Chiediamoci: possiamo affidare la rinascita della città a chi ha contribuito a gestire questa stagione sciagurata?
SIENA. Alcuni candidati a sindaco (tra gli altri, Valentini, Marzucchi e Corsini) hanno lamentato che in questa campagna elettorale ci sono troppe critiche sul passato, troppo rancore verso chi ha governato Siena nell’ultimo decennio, troppo catastrofismo per come è messa la città.
Ma la situazione parla purtroppo di un generalizzato fallimento. Negli ultimi due anni la città ha subìto un crollo economico senza precedenti e la sua immagine danni incalcolabili, con l’edificio del Tribunale che ha ormai sostituito la Piazza del Campo in tutti i telegiornali.
La nostra grande Banca cerca acquirenti e l’occupazione dei suoi dipendenti è a rischio; il patrimonio della Fondazione, in dieci anni, è sceso da 12 miliardi di euro a 600 milioni, metà dei quali gravati da debiti. Il dissesto dell’Università resta grave nonostante la vendita degli immobili del policlinico e del San Niccolò, e l’ultimo bilancio non è stato approvato dai sindaci revisori. Le cooperative di servizi perdono lavoro e occupati. Le “biotecnologie” sono in cassa integrazione. Il Comune è gravemente indebitato e mancano persino i soldi per levare l’erba dalle aiuole e dalla Piazza. E si potrebbe continuare.
Tutto questo disastro non è nato per caso o per sfortuna, ma è il pesante risultato del fallimento di un sistema di potere ben riconoscibile, quello che il PD ha costruito, alimentato e difeso con i suoi docili alleati (Siena Futura, Riformisti e SEL) e, spesso, grazie ai silenzi interessati dei partiti di opposizione (UDC e PDL). Nel decennio “Ceccuzzi – Cenni – Mussari” la città nel suo complesso è stata preda di un diffuso malgoverno che ha visto fondersi l’incapacità amministrativa, la forzatura delle leggi, in qualche caso l’alterazione dei bilanci, il diffuso clientelismo e familismo, il privilegio delle ambizioni e degli interessi personali rispetto al bene comune. Ma quel sistema non è magicamente finito con il tramonto dei “tre” dai loro ruoli; è anzi ben vivo nei loro numerosi eredi, più o meno palesi, animati da nuove ambizioni.
Dobbiamo allora chiederci: possiamo affidare la rinascita della città a chi ha contribuito a gestire questa stagione sciagurata o ne ha condiviso i benefici? Si può costruire il futuro insieme a coloro che hanno distrutto il nostro presente? Chi ha partecipato al fallimento non dovrebbe sparire dalle scene politiche invece che proporsi come curatore?
Questo non è catastrofismo, come non lo era quando lottavamo contro lo scempio di Ampugnano, ci opponevamo all’acquisto di Antonveneta o eravamo contrari al piano strutturale del Comune, altra fonte di spreco, o ci opponevamo a bilanci comunali costruiti per mantenere il consenso e non per il bene comune. Ci definivano catastrofisti e nemici di Siena, ma abbiamo purtroppo visto dove i suoi “amici” hanno portato questa città.
Con un programma semplice e concreto, la vera Lista Civica “Impegno per Siena” si candida a scrivere il futuro di Siena, pienamente legittimata dal fatto di essere stata capace di denunciare apertamente gli errori del passato. Chiediamo allora di rinnovarci la fiducia a chi già ce l’ha accordata e il voto a coloro che finora ce l’hanno negato, perché i fatti ci hanno dato ragione.
Lavorando con serietà, onestà e concretezza sarà possibile riconquistare la nostra dignità, ritrovare la nostra prosperità e la nostra sicurezza: TORNIAMO A SIENA!
Marco Falorni
Candidato sindaco di Impegno per Siena