"Forse il Monte dei Paschi riuscirà a sollevarsi dalla crisi in cui è precipitato tornando ad essere l’Istituto bancario prestigioso che è stato; ma non sarà più la banca della città"
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SIENA. Siena ha attraversato, negli ultimi anni, uno dei momenti più bui della sua storia. Neppure le peggiori crisi economiche che hanno attraversato il 1900 avevano inciso così profondamente nel tessuto economico e sociale di questa città. Il motivo è semplice: fino alla crisi attuale questa città aveva una banca. Non una banca qualsiasi, ma la banca più antica del mondo: Il Monte dei Paschi di Siena. E il Monte non era una banca fondata attraverso capitali di ricchi signori medioevali che, per combinazione, vivevano a Siena; no il Monte era la banca del popolo di Siena, fondata dal Consiglio Generale della Repubblica di Siena il 27 febbraio del 1472 allo scopo di garantire prestiti a persone povere e bisognosi ad un basso tasso di interesse.
Il Monte dei Paschi è dunque stato, per quasi seicento anni, il fulcro dell’economia senese; lo strumento attraverso cui questo territorio ha prosperato e si è sviluppato. La drammatica crisi che ha investito la “banca” ha determinato come effetto la crisi politico-istituzionale che ha avuto il suo culmine nel commissariamento del “Governo della città” ed ha posto d’un colpo la società senese di fronte alla realtà: La realtà di un’Amministrazione comunale sull’orlo del dissesto, evitato di misura grazie al buon governo di una amministrazione che in questi cinque anni ha saputo compiere scelte sicuramente dolorose, ma imprescindibili, e che oggi riesce a consegnare ai cittadini un Comune con un bilancio molto più solido e che può finalmente guardare con ritrovata fiducia al futuro; la realtà di una Università che, dalla crisi in cui era precipitata ha saputo trovare il riscatto nell’oculatezza della gestione e nella capacità di innalzare la qualità dell’offerta formativa, fino a riposizionarsi, in poco tempo, ai vertici della classifica delle migliori Università del nostro paese. Forse il Monte dei Paschi riuscirà a sollevarsi dalla crisi in cui è precipitato tornando ad essere l’Istituto bancario prestigioso che è stato; ma non sarà più la banca della città. Dopo quasi seicento anni la storia della città si separa, dolorosamente, dalla storia della sua banca. Forse riusciremo a mantenere a Siena il “governo” della banca; forse la Fondazione riuscirà a riappropriarsi di una parte, certamente minoritaria, delle azioni che oggi sono nelle mani del Ministero del Tesoro; ma non sarà più Siena a decidere dei destini del Monte.
Tutto ciò ha deflagrato come una potente esplosione in una città da decenni assopita in un’apatia che, piano piano, l’ha precipitata in una realtà distorta, fatta di certezze effimere che di colpo sono venute meno. Forse però da tutto questo disastro possiamo trarre la forza per reagire, per uscire dal tunnel; forse oggi possiamo renderci conto che Siena è molto di più della sua banca. Abbiamo un patrimonio incredibile fatto di bellezza e di bontà che dobbiamo riuscire a valorizzare al meglio. Il binomio rappresentato dal turismo e dalla eccellenza agro-alimentare può essere la leva che, nei prossimi anni, riportano Siena all’opulenza di un tempo. Ma per questo dobbiamo riuscire a sfruttare al meglio tutte le opportunità che la vocazione del territorio ci offre, a partire da una comunicazione che sappia mettere in risalto quanto di bello e di buono possiamo offrire fino ad un sistema turistico-ricettivo all’altezza della elevata qualità che il territorio offre.
Appare evidente come vi siano ancora ampi spazi di progettualità nel settore eno-gastronomico, a partire da un più mirato e diffuso sfruttamento ai fini turistici. Ma dobbiamo impegnarci anche per riportare agli antichi fasti l’Enoteca e, perché no, riportare a Siena Vinitaly che qui era nata e che qui trova la sua naturale collocazione. Ma vi è ancora un aspetto su cui voglio soffermarmi ed è la formazione nel settore agro-alimentare. A Siena abbiamo un ottimo Istituto Superiore di Agraria. Ma credo che questo territorio si meriti di più di una scuola media superiore in questo settore. E’ vero, la Facoltà di Agraria è a Firenze e non possiamo pensare di farne una anche a Siena. Ma una scuola superiore, collegata all’Università, magari con caratteristiche internazionali, che riguardi specificatamente il settore dell’enologia ad alto livello potremmo provare ad inventarcela. Credo che non esista territorio al mondo che più la merita.
Walter Biagini