Il centrodestra esulta, il centrosinistra accusa il colpo. Ora vediamo che succederà
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Se qualcuno ha pensato, nell’arco della giornata di domenica, che “tanto a Siena non cambia nulla”; che “i senesi sono stati mobilitati nella loro difesa della sinistra”; “che hanno ingoiato tanto dal Pd e continueranno a farlo”, e amenità del genere, intorno alla mezzanotte tra domenica e lunedì, improvvisamente, è sorta la speranza che invece no… le cose potevano cambiare.
Luigi De Mossi, il “superavvocato”, sostenuto dai bloggers “dissidenti”, dichiaratosi civico ma sostenuto dai partiti del centrodestra in blocco, duramente attaccato negli ultimi giorni prima del ballottaggio, l’ha spuntata.
Lo stupore si mescola a mille altri sentimenti. La città ha rotto il suo legame ultrasettantennale con la sinistra ed ha voluto tentare altre strade, per liberarsi dai brandelli del passato, per allontanare il sempre più concreto rischio di un ripristino del “sistema Siena”. Sebbene messa di fronte al pericolo delle “destre fasciste” sbandierate dalla presunta sinistra senese, la città ha superato il muro della ipocrisia, della paura ed ha avuto il coraggio di scendere in piazza per seguire il comizio di un leghista come Matteo Salvini. Gli stessi senesi non credevano ai loro occhi, passando da Piazza Salimbeni, lo scorso venerdì. Si trattava della stessa città che non era scesa in piazza neppure in difesa della banca Mps? Era la stessa città che non aveva mostrato alcun segno di indignazione nel giorno della prima udienza contro Mussari & co. presso il Tribunale di Siena? Era la stessa città che non aveva saputo reagire neppure di fronte alle più recenti nomine in Fondazione Mps? Sì, era la stessa città ma con un senso di partecipazione meno condizionato. E forse, con una rabbia che aveva preso il sopravvento sulla cieca rassegnazione e su quella forma di timore di essere “etichettati” dalla parte sbagliata. Quella, per capirci, che veniva emarginata, tenuta lontana dalla “bella società senese” e, spesso, anche danneggiata.
Il centrodestra esulta. Il centrosinistra ha accusato il colpo al punto che ancora non mostra segni di reazione. Valentini, dalla sua pagina FB, si lascia andare ad un lungo intervento accorato, appena a qualche ora dalla sua sconfitta. Promette di agire dai banchi dell’opposizione. Un ruolo che non conosce, evidentemente, e del quale potrà assaporare tutta la frustrante impotenza.
Del resto, non solo lui dovrà imparare a fare politica stando in minoranza. Lo dovrà fare anche tutto il Pd in blocco. Si spezzano i fili che collegavano i gangli del potere a Siena o almeno iniziano a sfilacciarsi e, sebbene i nuovi ospiti del Palazzo Pubblico debbano dare prova del loro valore, è certo che i referenti in Piazza del Campo sono cambiati e, speriamo, anche il modo di gestire la cosa pubblica e gli annessi collegati.
A due giorni dalla debacle ci saremmo aspettati, oltre ad un commento (magari in risposta alla lista In Campo, che accusa proprio i democratici di comportamenti autolesionisti e dannosi per il sindaco uscente Valentini) anche una fserie di dimissioni maturate dall’ammissione del fallimento. Un fallimento che ha poco a che vedere con la sconfitta elettorale ma che parte da lontano: da stagioni di apparente e neppure tanto convincente autocritica circa il passato; da protagonisti del “sistema Siena” solo all’apparenza fattisi da parte ma già tutti ricomparsi ai vertici del partito locale; da guerre intestine e da politiche da caminetti; da accordi sottobanco e da gestione delle nomine alla vecchia maniera, anche sotto il rottamatore Valentini; da finti politici in cerca di occupazione e da lacchè senza spina dorsale e senza capacità. E la lista sarebbe ancora lunga ma ci fermiamo qui, tanto per passare ad un altro tema legato al Pd: la mancanza di ideali di sinistra a sostenerlo!
Il richiamo del popolo di sinistra a riunire le forze non ha funzionato. E non poteva funzionare. Il popolo di sinistra ha capito da tempo di non potersi identificare con i politici al governo della rossa Siena o, per fare un discorso più ampio, al governo della rossa Toscana. Questi presunti politici di sinistra sono da tempo e vistosamente reali politici di destra, interessati alle poltrone, a frequentare i salotti bene, a mostrarsi sui giornali accanto alla gente che conta, ad ignorare le istanze del mondo del lavoro, dell’imprenditoria, delle famiglie e delle classi più disagiate. I politici patinati, dell’apparenza, lontani dalle persone, in questo momento di grave crisi economica e morale, non possono riscuotere alcun successo: non bastano le camicie dalle maniche rivoltate per mostrare interesse e vicinanza alla gente comune… ci vuole la politica del fare e qui il fare è mancato del tutto!
Il centrodestra ha saputo riempire i vuoti lasciati da una sinistra autoreferenziale e, riducendo i litigi interni, ha saputo conquistare una città stanca di false promesse e di scarsa libertà intellettuale o di reale impegno politico. Sotto la guida di Luigi De Mossi, mostratosi moderato ed anche “distante” da alcune idee estreme portate avanti da una certa destra minoritaria, il gruppo opposto al Valentini e al Pd si è voluto finalmente mettere in gioco, con una tenacia che ha premiato. Malgrado qualche figura dubbia, il passato di impegno civile del superavvocato ha fatto breccia sull’elettorato.
Peccato per l’esperienza di PerSiena. Pierluigi Piccini aveva lavorato bene fino alla prima tornata elettorale. L’apparentamento con il sindaco uscente non è stato capito, e non poteva essere altrimenti. Il suo essere “contro” non poteva proprio essere origine e natura di quel poi essere “con”. Le sfaldature interne sono state solo il preludio ad una incomprensione dell’elettorato che ha preferito in gran parte guardare altrove: al mare o al De Mossi. La speranza è che le idee e l’esperienza di Piccini e della sua squadra giovane e meno giovane non vada persa. La speranza è che il sindaco De Mossi sappia spegnere l’atmosfera da campagna elettorale e riunire le buone idee avanzate dai tanti candidati in lizza al servizio della città che certo merita un’alleanza di intelletti e di volenterosi in una nuova stagione che sia inclusiva e non riservata a pochi, come fino ad ora è stato.
La migliore risposta alla cattiva politica dell’ultimo ventennio sarebbe una buona e sana politica, priva di vendette trasversali e di indifferenza (che uccide al pari di una pistola). Il miglior cambiamento sarebbe quello della verità al potere; della trasparenza e dell’onestà in ogni azione di governo; del confronto aperto e continuo con i cittadini; della passione politica che si traduce nella ricerca di soluzioni ai problemi quotidiani della gente.
E’ un nuovo tempo per Siena? Questo è certo!
E’ il giusto tempo della rinascita di questa città? Sapremo dircelo tra qualche tempo… ma gli ingredienti per una nuova ricetta amministrativa ci sono tutti.