La scommessa è superare il sistema basato sulla rendita e rilanciare l

SIENA.Il modello economico e sociale basato sul Monte dei Paschi, ha mostrato tutta la sua debolezza dopo gli eventi accaduti, non a caso, in questi anni di crisi e profonda depressione economica. Siena si è scoperta così di non essere per niente “più a riparo dalla crisi” con il MPS. Il flusso di danaro che MPS ha elargito, ha consentito a molte attività di stare, come si dice, sul mercato, generando un certo “circuito MPS”. Un “circuito viziato”, possiamo dire, visto che la vita delle varie attività economiche non è stata autonoma dal MPS. Per via di un’economia così fondata, una volta venuta meno la banca, la città ha rivelato fragilità e debolezze che le fasce sociali meno protette hanno immediatamente avvertito e che nel futuro prossimo possono divenire ancora più pesanti.
Il settore terziario, la struttura economica principale in termini di occupazione e reddito di Siena, ha poggiato la propria esistenza in gran parte sul MPS. Un terziario rivolto alla città, che ha consumato la ricchezza ma non ne ha prodotta altrettanta. Ricchezza prodotta altrove e che la banca ha portato nella città, sia attraverso le larghe retribuzioni dei suoi tanti dipendenti cittadini, sia attraverso commesse e ordinativi direttamente o indirettamente a enti e imprese, per vie non propriamente del così detto mercato. In sostanza c’è stato una sorta di sistema solidale che ha consentito a buona parte della città di vivere di rendita e dunque di economia drogata.
Questo modello ha fatto sì che quelle poche forze economiche della città non camminassero con le proprie gambe e quindi diventassero forti e grandi, dotando Siena di altre opportunità economiche. Il sistema della rendita non ha consentito al turismo, grande risorsa economica cittadina, e al forte tessuto di artigiani di dotarsi di adeguati strumenti operativi e offrire così servizi moderni e innovativi. Non meno si può dire per la rete dei professionisti; anzi, questi, grazie al loro ruolo nel tessuto sociale, nella rendita ci hanno sguazzato.
E’ necessario a questo punto rovesciare il tavolo e rifondare il modello economico della città dove al centro deve esserci l’economia reale con il turismo e la rete degli artigiani, con un terziario avanzato fatto anche di servizi culturali e museali. Siena deve essere in grado di produrre ricchezza, intesa come lavoro, reddito e cultura, offrendo ai propri cittadini ma soprattutto all’esterno il suo ricco patrimonio e le sue specificità valorizzate.
Non deve essere più un’economia basata sulla rendita, sulla ricchezza prodotta fuori dal territorio, e quindi non da Siena, e su operazioni finanziarie e speculative decise da un gruppo di uomini al vertice di una banca a dimensione internazionale. Condizioni queste che fanno dipendere molto le sorti della città da fattori e da variabili esterne e di carattere finanziario. A mettere Siena in tali condizioni è stata comunque una componente locale, cioè un gruppo di uomini politici mossi da interessi ristretti nel tempo e nello spazio. A voler essere buoni, uomini “non lungimiranti”.
Cambiare radicalmente il modello significa riportare al centro il benessere collettivo o comune di Siena, significa mettere al centro i mestieri e il lavoro di tutti i cittadini, collettivamente, cioè insieme, senza lasciare nessuno indietro, cioè “fare sistema”. Questo non solo per opportunità strategica data la situazione, ma anche per recuperare le specificità vittime della rendita e ridare più equilibrio alla distribuzione della ricchezza prodotta dalle forze produttive cittadine. A ciò farebbe seguito un beneficio per il tessuto sociale e culturale e Siena non sarebbe più una città chiusa, che conservando il suo patrimonio lo valorizza offrendolo al mondo.
Il MPS deve essere solo di supporto, come una normale banca di credito ordinario (termini oramai in disuso) operante nel territorio. Va in questa direzione la proposta avanzata di ridimensionare la Banca MPS a un istituto di credito a carattere regionale e in qualche modo appartenente alla Fondazione MPS, ma con ruolo di quest’ultima diverso e più trasparente (in ogni caso ben ridefinito).
Il settore terziario, la struttura economica principale in termini di occupazione e reddito di Siena, ha poggiato la propria esistenza in gran parte sul MPS. Un terziario rivolto alla città, che ha consumato la ricchezza ma non ne ha prodotta altrettanta. Ricchezza prodotta altrove e che la banca ha portato nella città, sia attraverso le larghe retribuzioni dei suoi tanti dipendenti cittadini, sia attraverso commesse e ordinativi direttamente o indirettamente a enti e imprese, per vie non propriamente del così detto mercato. In sostanza c’è stato una sorta di sistema solidale che ha consentito a buona parte della città di vivere di rendita e dunque di economia drogata.
Questo modello ha fatto sì che quelle poche forze economiche della città non camminassero con le proprie gambe e quindi diventassero forti e grandi, dotando Siena di altre opportunità economiche. Il sistema della rendita non ha consentito al turismo, grande risorsa economica cittadina, e al forte tessuto di artigiani di dotarsi di adeguati strumenti operativi e offrire così servizi moderni e innovativi. Non meno si può dire per la rete dei professionisti; anzi, questi, grazie al loro ruolo nel tessuto sociale, nella rendita ci hanno sguazzato.
E’ necessario a questo punto rovesciare il tavolo e rifondare il modello economico della città dove al centro deve esserci l’economia reale con il turismo e la rete degli artigiani, con un terziario avanzato fatto anche di servizi culturali e museali. Siena deve essere in grado di produrre ricchezza, intesa come lavoro, reddito e cultura, offrendo ai propri cittadini ma soprattutto all’esterno il suo ricco patrimonio e le sue specificità valorizzate.
Non deve essere più un’economia basata sulla rendita, sulla ricchezza prodotta fuori dal territorio, e quindi non da Siena, e su operazioni finanziarie e speculative decise da un gruppo di uomini al vertice di una banca a dimensione internazionale. Condizioni queste che fanno dipendere molto le sorti della città da fattori e da variabili esterne e di carattere finanziario. A mettere Siena in tali condizioni è stata comunque una componente locale, cioè un gruppo di uomini politici mossi da interessi ristretti nel tempo e nello spazio. A voler essere buoni, uomini “non lungimiranti”.
Cambiare radicalmente il modello significa riportare al centro il benessere collettivo o comune di Siena, significa mettere al centro i mestieri e il lavoro di tutti i cittadini, collettivamente, cioè insieme, senza lasciare nessuno indietro, cioè “fare sistema”. Questo non solo per opportunità strategica data la situazione, ma anche per recuperare le specificità vittime della rendita e ridare più equilibrio alla distribuzione della ricchezza prodotta dalle forze produttive cittadine. A ciò farebbe seguito un beneficio per il tessuto sociale e culturale e Siena non sarebbe più una città chiusa, che conservando il suo patrimonio lo valorizza offrendolo al mondo.
Il MPS deve essere solo di supporto, come una normale banca di credito ordinario (termini oramai in disuso) operante nel territorio. Va in questa direzione la proposta avanzata di ridimensionare la Banca MPS a un istituto di credito a carattere regionale e in qualche modo appartenente alla Fondazione MPS, ma con ruolo di quest’ultima diverso e più trasparente (in ogni caso ben ridefinito).
Laura Vigni, candidato Sindaco
Arsenio Stabile, candidato della lista Sinistra per Siena