Il sindaco interviene su Banca Monte dei Paschi di Siena
SIENA. Dal sindaco Bruno Valentini riceviamo e pubblichiamo.
“Il tempo delle dichiarazioni è finito, adesso servono i fatti per dare stabilità a Banca Mps. E’ chiaro per tutti che ogni ritardo danneggia ulteriormente la credibilità del sistema bancario ed espone le banche quotate in Borsa ad azioni di speculazione. Le autorità monetarie hanno prima lanciato il sasso e poi non hanno contribuito ad individuare le soluzioni definitive che garantiscano la stabilità che a parole si dice voler perseguire, ma che invece si allontana fomentando la sfiducia dei risparmiatori, la paura dei mercati e l’aggressività della finanza d’assalto. I risparmiatori, voglio ribadirlo ancora una volta, non possono pagare per colpe che non hanno.
Non ha alcun senso arrivare a ridosso della scadenza del 29 luglio, per trovare soluzioni con analoga efficacia a quelle che pochi anni fa sono state utilizzate per mettere in salvaguardia le banche di altri Paesi, alcune delle quali sono tuttora esposte pesantemente sul fronte dei derivati.
A che serve l’Europa se in una situazione eccezionale come questa pretende l’impossibile in un tempo così ristretto? La Banca Monte dei Paschi di Siena è una delle maggiori banche italiane e ha saputo ristrutturarsi pesantemente anche col concorso dei dipendenti, tornando in utile e restituendo allo Stato italiano -come nessuno ha mai fatto- 4 miliardi di euro gravati da interessi da usura. Banca MPS è ormai da anni libera da ogni condizionamento politico e mentre ha resistito ad ogni bufera grazie alla fiducia dei clienti, dei lavoratori e di chi ha sottoscritto gli aumenti di capitale, rischia davvero solo davanti alla miopia dei regolatori, che fra l’altro in passato non seppero controllare l’incauto acquisto di Banca Antonveneta.
Si processino pure, senza pietà alcuna, i malfattori che hanno governato Banca MPS, ma dal modo con cui l’Italia e l’Europa sapranno affrontare, una volta per tutte, questa questione dipende la credibilità del sistema bancario e quindi dell’economia italiana”.
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