesso che esista ancora un Partito Democratico, anche a livello nazionale!) Non lasciate che continui a incartarsi in spiegazioni e giustificazioni da Azzeccagarbugli. Trattenetelo dal fare la toppa più grande del buco da coprire.
Ieri sera (1 settembre) la terra a Siena ha tremato. Per un secondo l’asse terrestre ha cercato un altro equilibrio. Gli uomini e le donne di Valentini (non chiamiamoli valentiniani, tanto per uniformarci alla nuova moda del sindaco di Firenze) hanno trattenuto il fiato fino a diventare lividi.
All’origine della nuova “querelle” una intervista che aveva come protagonista Matteo Renzi. Il fattaccio è avvenuto ieri alla Festa democratica di Genova. Intervistato da Enrico Mentana “il rottamatore” si apre ad una confidenza. Il sindaco di Siena gli ha mandato un sms: “Scusa ma, sulle nomine del Mps, vado a diritto, Vero?” E Renzi risponde: “Scusa, ma cosa c’entro io con le nomine Mps?”. “Perchè? Perchè non c’è la corrente dove il leader nazionale da Roma, d Firenze, spiega all’amministratore locale cosa deve fare ma, e condividevamo con molta chiarezza Valentini ed io, il sindaco di Siena, nel caso del Mps, si prende le sue responsabilità, fa le sue scelte e io, che stimo il sindaco di Siena, faccio il tifo per lui, per Siena e per il Monte”. Ecco, riportata quasi letteralmente, la frase incriminata che ha fatto gelare il sangue nelle vene ai fondatori e aderenti al movimento Siena Cambia.
Ieri sera (1 settembre) la terra a Siena ha tremato. Per un secondo l’asse terrestre ha cercato un altro equilibrio. Gli uomini e le donne di Valentini (non chiamiamoli valentiniani, tanto per uniformarci alla nuova moda del sindaco di Firenze) hanno trattenuto il fiato fino a diventare lividi.
All’origine della nuova “querelle” una intervista che aveva come protagonista Matteo Renzi. Il fattaccio è avvenuto ieri alla Festa democratica di Genova. Intervistato da Enrico Mentana “il rottamatore” si apre ad una confidenza. Il sindaco di Siena gli ha mandato un sms: “Scusa ma, sulle nomine del Mps, vado a diritto, Vero?” E Renzi risponde: “Scusa, ma cosa c’entro io con le nomine Mps?”. “Perchè? Perchè non c’è la corrente dove il leader nazionale da Roma, d Firenze, spiega all’amministratore locale cosa deve fare ma, e condividevamo con molta chiarezza Valentini ed io, il sindaco di Siena, nel caso del Mps, si prende le sue responsabilità, fa le sue scelte e io, che stimo il sindaco di Siena, faccio il tifo per lui, per Siena e per il Monte”. Ecco, riportata quasi letteralmente, la frase incriminata che ha fatto gelare il sangue nelle vene ai fondatori e aderenti al movimento Siena Cambia.
Repubblica.it riprende immediatamente, in modo “scooppistico” la notizia, sottolineando il fatto che il sindaco di Siena, quello de “la politica fuori dalla banca”, si rivolga a Renzi (ovvero al suo politico di riferimento) per avere l’ok per quanto in via di definizione all’interno della Fondazione Mps. Evidentemente la “figuraccia” di Pizzetti è arrivata ovunque e ora, il povero sindaco cerca conforto ai piani alti del suo partito. Tenendo conto anche del fatto che, tra i suoi, serpeggia un certo malcontento…
Renzi (quello di “oltre la rottamazione… il rincoglionimento”, come dice Crozza), vuole far passare questa confidenza come un esempio di diversa politica ma, diciamocelo, il tentativo fallisce miseramente. Fallisce talmente tanto che, con quasi matematica certezza, offrirà ai nemici del sindaco senese, una nuova arma su cui agire per delegittimarlo. Fallisce talmente tanto che stentiamo a credere (noi che non crediamo nei politici quando “cadono dal pero”), che la “confidenza” di Renzi a Mentana fatta ieri sera sia stata casuale. Persino il deputato Betti oggi ha invitato il “Renzie” ad occuparsi dei casi suoi…
Renzi, con Siena, ha un rapporto molto particolare. Anche qui, non casuale. Nella campagna delle primarie nazionali, il sindaco di Firenze prima spara a zero sulla vicenda Monte, poi, scegliendo proprio Siena come tappa finale del suo tour in tutta Italia, esclude totalmente la vicenda dell’istituto bancario senese. Con sommo piacere dell’ex sindaco C., recatosi al suo comizio solo per avere la conferma che nulla verrà detto sulla commistione tra banca e politica locale.
Un articolo dello scorso 24 novembre 2012 su “Il fatto quotidiano” a firma di Camilla Conti riferiva: “Bersaniani e dalemiani appoggiano anche l’ex-sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, che si ricandida a guidare il Comune commissariato da giugno. Per questi legami la gestione delle finanze di Siena e della sua banca, da secoli in perfetta simbiosi, è diventata pane per i denti del rottamatore fiorentino. Eppure nelle contrade non tutti sono convinti che il “groviglio armonioso” fra Monte e politica verrebbe davvero sciolto se Renzi vincesse le primarie. C’è chi punta il dito su Marco Carrai, il Gianni Letta renziano, nominato qualche anno fa amministratore delegato della Firenze Parcheggi proprio dal Monte mussariano”. E l’articolo illuminante prosegue: “E chi sussurra che a luglio, nel giorno del Palio, Renzi e Ceccuzzi si siano incontrati per discutere la nomina dell’avvocato Alberto Bianchi (tesoriere della fondazione Big Bang) a presidente del collegio sindacale del Consorzio Operativo Mps. Mossa che avrebbe poi permesso a Ceccuzzi di ricevere l’investitura di Renzi per la ricandidatura. Poi il rottamatore ha fatto dietrofront e ha cominciato a tuonare sulle responsabilità della classe politica locale”. Un dietrofront che ha retto solo fuori dalle mura della città del Palio. Dentro, il silenzio.
Il sindaco di Firenze avrebbe un altro “appiglio” nella Siena di stampo C.: si tratterebbe di Luca Lotti. Uno dei capisaldi della sua “segreteria” sarebbe amico di Simone Vigni, il renziano (absit iniuria verbis!) di area ceccuzziana, prestato, ai tempi delle primarie nazionali, agli avversari per cercare di tenere il piede in due scarpe. Questo particolare, comunque, resta secondario, di fronte ai precedenti ampiamente dimostrabili, che serve giusto per tornare a parlare di rete di conoscenze, rapporti, intrighi di partito.
Il quadro si delinea: il sindaco Valentini, arroccandosi su posizioni deboli, su pretesti friabili davanti ai suoi e, soprattutto, accettando di rinunciare al suo candidato alla presidenza della Fondazione Mps (Pizzetti), ha scontentato tutti e fatto il gioco di C. che, adesso, non ha bisogno di altro. Proprio il nuovo sindaco “rottamatore” che parlava di nuovi metodi per relazionarsi con la banca, manda questi messaggi al suo “referente politico”?!? dirà il gruppetto di denigratori pronti ad agire. E sarà difficile dimostrare il contrario, cercare di difendere l’indifendibile, spiegare che quanto fatto da Valentini non è neppure la millesima parte di quello che veniva fatto, per tradizione, da quel C. che certamente sarà l’ispiratore della “strategia comunicativa” dei prossimi giorni.
“La politica delle contrapposizioni violente miranti alla sconfitta degli altri ci ha precipitato in uno dei punti più bassi della storia senese recente e il sindaco di Siena deve avere il senso di responsabilità per cercare il punto di equilibrio più avanzato”, scrive Valentini sul suo profilo Fb cercando di far comprendere la sua posizione dopo l’ennesima “figuraccia”. Ci intenerisce questo passaggio. Ci commuove la sua ingenua speranza di incanalare i suoi a “più miti consigli”. Ci stupisce, ancora una volta, la sua totale incapacità di essere di sostegno ai suoi deputati generali, nominati per scegliere autonomamente i nomi di presidente e Deputazione, e messi in questi giorni a dura prova dalle sue esternazioni, cambi di rotta, passi indietro…
E ci viene in mente l’aneddoto di San Francesco e il lupo di Gubbio. Un paragone che, a pensarci bene, non calza proprio. San Francesco, infatti, portò con coraggio e con vigore la sua idea di una Chiesa riformata, lontana dal Vaticano, sana e fondata su principi “cristiani”. Tutto il contrario del nostro sindaco. E il lupo, nella storia, si converte. Quello della nostra storia, no. E mangia senza pietà. O meglio, sbrana.
Renzi (quello di “oltre la rottamazione… il rincoglionimento”, come dice Crozza), vuole far passare questa confidenza come un esempio di diversa politica ma, diciamocelo, il tentativo fallisce miseramente. Fallisce talmente tanto che, con quasi matematica certezza, offrirà ai nemici del sindaco senese, una nuova arma su cui agire per delegittimarlo. Fallisce talmente tanto che stentiamo a credere (noi che non crediamo nei politici quando “cadono dal pero”), che la “confidenza” di Renzi a Mentana fatta ieri sera sia stata casuale. Persino il deputato Betti oggi ha invitato il “Renzie” ad occuparsi dei casi suoi…
Renzi, con Siena, ha un rapporto molto particolare. Anche qui, non casuale. Nella campagna delle primarie nazionali, il sindaco di Firenze prima spara a zero sulla vicenda Monte, poi, scegliendo proprio Siena come tappa finale del suo tour in tutta Italia, esclude totalmente la vicenda dell’istituto bancario senese. Con sommo piacere dell’ex sindaco C., recatosi al suo comizio solo per avere la conferma che nulla verrà detto sulla commistione tra banca e politica locale.
Un articolo dello scorso 24 novembre 2012 su “Il fatto quotidiano” a firma di Camilla Conti riferiva: “Bersaniani e dalemiani appoggiano anche l’ex-sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, che si ricandida a guidare il Comune commissariato da giugno. Per questi legami la gestione delle finanze di Siena e della sua banca, da secoli in perfetta simbiosi, è diventata pane per i denti del rottamatore fiorentino. Eppure nelle contrade non tutti sono convinti che il “groviglio armonioso” fra Monte e politica verrebbe davvero sciolto se Renzi vincesse le primarie. C’è chi punta il dito su Marco Carrai, il Gianni Letta renziano, nominato qualche anno fa amministratore delegato della Firenze Parcheggi proprio dal Monte mussariano”. E l’articolo illuminante prosegue: “E chi sussurra che a luglio, nel giorno del Palio, Renzi e Ceccuzzi si siano incontrati per discutere la nomina dell’avvocato Alberto Bianchi (tesoriere della fondazione Big Bang) a presidente del collegio sindacale del Consorzio Operativo Mps. Mossa che avrebbe poi permesso a Ceccuzzi di ricevere l’investitura di Renzi per la ricandidatura. Poi il rottamatore ha fatto dietrofront e ha cominciato a tuonare sulle responsabilità della classe politica locale”. Un dietrofront che ha retto solo fuori dalle mura della città del Palio. Dentro, il silenzio.
Il sindaco di Firenze avrebbe un altro “appiglio” nella Siena di stampo C.: si tratterebbe di Luca Lotti. Uno dei capisaldi della sua “segreteria” sarebbe amico di Simone Vigni, il renziano (absit iniuria verbis!) di area ceccuzziana, prestato, ai tempi delle primarie nazionali, agli avversari per cercare di tenere il piede in due scarpe. Questo particolare, comunque, resta secondario, di fronte ai precedenti ampiamente dimostrabili, che serve giusto per tornare a parlare di rete di conoscenze, rapporti, intrighi di partito.
Il quadro si delinea: il sindaco Valentini, arroccandosi su posizioni deboli, su pretesti friabili davanti ai suoi e, soprattutto, accettando di rinunciare al suo candidato alla presidenza della Fondazione Mps (Pizzetti), ha scontentato tutti e fatto il gioco di C. che, adesso, non ha bisogno di altro. Proprio il nuovo sindaco “rottamatore” che parlava di nuovi metodi per relazionarsi con la banca, manda questi messaggi al suo “referente politico”?!? dirà il gruppetto di denigratori pronti ad agire. E sarà difficile dimostrare il contrario, cercare di difendere l’indifendibile, spiegare che quanto fatto da Valentini non è neppure la millesima parte di quello che veniva fatto, per tradizione, da quel C. che certamente sarà l’ispiratore della “strategia comunicativa” dei prossimi giorni.
“La politica delle contrapposizioni violente miranti alla sconfitta degli altri ci ha precipitato in uno dei punti più bassi della storia senese recente e il sindaco di Siena deve avere il senso di responsabilità per cercare il punto di equilibrio più avanzato”, scrive Valentini sul suo profilo Fb cercando di far comprendere la sua posizione dopo l’ennesima “figuraccia”. Ci intenerisce questo passaggio. Ci commuove la sua ingenua speranza di incanalare i suoi a “più miti consigli”. Ci stupisce, ancora una volta, la sua totale incapacità di essere di sostegno ai suoi deputati generali, nominati per scegliere autonomamente i nomi di presidente e Deputazione, e messi in questi giorni a dura prova dalle sue esternazioni, cambi di rotta, passi indietro…
E ci viene in mente l’aneddoto di San Francesco e il lupo di Gubbio. Un paragone che, a pensarci bene, non calza proprio. San Francesco, infatti, portò con coraggio e con vigore la sua idea di una Chiesa riformata, lontana dal Vaticano, sana e fondata su principi “cristiani”. Tutto il contrario del nostro sindaco. E il lupo, nella storia, si converte. Quello della nostra storia, no. E mangia senza pietà. O meglio, sbrana.