Indiscrezioni dalla galassia Monte: candidature interne al vaglio della politica
di Red
SIENA. Una settimana fa sull’asse Siena-Roma era partito il totoscommesse su quanti giorni ancora Antonio Vigni sarebbe rimasto il direttore generale del Monte dei Paschi. C’è chi diceva non sarebbe arrivato a venerdì, visto che nelle silenti stanze senesi delle varie istituzioni coinvolte nella decisione si era deciso di usare il metodo Parlangeli e bisognava agire. Cioè scaricare sull’anello debole della catena di comando (l’unico che non viene dalla politica), le responsabilità di tre anni di tracolli continui e giusto a ridosso della presentazione della semestrale che, pur in utile, si è rivelata decisamente deludente per i mercati. La situazione perfetta con la scusa perfetta per rifare la facciata. Ma le continue assenze del gran capo Giuseppe Mussari, che è praticamente fisso a Roma e in trasferta per ogni atto di presenzialismo dell’Abi, devono aver fatto rinviare la decisione di qualche tempo e Vigni l’ha scampata, per poco tempo ancora.
Si deve scegliere un uomo nuovo, però, e non è cosa facile. Parlangeli in Fondazione MPS è stato sostituito da uno “yesman” in pensione, Pieri, che poco ha da fare vista l’ingessatura patrimoniale dell’ente, e dei tentativi di diversificazione attraverso F2i vi abbiamo già raccontato. Più delicato il ruolo in Rocca Salimbeni per mettere un mero esecutore, ne va di mezzo la credibilità istituzionale. Poi vanno pesate le componenti politiche interne. Sistemata la candidatura di Alessandro Piazzi in Fondazione (dove comunque presto Gabriello Mancini lascerà per rinnovo cariche), per il posto di comando in Rocca Salimbeni è difficile fare un pronostico. La prima candidatura sarebbe quella di Giuseppe Menzi, attuale direttore generale di Antonveneta. Una carriera tutta interna alla banca con trasferta a Mantova, un vero “montepaschino”. L’altro “pezzo da novanta” sarebbe Marco Massacesi. Un curriculum vitae molto più variegato, che spazia da Arthur Andersen a Banca d’Italia, prima dell’approdo a Siena. Ogni fazione tiene il proprio candidato, e altri ne usciranno, se non si farà presto.
Ma se i tam tam dell’informazione locale tacciono ancora, ieri il sindaco Ceccuzzi – con la mozione approvata sull’asse PD-PdL (!) sui nuovi indirizzi programmatici per la Fondazione nel periodo 2011-2013 – ha dato il via al carosello. L’autocritica leggera e velata, con il recupero della centralità di Siena nella gestione della banca (ci piacerebbe sapere da chi, esterno, saremmo stati guidati negli ultimi anni), sarà immancabilmente seguita da analogo documento stilato dalla Provincia di Simone Bezzini. Allora il castello formale sarà completo, la popolazione preparata e anche se non ci sarà un Palio a coprire tutto, pazienza.
Ma non pensate che approfittino dell’occasione per farci conoscere quanti debiti ha la Fondazione, grazie all’ultimo improvvido aumento di capitale. Quello verrà fuori solo a giugno del prossimo anno, quando anche l’era Mancini sarà terminata. Con Vigni a casa, ben pagato naturalmente, e Mussari alla rincorsa di un posto da ministro nel governo tecnico che dovrà gestire il crac Italia che si profila all’orizzonte, non rimarranno in circolazione responsabili a cui far carico della fine della città.
(Foto Corrado De Serio)