di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Clarich dixit. Siena, in pratica, ha il presidente della Fondazione Mps che si merita. Sbaragliata la Campedelli (passata in DA) il professore della Luiss non ha tardato a presentarsi alla stampa. Tanto per mettere in chiaro le sue idee.
Sui temi caldi – azioni di responsabilità, distribuzione degli utili, nuova governace della Banca Mps, rapporto con le istituzioni locali e con i pattisti – il neo presidente è stato scientemente vago. Al punto che anche la stampa accreditata ha fatto fatica a comprendere. Esempi dai titoli dei giornali: “Profumo nel mirino della Fondazione” titola Il GIornale; mentre Il Tempo titola “Clarich apre al rinnovo di profumo e Viola”; e ancora Il Messaggero scrive: “Mps, l’esordio di Clarich: Profumo e Viola sotto esame”. Il presidente è orientato a confrontarsi con i pattisti e certamente, in prima battuta, non poteva mettersi contro il tandem… non è opportuno.
E sulle eventuali erogazioni? Avremmo preferito che il numero uno di Palazzo Sansedoni non si esponesse a facili critiche parlando di utili da distribuire. Quello che la Mansi (la tanto amata e ammirata Mansi) aveva sperato di scongiurare è diventata amara realtà prima del tempo utile per una “strategia comunicativa di tipo distrattivo”. Con una sfrontatezza senza limiti e in totale spregio della sensatezza, prima il sindaco Valentini e poi, con molta più cautela, il presidente Clarich, hanno tirato fuori la faccenda delle erogazioni. 6,5 milioni di euro! Una cifra minima, poca roba, da distribuire con tanta, tanta attenzione! Eh certo! Mica li vogliamo dare a chicchessia! Noi li daremo solo a chi se lo merita… magari in prima fila ci sarà proprio il Comune di Siena e magari anche l’Università con quei buchi che non si riesce a coprire in alcun modo e che, grazie ai danari della Fondazione Mps, potranno essere in qualche modo assottigliati…
Ma di quali utili si sta parlando? Di quelli che si sono ricavati dalla vendita di parte del patrimonio titoli? Allora non c’è l’interesse primario di mettere in sicurezza l’ente. Non c’è alcuna spinta di faticosa ricostruzione di un ingente tesoro dilapidato dagli amici e dagli amici degli amici… Qualche sospetto lo avevamo sollevato, ormai da qualche tempo! Gli occhi puntati sul Palazzo Sansedoni non erano quelli altruisti e benevoli di uomini e donne interessati al benessere pubblico… erano piuttosto quelli avidi dei “vecchi appetiti mai sopiti” di cui andava raccontando Antonella Mansi. La cui unica “colpa” è stata quella di non fare mai nomi e cognomi di coloro che si facevano promotori del vecchio sistema di magna magna.
Quel vecchio sistema che, dalle stanze interne di Palazzo Sansedoni, fino a qualche giorno fa, si era cercato di tenere a freno dicendo “no” alle elargizion, “no” al “dimentichiamo il passato” e anche “no” ai nomi calati dall’alto. Sui nomi calati dall’alto abbiamo visto tutti come è andata! Adesso, a una manciata di giorni dall’insedimanto del nuovo presidente già si parla di soldi da distribuire… e sul “passato è passato”? Beh, Clarich pare essere fautore della teoria: “pensiamo all’oggi”. Una teoria interessante e considerabile, se si parla del proprio vissuto privato. Un tantino meno comprensibile quando si parla del passato disastroso di un ente danneggiato quasi a morte da una dirigenza scriteriata. Non si ritireranno (per ora) le azioni di responsabilità portate avanti dalla DG ma occorre aspettare le relazioni delle controparti e poi si valuterà… della serie “dimenticatevi tutto quello che è accaduto, chi lo ha provocato e cosa ne avete ricavato in termini di povertà”. Da un uomo che si dichiara libero da ogni condizionamento politico ci saremmo aspettati qualcosa di più “alto”. Ma Siena è abituata a presidenti che si dichiarano “autonomi e indipendenti”. Anche Alessandro Profumo aveva detto di non avere nulla a che fare con la politica… fino a quando non fu smentito dall’ex sindaco C. che dichiarò di averlo incontrato per affidargli il destino della banca Mps assieme al caro amico Massimo D’Alema.
Gli indipendenti, in questo Paese, si riconoscono subito: sono quelli che non hanno incarichi. E, di solito, proprio per questo, non temono conflitti di interessi o incompatibilità. Come quelle che potrebbero sussistere per il professor Clarich. Quel ruolo da commissario dell’Istituto per il Credito Sportivo, partecipato dalla banca Mps, deve essere abbandonato o no? Non si sa. Si aspetta l’incontro risolutivo con i vertici della Banca d’Italia anche per l’incarico in Banca Loreto…. Perchè, del re sto, abbandonare qualche poltrona così, “aggratis”, solo per dedicarsi ad un compito per nulla facile come fare il presidente della Fondazione Mps nel dopo-Mansi?
Già, il dopo -Mansi… quello garantito dal dg Granata, secondo Clarich. Quello che ha ancora sparuti sostenitori, diciamo noi, ed anche fragili oltre ogni limite se è vero, come è vero, che un forte critico del sistema come Sergio Betti, al momento del voto si è unito al gruppo di coloro che hanno dato il voto a Clarich, lasciando praticamente da sola la deputata Navarri a votare contro.
Le logiche resteranno le stesse se quelli che vi si oppongono non imparano a lottare anche senza speranza. E praticamente senza speranza – ma lietissimi di essere smentiti in qualunque momento – appoggiamo la proposta di Eugenio Neri e Giuseppe Giordano che hanno chiesto, in una lettera aperta indirizzata al presidente Clarich, di rendere pubblico l’archivio delle sedute e delle comunicazioni interne delle precedenti deputazioni Generali e amministratrici della Fondazione Mps, al tempo di Mancini presidente. Questo per consentire di far luce sul passato pieno di ombre della Fondazione. Quando la Fondazione Mps valeva miliari di euro.
Fare luce. Nel mondo opaco e per questo profondamente insicuro in cui viviamo, fare luce appare l’unica strada percorribile per garantire a tutti un futuro migliore. Fare luce su vicende come l’acquisizione Antonveneta, come il “bubbone” Sansedoni (che verrà preso in mano solo a settembre!), o il rosso, poco gustabile, dell’Enoteca Italiana… mettere sotto il sole i rapporti e le relazioni “malate” che hanno innescato il “Sistema Siena”, foraggiato con i soldi della banca… sarebbe l’unica operazione “indipendente e certamente non autorefenziale”, che qualcuno (chiunque) possa pensare di fare. Certo, ci vuole tanto, tanto coraggio e una abbondante vagonata di speranza… la speranza che il Paese sia pronto a questa esposizione improvvisa alla luce…