Sperimentate a Siena le conseguenze delle divisioni interne del partito
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SIENA. Mi domando con quale coraggio Bruno Valentini, uscito vincitore dalle primarie del PD senese, possa considerare il risultato ottenuto un viatico per riunire i cocci di quel partito e presentarsi alle elezioni comunali con la tracotanza del sicuro vincitore.
Il fatto che abbia ottenuto poco più del 55% dei voti in uno scontro così duro e senza esclusione di colpi, significa che avrà contro la metà del suo stesso partito, come ha dimostrato subito Giulio Carli preannunciando le dimissioni da segretario comunale, non prima però di aver preparato la lista dei candidati al consiglio comunale (in cauda venenum).
uindi, al di là delle formali assicurazioni di fedeltà verso il vincitore (abbiamo visto la sincerità di quelle di Renzi verso Bersani), nelle prossime settimane continuerà la guerra fra le varie componenti del PD, che ha già portato allo scioglimento del Consiglio Comunale ed all’arrivo del Commissario. Viene da pensare che a Siena abbiamo sperimentato con anticipo le conseguenze delle divisioni interne al PD che a livello nazionale stanno provocando il disastro che è sotto gli occhi di tutti.
Il rischio di una eventuale elezione di Valentini a Sindaco è in primo luogo quello della fragilità dello schieramento che lo sosterrà, assai eterogeneo e portatore di interessi diversi (non sempre confessabili) capace di dividersi alla prima buona occasione, e quindi foriero di nuove crisi.
E’ possibile che solo gli accordi sottobanco possano diventare garanzie di stabilità per il Comune di Siena?
Ma l’elemento più ambiguo è la parola d’ordine del rinnovamento, che Valentini sta sbandierando per conquistarsi i voti dei delusi. Gianni Bari ha già evidenziato il mezzuccio cui ha fatto ricorso per potersi candidare a Sindaco di Siena, senza lasciare del tutto la responsabilità di Monteriggioni: una prudente manovra per conservare comunque una poltrona o la volontà di pesare su ambedue i comuni? E non si venga a dire che ha voluto evitare il Commissario, perché in queste condizioni il Vicesindaco non avrà poteri che di ordinaria amministrazione, quindi l’attività del comune comunque si fermerà fino alle prossime elezioni.
Se vuole davvero rinnovare, perché ha chiesto il sostegno di Mauro Marzucchi, cioè uno dei massimi responsabili della vecchia gestione cenniana e ceccuzziana, quindi nel segno della massima continuità (che peraltro gli ha sbattuto la porta in faccia)? E che dire dell’appoggio ricevuto dai vecchi maggiorenti del sistema senese, oggi come allora accorsi subito sul carro del vincitore?
La vera volontà di rinnovamento della politica, sia nei metodi che nei contenuti, è quello che ci divide profondamente da Bruno Valentini.
Un esempio: mentre io mi sono impegnata a dare attuazione al referendum sull’acqua, a ripubblicizzare la gestione ed a togliere la remunerazione del capitale privato dalla tariffa, e molti comuni della Toscana si sono espressi contro la nuova “tariffa truffa” stabilita dall’Autorità per l’Energia, quello di Monteriggioni ha continuato a votare a favore delle delibere proposte dall’ATO (e quindi contro la volontà espressa dai cittadini).
Ma ciò che ci divide più profondamente è la concezione della cosa pubblica che lui vorrebbe far passare per modernismo ed efficienza, ed è invece la negazione di quella nuova volontà popolare di partecipazione che io voglio rappresentare e sostenere. Non è modernità gestire la politica urbanistica adattando gli strumenti di programmazione alle esigenze degli imprenditori, magari ricevendo in cambio qualche intervento di urbanizzazione. E’ il Comune, nell’interesse generale, che deve compiere le scelte, non aspettare che l’iniziativa privata proponga varianti ed aggiustamenti, come purtroppo troppo spesso si è verificato a Monteriggioni ed anche a Siena (Minuti docet).
L’urbanistica contrattata è la negazione della programmazione pubblica dell’uso del suolo, ed è il viatico delle varie cementificazioni che stanno massacrando il nostro territorio.
La vera modernità è oggi difendere e valorizzare davvero i beni comuni e gli interessi della collettività: in questo non ci può essere diversità più profonda tra la mia politica e quella di Valentini e del PD.
Laura Vigni, candidata Sindaco
(foto Corrado De Serio)
Il fatto che abbia ottenuto poco più del 55% dei voti in uno scontro così duro e senza esclusione di colpi, significa che avrà contro la metà del suo stesso partito, come ha dimostrato subito Giulio Carli preannunciando le dimissioni da segretario comunale, non prima però di aver preparato la lista dei candidati al consiglio comunale (in cauda venenum).
uindi, al di là delle formali assicurazioni di fedeltà verso il vincitore (abbiamo visto la sincerità di quelle di Renzi verso Bersani), nelle prossime settimane continuerà la guerra fra le varie componenti del PD, che ha già portato allo scioglimento del Consiglio Comunale ed all’arrivo del Commissario. Viene da pensare che a Siena abbiamo sperimentato con anticipo le conseguenze delle divisioni interne al PD che a livello nazionale stanno provocando il disastro che è sotto gli occhi di tutti.
Il rischio di una eventuale elezione di Valentini a Sindaco è in primo luogo quello della fragilità dello schieramento che lo sosterrà, assai eterogeneo e portatore di interessi diversi (non sempre confessabili) capace di dividersi alla prima buona occasione, e quindi foriero di nuove crisi.
E’ possibile che solo gli accordi sottobanco possano diventare garanzie di stabilità per il Comune di Siena?
Ma l’elemento più ambiguo è la parola d’ordine del rinnovamento, che Valentini sta sbandierando per conquistarsi i voti dei delusi. Gianni Bari ha già evidenziato il mezzuccio cui ha fatto ricorso per potersi candidare a Sindaco di Siena, senza lasciare del tutto la responsabilità di Monteriggioni: una prudente manovra per conservare comunque una poltrona o la volontà di pesare su ambedue i comuni? E non si venga a dire che ha voluto evitare il Commissario, perché in queste condizioni il Vicesindaco non avrà poteri che di ordinaria amministrazione, quindi l’attività del comune comunque si fermerà fino alle prossime elezioni.
Se vuole davvero rinnovare, perché ha chiesto il sostegno di Mauro Marzucchi, cioè uno dei massimi responsabili della vecchia gestione cenniana e ceccuzziana, quindi nel segno della massima continuità (che peraltro gli ha sbattuto la porta in faccia)? E che dire dell’appoggio ricevuto dai vecchi maggiorenti del sistema senese, oggi come allora accorsi subito sul carro del vincitore?
La vera volontà di rinnovamento della politica, sia nei metodi che nei contenuti, è quello che ci divide profondamente da Bruno Valentini.
Un esempio: mentre io mi sono impegnata a dare attuazione al referendum sull’acqua, a ripubblicizzare la gestione ed a togliere la remunerazione del capitale privato dalla tariffa, e molti comuni della Toscana si sono espressi contro la nuova “tariffa truffa” stabilita dall’Autorità per l’Energia, quello di Monteriggioni ha continuato a votare a favore delle delibere proposte dall’ATO (e quindi contro la volontà espressa dai cittadini).
Ma ciò che ci divide più profondamente è la concezione della cosa pubblica che lui vorrebbe far passare per modernismo ed efficienza, ed è invece la negazione di quella nuova volontà popolare di partecipazione che io voglio rappresentare e sostenere. Non è modernità gestire la politica urbanistica adattando gli strumenti di programmazione alle esigenze degli imprenditori, magari ricevendo in cambio qualche intervento di urbanizzazione. E’ il Comune, nell’interesse generale, che deve compiere le scelte, non aspettare che l’iniziativa privata proponga varianti ed aggiustamenti, come purtroppo troppo spesso si è verificato a Monteriggioni ed anche a Siena (Minuti docet).
L’urbanistica contrattata è la negazione della programmazione pubblica dell’uso del suolo, ed è il viatico delle varie cementificazioni che stanno massacrando il nostro territorio.
La vera modernità è oggi difendere e valorizzare davvero i beni comuni e gli interessi della collettività: in questo non ci può essere diversità più profonda tra la mia politica e quella di Valentini e del PD.
Laura Vigni, candidata Sindaco
(foto Corrado De Serio)