Ma senza il ritorno alla reddititvità potrebbe rivelarsi tutto un inutile esercizio finanziario
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di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Non bastasse la complicata situazione finanziaria globale (ed europea in particolare, leggi Grecia e Spagna), il mondo della finanza è tormentato dalle vicissitudini senesi, in cui l’amministratore delegato Viola – che non vuol sentire parlare di ulteriore aumento di capitale – deve trovare un miliardo di euro che ancora manca per soddisfare le richieste Eba (3,267 miliardi), arrivate a scadenza. Il pressing della Banca d’Italia in questi giorni è notevole e la prospettiva dei Co.Co.bond non è vista con alcun favore dalla comunità degli investitori: con i valori attuali il rischio che un bell’utile si trasformi in un azionariato inutile è troppo grande.
Per cui dalle colonne dei giornali (Cesare Peruzzi sul Sole 24 ore) ritorna in ballo una nostra proposta di qualche tempo fa: perché non farsi prestare dal Ministero dell’Economia (tecnicamente sembra possibile) un’altra bella tranche di Tremonti bond da 1,9 miliardi di euro? In fondo una dotazione di 3,8 miliardi di soldi dello Stato in cassaforte di MPS – che vada a controbilanciare i 26 miliardi di titoli di Stato che inopinatamente Mussari e Vigni comprarono – diminuirebbe il rischio delle minusvalenze che opprime il valore della banca e il suo conto economico e patrimoniale. Non sarebbe più semplice che lo Stato italiano ricomprasse un po’ dei BTp che ha il Monte in carico? Mentre cerchiamo di orientarci nel labirinto della finanza, ragioniamo che 1,9 miliardi di T-bond contro una necessità di 1 sarebbero una adeguata assicurazione per ripristinare la liquidità verso famiglie ed imprese, agevolando la concessione, per esempio, di mutui immobiliari – che potrebbero restituire fiato a una economia asfittica, come quella che viviamo in questi tempi o sostenere le aziende specialmente quelle rivolte all’export. Ancora più semplice, altra cosa tecnicamente e velocemente fattibile perché occorre solo una richiesta scritta firmata da Alessandro Profumo, sarebbe quella di convertire il prestito di Via XX Settembre attualmente in essere, in capitale della banca. Con l’ingresso di un nuovo socio pesante, ma grazie al cielo è lo Stato. La cui portata non è chiara ai gruppi di potere che non vogliono perdere il controllo della gestione di MPS: ci sarebbero da riscrivere le regole e toccherebbe al governo tecnico di Monti e non a Giuliano Amato, come fu nell’anno che nacque il sistema delle Fondazioni.
In fondo Fabrizio Viola cerca soluzioni che garantiscano a Rocca Salimbeni una vita più tranquilla e la necessaria redditività. In questo senso certamente i Tremonti bond sono più facili da gestire e meno onerosi da remunerare rispetto ai Co.co.bond.
E’ necessario tuttavia chiudere al più presto la stagione dei prestiti facili incagliati agli amici senza garanzie. Solo la gestione del Siena calcio, secondo i conti fatti sull’Espresso da Gianfrancesco Turano, sarebbe costata al Monte la bellezza di 400 milioni di euro per sostenere Massimo Mezzaroma e famiglia (e i presidenti precedenti: ovviamente i debiti si sono moltiplicati negli anni), con operazioni immobiliari dubbie nella capitale che si ipotizzano senza ritorno economico (Parco Talenti, Piazza Navigatori all’Eur), senza considerare gli oltre 80 milioni di sponsorizzazione negli ultimi 12 anni che sarebbero una cosa quasi normale, trattandosi di pubblicità. Invece, secondo i sindacati dell’istituto di credito, la presentazione del piano industriale al pubblico senza passare dalla trattativa sul tavolo aziendale fa temere che il conto verrà presentato solo ed esclusivamente in termini di riduzione di stipendio e di personale. Il mancato pagamento del Vap (premio di produzione) sarebbe insomma solo l’antipasto. Sarà, ma a rendere calda l’aria non ci sta pensando solo l’anticiclone Scipione.