Pesano sul futuro della banca le valutazioni della Borsa e di Marignani (Dircredito)
di Red
SIENA. Giornata di altalena frettolosa in borsa: Milano tenta il rimbalzo ma la performance poco positiva dei bancari non alimenta l’indice. Da un possibile + 2% a uno stentato +0,36%. MPS è stato il titolo bancario più in rosso (-4,43%) preceduto soltanto da Banco Popolare (-5,53%). C’è la necessità di capire il perché di questo accanimento sull’istituto senese, ma ci vorrà un po’ di tempo fino alla prossima assemblea del 27 aprile.
Certo che la vendita obbligata effettuata dalla Fondazione di circa il 15% delle azioni MPS in suo possesso, anche se fatta con una certa attenzione e fuori dal mercato ordinario, non ha fatto bene alla considerazione dei mercati. Può essere capzioso discutere se la vendita sia stata volontaria, come amerebbe far credere Mancini, o costretta dalla volontà dei creditori di rientrare rapidamente del massimo possibile pena l’escussione totale del debito di Palazzo Sansedoni. Ma teniamo presente che quando qualcuno vorrà raccontare la verità e le dare un nome alle responsabilità tradite, sarà bene non dimenticare che tutte le ultime scelte sono state obbligate dalla volontà politica di far coprire alla Fondazione l’ultimo maledetto aumento di capitale di luglio 2011.
Intanto registriamo oggi che Claudio Marignani, dipendente di Banca MPS e componente della delegazione aziendale del sindacato Dircredito (ex Federdirigenticredito), nonché coordinatore del Pdl di Siena, in una intervista al sito finanziario Investireoggi.it ha dato semaforo verde all’azienda per la riduzione del personale della banca o dei suoi emolumenti, che solo pochi giorni fa erano stati esclusi da Fabrizio Viola in un gioco delle parti che lascia senza parole: “Scelte aziendali che comportino sacrifici economici per i dipendenti credo che potranno trovare condivisione, se accompagnate da una politica di rigore e razionalizzazioni che riguardi ogni ambito di spesa. Il contenimento dei costi è una necessità ma, ad esempio, il top management deve essere di parametro nelle riduzioni. La banca ha una storia di alte professionalità che possono favorire se motivate , pur in una fase economica difficile, un rapido ritorno a risultati positivi di bilancio. Di questo c’è consapevolezza fra i dipendenti. Non credo che sia interesse di nessuno quello di alimentare un clima di incertezza e scontento”. Marignani darà il buon esempio? Sarà, ma Marignani crede che lo faranno i dipendenti, perchè conclude affermando, a proposito del tavolo di trattative con la Direzione Generale che “C’è convinzione che sia richiesta una solidarietà fra dipendenti che porti a una distribuzione proporzionata e generalizzata dei sacrifici economici ma che questo salvaguardi l’occupazione”. Nessuna critica alla non ancora passata gestione della banca? “Ritengo che le colpe della maggioranza di sinistra siano da ricercare nella costruzione del “sistema Siena” che per alimentarsi aveva bisogno di risorse crescenti” afferma il sindacalista.
“Un sistema di controllo di ogni ambito della società attraverso un consenso ottenuto garantendo un benessere basato sul presupposto che la Banca avrebbe sempre fatto utili che poi la Fondazione avrebbe distribuito a pioggia. Quando un sistema inizia ad implodere viene meno il collante del potere ed emergono con forza le divisioni. Questa è storia recente. Le scelte politiche di fondo sono state sempre condivise nell’ambito del PD come quella che ha visto la Fondazione indebitarsi per oltre un miliardo per mantenere il controllo sulla banca (comunque poi perso) sottoscrivendo l’ultimo aumento di capitale”.
Un giudizio severo sulla conduzione della banca, un sasso nello stagno di un “sistema Siena” che, raccontato così, sembra alquanto opaco, clientelare. Chissà che ne pensano i senesi che sono stati tagliati fuori dal Bengodi perché non omogenei al sistema. O quelli che hanno raccattato briciole davanti ai 4 milioni di euro di Antonio Vigni in un colpo solo…