La politica deve ritrovare la propria "grande bellezza"
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. La politica “per passione” è stata archiviata da tempo. Di prove circa la fine di una “nobile, altruistica, arte” ne abbiamo da più parti. A livello nazionale non facciamo che parlarne: si fa a gara, ormai, tra i Ministri, per relazionare circa “leggerezze” compiute nel pieno svolgimento dei loro incarichi…
Ma, restando nel territorio di appartenenza, le cose non sono certo diverse. Anche quei politici locali, quelli che vedi parlare nelle tv nostrane e che poi te li ritrovi accanto in qualche ristorantino neppure carissimo, lasciano molto a desiderare e mostrano la scarsa passione che mettono in quello che fanno.
L’analisi dell’ultima seduta del Consiglio Comunale è sconfortante.
Siamo sempre alle solite: di fronte ad una minoranza propositiva, che si affanna a presentare documenti “abbordabili” da tutti perchè sostenuti da un sentire comune – oltre che dal “buon senso” -, ecco che la maggioranza (o, meglio, il Partito Democratico), si ostina a seguire la sceneggiatura di una storia vecchia, trita, obsoleta, narcolessica.
Di fronte all’invito al sindaco di proporre ai vertici della Fondazione Mps una riduzione degli emolumenti (mozione presentata da Cittadini di Siena), ovvero una equiparazione a quelli percepiti dai “vertici” dell’Amministrazione comunale, la risposta del Pd si è basata sulla “indipendenza dell’ente”. Un fatto innegabile, ma politicamente insufficiente a giustificare una presa di posizione in merito, di fatto contraria, al “ritocco in basso” degli “stipendi”. I diritti della casta si tutelano alla faccia di chi, ormai da mesi, è senza lavoro e tale resta perchè chi amministra la cosa pubblica (al Governo come in Comune) ha le mani in mano.
Stesso destino “cinico e baro” è toccato agli emendamenti di Michele Pinassi (M5S), che chiedeva una operazione di trasparenza da parte di tutti i vertici della Fondazione Mps. Divieto dell’accumulo di incarichi, dichiarazione di appartenenza ad associazioni o ad organizzazioni, pubblicazione dello stato patrimoniale di ciascun membro degli organi amministrativi dell’ente: tutte questioni che non avrebbero dovuto destare alcun imbarazzo in chi se le trovava davanti. E che non avrebbero dovuto suscitare una fiera opposizione. E invece…
Invece questi politici (o presunti tali) sanno sorprendere, ogni volta. E quasi mai in positivo!
In pratica, dalla sala del Capitano, ovvero da una istituzione pubblica, si è sollevato lo scudo a difesa dei vertici della Fondazione. In merito a cosa? Alla riduzione dei costi di un ente indebitato oltremodo? Quello stesso ente che, in più circostanze è stato definito “patrimonio della città”. Quello stesso ente che riceve indirizzi politici ed i cui vertici sono nominati in prevalenza da enti pubblici.
Sicuramente c’è una logica nel dire “no” a certe proposte. Alcuni consiglieri di opposizione, con malizia, hanno rinfacciato ai colleghi piddiini, che riducendo gli emolumenti dei membri della Fondazione Mps, si sarebbero ridotti gli introiti per la Federazione, in virtù di quell’articolo (il n. 28 del regolamento Pd) “dove c’è scritto che i nominati devono comunque versare alla tesoreria una quota d’indennità”, ha tuonato Staderini nel suo intervento. Un processo che in questo momento il Pd provinciale non può proprio permettersi. Pare che il deficit della Federazione sia consistente al punto che sono in dubbio anche i posti di lavoro dei collaboratori, Al punto che tutti i funzionari del partito si sono autotassati per “mandare avanti la baracca”. L’assenza di Mussari pesa più in questa vicenda che nelle aule dei tribunali!
Ma questa questione è bastevole per spiegare un muro di gomma così impenetrabile? No. Non basta. Ma va ad arricchire una situazione sempre più intricata all’interno dell’area Pd. Mentre a livello nazionale Renzi sta operando una chirurgica “destrutturazione” del partito, (e non è detto che sia sempre e comunque un fatto positivo), a livello locale le logiche non sono cambiate. Qui le correnti nazionali (renziani, cuperliani e chi più ne ha più ne metta) attraversano solo marginalmente i circoli, essendo più forti le correnti dei leader locali. Cuperlo? E chi l’ha mai visto? Qui contano di più Ceccuzzi, Mugnaioli, Carli e via discorrendo… E che loro siano orientati verso una corrente nazionale è un fatto talmente insignificante, nel post-primarie, che è legittimo non conoscerne la direzione effettiva. La verità è che il Pd senese (compresi i Comuni che hanno imboccato la strada delle amministrative di primavera) è allo sbando, lacerato da forze interne che ormai da anni agiscono senza alcuna remora.
Il sindaco Valentini ha dato ampia prova della sua incapacità a sostenere il manipolo di “rottamatori nostrani” e questo ha creato uno smarrimento che solamente oggi, a 7 mesi dal suo insediamento, comincia a lasciare il posto ad una ricostruzione del fronte oppositorio. Un fronte che si è rafforzato con la vittoria di Renzi ma che certamente ancora non trova appoggio sufficiente nei “renziani” con incarichi interni al partito. Scaramelli in primis, che, nei momenti cruciali, non ha saputo dare la opportuna spallata al vecchio per far circolare più agilmente il nuovo. Ma i “renziani”, quelli operativi sul campo, mostrano di non voler demordere ed anzi stanno affilando le armi in provincia. Pare che in molti Comuni (Sinalunga, per esempio) le lotte interne siano in atto. Tanti aspiranti candidati (praticamente uno per circolo) sostenuti da correnti e correntine, che spingono verso questo o quel personaggio con riferimenti diversi nel capoluogo. Primarie si, primarie no. Si cerca disperatamente di convergere tutti su un candidato unico da presentare alla eventuale coalizione di centrosinistra, ma questi sforzi si sarebbero concretizzati raramente e in mondo ancora troppo instabile.
Le pedine di un potere da consolidare a Siena, si muovono anche lungo i campi (rossi o verdi) della provincia. Far guadagnare un sindaco a questa o a quella corrente interna al partito vuol dire contare su certi appoggi, o anche solo mostrare il proprio peso politico. Altro che confronto sulle idee, incontro con i cittadini, trasparenza, programmi… sarebbe bello poterci credere ma poi, nelle segrete stanze, le decisioni vengono prese con ben altri presupposti! E i pezzi “sani” dei democratici continuano perdersi lungo la strada della restaurazione.
Ma pare che proprio dalla base sta cominciando a sorgere qualche ferma opposizione. Nel circolo di Sant’Andrea, qualche sera fa, sono volate parole grosse contro la vecchia dirigenza del partito. L’analisi delle vicende banca e fondazione si sta facendo strada, criticamente, anche nelle menti più propense alla fede cieca. E il senso critico, specie se espresso, di questi tempi non è una dote particolarmente apprezzata.
Lo dimostra l’episodio della modifica al Codice di Comportamento dei dipendenti comunali. Il comma 2 dell’articolo 10, quello che dice “Il dipendente si astiene dall’esprimere, anche nell’ambito dei social network, giudizi sull’operato dell’Amministrazione che possano recare danno o nocumento alla stessa. Il dipendente non pubblica, sotto qualsiasi forma, sulla rete internet (forum, blog, social network, ecc.) dichiarazioni inerenti l’attività lavorativa, indipendentemente dal contenuto, se esse siano riconducibili, in via diretta o indiretta, all’ente”, proprio non suona bene. La violazione del diritto di opinione è stata fortunatamente colta dall’opposizione (Neri, Giordano, Vigni), che ha presentato osservazioni, così da convincere l’Amministrazione a modificare “la modifica”. Adesso dobbiamo solo sperare che queste osservazioni non passino “inosservate”.
E, come ogni volta, chiudiamo con la speranza. Quella che ancora ci sostiene e che tiene vivi i colori di un mondo che, al momento, è solo il disegno su una tela. Possiamo sperare che la politica sia interesse anche di uomini e donne capaci di darle una rinnovata dignità? E cos’altro ci resta da fare? Ah, certo, sperare che questi uomini e queste donne si facciano avanti…
Ma, restando nel territorio di appartenenza, le cose non sono certo diverse. Anche quei politici locali, quelli che vedi parlare nelle tv nostrane e che poi te li ritrovi accanto in qualche ristorantino neppure carissimo, lasciano molto a desiderare e mostrano la scarsa passione che mettono in quello che fanno.
L’analisi dell’ultima seduta del Consiglio Comunale è sconfortante.
Siamo sempre alle solite: di fronte ad una minoranza propositiva, che si affanna a presentare documenti “abbordabili” da tutti perchè sostenuti da un sentire comune – oltre che dal “buon senso” -, ecco che la maggioranza (o, meglio, il Partito Democratico), si ostina a seguire la sceneggiatura di una storia vecchia, trita, obsoleta, narcolessica.
Di fronte all’invito al sindaco di proporre ai vertici della Fondazione Mps una riduzione degli emolumenti (mozione presentata da Cittadini di Siena), ovvero una equiparazione a quelli percepiti dai “vertici” dell’Amministrazione comunale, la risposta del Pd si è basata sulla “indipendenza dell’ente”. Un fatto innegabile, ma politicamente insufficiente a giustificare una presa di posizione in merito, di fatto contraria, al “ritocco in basso” degli “stipendi”. I diritti della casta si tutelano alla faccia di chi, ormai da mesi, è senza lavoro e tale resta perchè chi amministra la cosa pubblica (al Governo come in Comune) ha le mani in mano.
Stesso destino “cinico e baro” è toccato agli emendamenti di Michele Pinassi (M5S), che chiedeva una operazione di trasparenza da parte di tutti i vertici della Fondazione Mps. Divieto dell’accumulo di incarichi, dichiarazione di appartenenza ad associazioni o ad organizzazioni, pubblicazione dello stato patrimoniale di ciascun membro degli organi amministrativi dell’ente: tutte questioni che non avrebbero dovuto destare alcun imbarazzo in chi se le trovava davanti. E che non avrebbero dovuto suscitare una fiera opposizione. E invece…
Invece questi politici (o presunti tali) sanno sorprendere, ogni volta. E quasi mai in positivo!
In pratica, dalla sala del Capitano, ovvero da una istituzione pubblica, si è sollevato lo scudo a difesa dei vertici della Fondazione. In merito a cosa? Alla riduzione dei costi di un ente indebitato oltremodo? Quello stesso ente che, in più circostanze è stato definito “patrimonio della città”. Quello stesso ente che riceve indirizzi politici ed i cui vertici sono nominati in prevalenza da enti pubblici.
Sicuramente c’è una logica nel dire “no” a certe proposte. Alcuni consiglieri di opposizione, con malizia, hanno rinfacciato ai colleghi piddiini, che riducendo gli emolumenti dei membri della Fondazione Mps, si sarebbero ridotti gli introiti per la Federazione, in virtù di quell’articolo (il n. 28 del regolamento Pd) “dove c’è scritto che i nominati devono comunque versare alla tesoreria una quota d’indennità”, ha tuonato Staderini nel suo intervento. Un processo che in questo momento il Pd provinciale non può proprio permettersi. Pare che il deficit della Federazione sia consistente al punto che sono in dubbio anche i posti di lavoro dei collaboratori, Al punto che tutti i funzionari del partito si sono autotassati per “mandare avanti la baracca”. L’assenza di Mussari pesa più in questa vicenda che nelle aule dei tribunali!
Ma questa questione è bastevole per spiegare un muro di gomma così impenetrabile? No. Non basta. Ma va ad arricchire una situazione sempre più intricata all’interno dell’area Pd. Mentre a livello nazionale Renzi sta operando una chirurgica “destrutturazione” del partito, (e non è detto che sia sempre e comunque un fatto positivo), a livello locale le logiche non sono cambiate. Qui le correnti nazionali (renziani, cuperliani e chi più ne ha più ne metta) attraversano solo marginalmente i circoli, essendo più forti le correnti dei leader locali. Cuperlo? E chi l’ha mai visto? Qui contano di più Ceccuzzi, Mugnaioli, Carli e via discorrendo… E che loro siano orientati verso una corrente nazionale è un fatto talmente insignificante, nel post-primarie, che è legittimo non conoscerne la direzione effettiva. La verità è che il Pd senese (compresi i Comuni che hanno imboccato la strada delle amministrative di primavera) è allo sbando, lacerato da forze interne che ormai da anni agiscono senza alcuna remora.
Il sindaco Valentini ha dato ampia prova della sua incapacità a sostenere il manipolo di “rottamatori nostrani” e questo ha creato uno smarrimento che solamente oggi, a 7 mesi dal suo insediamento, comincia a lasciare il posto ad una ricostruzione del fronte oppositorio. Un fronte che si è rafforzato con la vittoria di Renzi ma che certamente ancora non trova appoggio sufficiente nei “renziani” con incarichi interni al partito. Scaramelli in primis, che, nei momenti cruciali, non ha saputo dare la opportuna spallata al vecchio per far circolare più agilmente il nuovo. Ma i “renziani”, quelli operativi sul campo, mostrano di non voler demordere ed anzi stanno affilando le armi in provincia. Pare che in molti Comuni (Sinalunga, per esempio) le lotte interne siano in atto. Tanti aspiranti candidati (praticamente uno per circolo) sostenuti da correnti e correntine, che spingono verso questo o quel personaggio con riferimenti diversi nel capoluogo. Primarie si, primarie no. Si cerca disperatamente di convergere tutti su un candidato unico da presentare alla eventuale coalizione di centrosinistra, ma questi sforzi si sarebbero concretizzati raramente e in mondo ancora troppo instabile.
Le pedine di un potere da consolidare a Siena, si muovono anche lungo i campi (rossi o verdi) della provincia. Far guadagnare un sindaco a questa o a quella corrente interna al partito vuol dire contare su certi appoggi, o anche solo mostrare il proprio peso politico. Altro che confronto sulle idee, incontro con i cittadini, trasparenza, programmi… sarebbe bello poterci credere ma poi, nelle segrete stanze, le decisioni vengono prese con ben altri presupposti! E i pezzi “sani” dei democratici continuano perdersi lungo la strada della restaurazione.
Ma pare che proprio dalla base sta cominciando a sorgere qualche ferma opposizione. Nel circolo di Sant’Andrea, qualche sera fa, sono volate parole grosse contro la vecchia dirigenza del partito. L’analisi delle vicende banca e fondazione si sta facendo strada, criticamente, anche nelle menti più propense alla fede cieca. E il senso critico, specie se espresso, di questi tempi non è una dote particolarmente apprezzata.
Lo dimostra l’episodio della modifica al Codice di Comportamento dei dipendenti comunali. Il comma 2 dell’articolo 10, quello che dice “Il dipendente si astiene dall’esprimere, anche nell’ambito dei social network, giudizi sull’operato dell’Amministrazione che possano recare danno o nocumento alla stessa. Il dipendente non pubblica, sotto qualsiasi forma, sulla rete internet (forum, blog, social network, ecc.) dichiarazioni inerenti l’attività lavorativa, indipendentemente dal contenuto, se esse siano riconducibili, in via diretta o indiretta, all’ente”, proprio non suona bene. La violazione del diritto di opinione è stata fortunatamente colta dall’opposizione (Neri, Giordano, Vigni), che ha presentato osservazioni, così da convincere l’Amministrazione a modificare “la modifica”. Adesso dobbiamo solo sperare che queste osservazioni non passino “inosservate”.
E, come ogni volta, chiudiamo con la speranza. Quella che ancora ci sostiene e che tiene vivi i colori di un mondo che, al momento, è solo il disegno su una tela. Possiamo sperare che la politica sia interesse anche di uomini e donne capaci di darle una rinnovata dignità? E cos’altro ci resta da fare? Ah, certo, sperare che questi uomini e queste donne si facciano avanti…