AREZZO. La notizia degli arresti ai domiciliari su mandato della procura di Bari per gli ex vertici della Banca Popolare di Bari, Marco Jacobini e suo figlio Gianluca era da noi attesa e sicuramente auspicata. Quello che appare incredibile non sono solamente gli innumerevoli capi di imputazione: in tutto 13 tra false comunicazioni sociali, falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza, maltrattamenti ed estorsioni, commessi negli anni tra il 2014 e il 2018, ma il fatto che, secondo gli investigatori gli Jacobini, poche ore prima il commissariamento della banca (avvenuta il 13 dicembre), avrebbero messo “in atto condotte di occultamento dei profitti illeciti” trasferendo dai loro conti correnti, cointestati alle rispettive mogli, somme per complessivi 5,6 milioni. Il trasferimento dei fondi sarebbe avvenuto il 12 e il 13 dicembre scorsi. Oltre la condotta spregiudicata, che non ci sorprende affatto, anche la cialtroneria più totale.
Ma il faro degli inquirenti riguarda anche presunte truffe perpetrate ai danni dei piccoli azionisti. Un aspetto che emerge proprio dagli stessi documenti della Vigilanza. I piccoli azionisti sarebbero stati «distolti dall’investimento in Buoni del Tesoro» dai dirigenti dell’istituto, i quali «assicuravano che le azioni della Banca Popolare di Bari erano prive di rischio». Un’operazione che sarebbe servita a rafforzare il capitale della banca. Non solo: gli «obiettivi di investimento» risultano essere stati manipolati, tanto che a quelli di «tipo conservativo» era «associato solo a 300 clienti, benché oltre 26mila avessero dichiarato di voler prioritariamente proteggere il capitale». Tutte cose di cui adesso qualcuno dovrà rendere conto, senza continuare ad etichettare questi risparmiatori investitori consapevoli!
Letizia Giorgianni
Presidente Associazione vittime del Salvabanche