In 24 ore il governo si rimangia tutto: stangata anticipata e parlamento al lavoro
di Red
SIENA. Dimenticate il discorso del premier al Parlamento e Alfano con la sua patetica superiorità politica sui mercati, l’inadeguato leghista Reguzzoni che vedeva la fonte della crisi nelle auto blu del Quirinale. In 24 ore un ovvio e tristissimo venerdì di Borsa ha fatto rimangiare loro tutte le chiacchiere, gli alti e bassi della giornata con tanti stop and go di varia natura, la conferenza stampa precipitosa in cui si annunciano tagli e anticipo di un anno dell’esecuzione della manovra finanziaria. Compreso incerti e improbabili progetti di riforme costituzionali del tutto inutili, conditi da battute spiritose sui rapporti fra Berlusconi e Tremonti e testi a discarico delle responsabilità, cioè i presidenti del Consiglio del passato.
Riteniamo, dalle frettolose dichiarazioni fatte, che il governo punterà alla macelleria sociale e ci avvieremo alla recessione. In particolare la volontà di modificare l’art.41 della Carta sulla libertà d’impresa, liberalizzando tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge e la ulteriore riforma del mercato del Lavoro apriranno un periodo di far west selvaggio in cui accadrà di tutto. Questo venerdì sera, poi nella notte è arrivata la mazzata di Standard & Poor’s che ha tolto la “tripla A” agli Stati Uniti e al suo debito, bollando definitivamente la politica economica Usa e gli accordi politici fra repubblicani e democratici. Nella notte è arrivata la reazione negativa della Cina, che detiene una fetta importante del debito pubblico USA, condannando “la miopia politica del Congresso USA” e con un pressante invito a risolvere il problema del debito: un default americano significherebbe per il colosso asiatico, la vanificazione degli utili di 20 anni ininterrotti di crescita economica cinese!
Veniamo alla Borsa, che chiude in negativo in tutto il mondo. Il nostro titolo preferito, MPS è in controtendenza +0,61% a euro 0,4592. Nel comparto bancario brilla Intesa S. Paolo con un +5,61% tutto sommato misero, visto l’impatto positivo della presentazione della semestrale ai mercati… ma oggi è stato lo spread tra Bund e Btp a far capire che le cose si mettevano al peggio assieme ai dati di crescita del paese con uno 0,8% che non ripaga nemmeno gli interessi sul nuovo debito pubblico (che i mercati dovranno sottoscrivere, da qui a fine anno, in miliardi di euro di titoli di stato italiani). In queste situazioni di difficoltà si evidenzia, per finire, l’inutilità di tante istituzioni. Ad esempio l’ABI. L’associazione delle banche guidata da Giuseppe Mussari, pienamente coinvolta nella crisi e dotata di soci influenti sul mercato pubblicitario e perciò ben ascoltati dai media, brilla per silenzio e assoluto understatement: non un’idea, una partecipazione alla crisi, una voce autorevole per suggerire rimedi e riforme. Molta sudditanza, sembra, nei confronti del Ministro dell’Economia Tremonti (uno che non pare averne azzeccata una, ultimamente) e nessuna attenzione a governare l’evoluzione della situazione. Non ci sembra la devozione verso il tributarista valtellinese, e nemmeno la gratitudine per la grazia ricevuta, il modo giusto di affrontare i problemi e di fare gli interessi della categoria. In fondo, l’attacco particolare dei mercati all’Italia nasce proprio dalla convinzione che il governo italiano possa non essere in grado di rimborsare alle banche nazionali gli oltre 200 miliardi di titoli di Stato presenti nei loro portafogli. Ostaggio del governo, le banche sembrano vittime della sindrome di Stoccolma.