Ne parla il candidato leghista Michele Rossi
Michele Rossi con Matteo Salvini
SIENA. Whirlpool EMEA promette il rientro in Italia d’importanti produzioni prima delocalizzate all’estero (in particolare da Polonia, Turchia e Cina), oltre al rientro della quasi totalità dei centri di progettazione e ricerca. Premettiamo subito che è facile aspettarsi che questo comporterà che l’azienda chiederà ai lavoratori congrui sacrifici come contropartita al nuovo piano aziendale. Sacrifici che, com’è sempre successo, riguarderanno le indennità salariali, le condizioni di lavoro, e forse anche i diritti dei lavoratori stessi. Pur con tutte queste considerazioni resta il fatto, sicuramente positivo, che il piano di Whirlpool è in evidente controtendenza con la moda attuale che vuole l’Italia patria della più evidente desertificazione industriale degli ultimi tempi per via di una delocalizzazione di massa cominciata ancor prima dell’arrivo della crisi mondiale.
Entrando nello specifico del progetto di Whirlpool ci accorgiamo di come gli investimenti promessi si distribuiranno sui vari stabilimenti posti sul territorio. La Lombardia è la principale beneficiaria degli investimenti e del piano di assunzioni. Se in Campania le nuove assunzioni a Napoli (45 dichiarate) saranno assolutamente insufficienti a compensare la chiusura di Caserta, nel centro – Italia la situazione è pressoché identica: Albacina chiuderà, anche se i suoi 600 addetti si sposteranno a pochi km di distanza (Fabriano). Per brevità non entriamo nel merito del programma per gli altri stabilimenti italiani del gruppo Whirlpool – Indesit ma la situazione è chiara: l’azienda multinazionale, a parità di altre condizioni, preferisce investire dove c’è una buona amministrazione. E’ pur vero che lo stabilimento di Cassinetta (VA) era forse il più adatto per via delle proprie dimensioni a una più efficace ottimizzazione di costi e produttività ma è innegabile che la regione Lombardia abbia avuto in passato e oggi un approccio assai diverso a queste problematiche.
Sicuramente lo stesso approccio non lo hanno avuto né gli ultimi Governi nazionali (non eletti) per tutti gli stabilimenti italiani, né le nostre amministrazioni locali per quello che concerne lo stabilimento di Siena (chi scrive ne è dipendente in solidarietà da un anno). Il Governo Renzi in particolare con la cosiddetta legge Electrolux, propagandata come un grande successo dal ministro Poletti, avrebbe potuto subordinare la concessione di risorse pubbliche per un costoso piano di ammortizzatori sociali, all’impegno dell’azienda nel mantenimento dei livelli occupazionali ma è stata poi, in concreto, superata dai fatti. Non hanno fatto meglio le amministrazioni di Comune, provincia e regione impegnate su questo fronte solo al momento delle varie campagne elettorali con qualche breve discorso di circostanza, scambio di lodi e scatti per i fotografi. Questo perché il Buon Governo (verde) promuove il lavoro e il conseguente benessere mentre il Cattivo Governo (rosso scolorito) depreda il territorio e i suoi abitanti.
Michele Rossi
Candidato Lega Nord al Consiglio regionale – Dipendente Whirlpool