Aspettando il nuovo che avanza. Da qualche parte

SIENA. Dopo lo scandalo Mps; dopo lo scandalo Siena e Mens Sana; dopo gli scandali nell’Asl7; dopo le indagini sul buco dell’Ateneo; dopo il rischio default per il Comune; dopo la caduta degli dei che negli ultimi due decenni avevano fatto il bello e cattivo tempo a Siena (soprattutto il cattivo tempo)… cosa è cambiato in questa città?
Una domanda che assilla tanti, nelle ultime ore concitate vissute “sotto le finestre” delle stanze del potere.
Alla notizia delle operazioni di accerchiamento alla presidente della Fondazione Mps, Antonella Mansi, si è scatenato l’inferno. Riunioni al fulmicotone, telefoni roventi, minacce, rancori espressi… Difficile pensare, in questa atmosfera, che verranno ristabiliti gli equilibri passati.
Ma – e lo diciamo con un certo scoramento – siamo certe che un qualche straccio di equilibrio verrà trovato. Per il bene della restaurazione, ovviamente. E nel pieno rispetto di quel disegno machiavellico che, avviatosi all’indomani dell’avviso di garanzia all’allora candidato sindaco Franco C. è proseguito fino ad oggi, con qualche sobbalzo, qualche rallentamento, qualche dirupo da evitare, ma senza indugi. L’obiettivo è troppo importante: non mollare il potere a Siena. Un potere non certo paragonabile a quello che si amministrava negli anni d’oro della banca e della fondazione Mps, ma di questi tempi ci si può anche accontentare.
L’arrivo in Comune di Bruno Valentini, l’uomo del rinnovamento e della rinascita senese non ha cambiato nessuno degli equilibri interni al sistema Siena.
Il sindaco ha saputo, in questi mesi, operare secondo una logica di galleggiamento che lo ha reso in modo altalenante possibile alleato o nemico temporaneo a seconda delle correnti che, in quel momento, era utile assecondare.
Sotto il suo mandato sono stati vissuti momenti di reale sconcerto. Attimi in cui lo sguardo collettivo si è rivolto al Palazzo Pubblico aspettanto di ascoltare le parole del sindaco, le sue decisioni, eventuali indicazioni verso una via di reale cambiamento. La delusione è seguita a quegli attimi. Dopo la fiera determinazione della battaglia delle primarie, la sorprendente opposizione alle vecchie e deviate logiche interne al suo partito, Valentini ha imparato presto l’arte della mediazione arrivando alle dichiarazioni di qualche giorno fa rilasciate al Corriere Fiorentino. In un perfetto stile berlusconiano ha scelto di buttare là qualche polemica con i magistrati piuttosto che schierarsi con fermezza contro quel manipolo di “aggrovigliati” accusati di aver ridotto sul lastrico, per proprio interesse, i simboli economici, sportivi, sociali, della città che adesso si trova ad amministrare.
Nella logica di una politica “indipendente” il sindaco avrebbe potuto godere del vantaggio di non essere direttamente “legato” a questi ben noti personaggi, e si sarebbe potuto permettere, con tutti i vantaggi annessi, di smarcarsi da ogni possibile groviglio, nonostante la tessera del Pd in suo possesso. C’è chi pagherebbe per avere certe occasioni!
Se Valentini non l’ha mai fatto, una ragione ci dovrà pure essere. E probabilmente sta tutta nella ricerca costante di quel galleggiamento che lui va proteggendo con tutte le sue forze. A costo di qualsivoglia alleanza.
Ed ecco la ragione del suo incontro con Marco Turchi per la scelta del nome nuovo per la presidenza della Fondazione Mps. Enrico Totaro: questo l’homo novus scelto? Novus ben poco, diciamolo subito, che certo non potrà trovare l’appoggio dei sienacambisti (che Valentini ha sempre tenuto come stampella ma per andare a camminare con altri) e, pare non piaccia affatto ad un bel gruppetto di membri della Deputazione Generale della Fondazione Mps. Ma piace a C. e magari pure all’altro sindaco prima di C. ovvero a Maurizio Cenni, defilatosi dopo il decennio in Palazzo Publico ma sempre attivo dietro le quinte della politica locale.
Dopo la “scoperta” delle manovre di “ricambio” in Fondazione pare che si sia data un’accellerata agli eventi e, già in serata, pare sia stata convinta Antonella Mansi a lasciare l’incarico, magari sostenendo che è lei stessa a non volere una riconferma in Palazzo Sansedoni.
Quale sarà la reazione della gente? Gli animi sono ancora annebbiati dal benessere e dal successo delle squadre del cuore? O c’è speranza che qualcuno si sia svegliato dal coma vigile in cui era caduto in questi anni e magari si faccia prendere adesso da un sano senso di indignazione?
Non lo sappiamo. Non scommettiamo su nessuna delle ipotesi – coma o indignazione – attendendo che, magari, dal cilindro dei potenti venga fuori un altro nome, magari più spendibile e meno “di appartenenza”.
Tenuto conto che anche quest’anno non verrà assegnato il Mangia d’oro cominciamo a temere che non vi siano senesi all’altezza di importanti incarichi quale quello di Presidente della Fondazione Mps. Da quando il potere non sponsorizza nessuno, Siena pare essere rimasta orfana di figli nobili. L’ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse stato bisogno, della debolezza del sindaco. Paura di sbagliare? Paura di far piacere a qualcuno e offendere qualcun altro?
Non faremo nomi di probi senesi certamente meritevoli di tale riconoscimento ma dichiariamo con convinzione che questi individui esistono e che, in barba ai premi e agli ignavi, continueranno ad essere probi anche domani, quando tutti saranno convinti dell’estinzione di questa razza. “Quando non puoi combatterli con la macchina del fango, ignorali e fingi che non esistano”. Il potere senese ha spesso ragionato così.

Intanto le notizie si susseguono in queste ore. Paola Serpi, vicepresidente della Mens Sana, si sarebbe dimessa dal collegio dei revisori dei Conti della banca Mps. Una decisione probabilmente legata alla valanga nata dall’operazione Time Out che ha portato al famoso giovedì degli arresti.
Fulvio Mancuso, vicesindaco di Siena, pare essere sempre in bilico. E se è vero che Valentini sta complottando con C., allora il destino del suo braccio destro potrebbe essere segnato. In barba all’attività frenetica dell’avvocato, impegnato nel progetto di partecipazione della smart city.

In ballo ci sono sempre e comunque altre forze, altri equilibri, altri personaggi e nomi noti e meno noti di Siena. A partire dalla corrente di Alberto Monaci che, proprio ieri sera, durante l’intervista rilasciata a Daniele Magrini per Siena Tv ha lanciato l’allarme sui conti della Sansedoni Spa. (E se si preoccupa lui, possiamo cominciare a farlo anche noi!) A finire alla corrente dei cenniani che potrebbero avvantaggiarsi dei continui crolli del vecchio sistema e ripresentarsi dopo un paio di annetti in ombra. Passando per Siena Cambia che potrebbe chiedere il conto di certi comportamenti ambigui al “suo” sindaco e magari minacciare una guerriglia interna al Consiglio Comunale.
Un’ultima domanda: e, nel frettempo che si ristabiliscono gli equilibri di potere, che ne è di Siena e di quel che resta? Chi è stato incaricato di occuparsene? Mentre questi baldi giovani si accapigliano per ottenere posti e prebende e occupare posizioni nella scacchiera del sistema, chi si assumerà il compito arduo di risolvere qualche impellente problemuccio della città? Non so: il Santa Maria della Scala, il futuro della Fondazione Mps e magari pure quello della banca, il futuro del Siena e quello della Mens Sana, l’Università, l’ospedale delle Scotte… Sistemati tutti i fedelissimi in enti pubblici o in aziende private usate proprio per dare posti di lavoro a “comando”, resta tutto un mondo da raddrizzare. C’è qualcuno che, misericordiosamente, vorrà farsene carico?
Se c’è batta un colpo… una volta messosi all’opera,  a proporlo per il Mangia d’oro, ci pensiamo noi!