"Avanti coesi per portare il nostro territorio fuori dalla crisi", dice il sindaco

SIENA. “Nei giorni scorsi ho firmato con convinzione l’accettazione della candidatura per il nuovo Consiglio Provinciale, un organismo rinnovato dalla recente riforma e che sarà composto da dieci amministratori”. Con queste parole inizia il commento del sindaco Bruno Valentini alla riforma delle province e alle prossime elezioni del 12 Ottobre.
“La lista, costruita dal Partito Democratico insieme a SEL e PSI , è composta per lo più da Sindaci e sarà guidata da Fabrizio Nepi. Fabrizio è stato eletto sindaco di Castelnuovo Berardenga da pochi mesi, ma ha una solida esperienza alle spalle e, personalmente, ho avuto modo di sperimentarne direttamente la dedizione e l’entusiasmo con cui interpreta le proprie responsabilità istituzionali. Con l’attuale riforma delle province, ci troviamo di fronte ad un vero cambiamento dell’assetto istituzionale territoriale. Le Province, di fatto, non spariscono perché ci sono ancora importanti funzioni intermedie fra Regioni e Comuni previste dalla Costituzione: come la gestione delle scuole medie superiori, la viabilità intercomunale, la caccia e l’agricoltura. Questi enti, però, mutano profondamente: cessano di avere vita autonoma e si trasformano in strutture al servizio dei Comuni, guidate per l’appunto dai sindaci stessi. consiglieri e pPresidenti delle nuove Province svolgeranno il loro lavoro senza ricevere alcun compenso. Gli obiettivi principali di questa trasformazione, infatti, sono il risparmio e la razionalizzazione della Pubblica Amministrazione. Il Partito Democratico senese ha svolto un percorso molto vivace ma alla fine decidendo all’unanimità. Molti avrebbero sperato altrimenti, perché se il Partito Democratico è coeso e capace di produrre innovazione e cambiamento di fatto lascia pochi spazi agli altri, molto spesso specializzati nelle polemiche più che nelle riforme. Nei prossimi giorni sarà presentato all’opinione pubblica il programma del PD per la Provincia, incentrato sulla valorizzazione del patrimonio culturale, sulla scommessa affascinante di Siena Capitale Europea della Cultura, sugli obiettivi per la mobilità delle persone e delle merci nel territorio provinciale; ma anche su scuola, formazione, green economy, turismo sostenibile, distretti innovativi e crescita economica. Con l’obiettivo di costruire politiche condivise tra i vari comuni, per la pianificazione urbanistica, la mobilità e i servizi, superando di fatto la logica dell’autosufficienza. A Siena, la pianificazione strategica e l’elenco delle cose da fare, non potranno discostarsi più di tanto dalla strada tracciata da Simone Bezzini che, a differenza di buona parte delle altre Amministrazioni Provinciali, ci lascia un ente finanziariamente a posto, con una buona capacità di servizio in tutto il vasto territorio provinciale. La brutale riduzione di trasferimenti dallo Stato, però, impone un cambio di passo. Abbiamo bisogno di unificare centrali d’acquisto e funzioni, e di integrare le strutture provinciali con quelle comunali: a cominciare da quelle del Capoluogo che per ruolo e dimensioni può davvero mettersi a disposizione della necessaria evoluzione organizzativa, senza la quale anche la minima operatività sarà a rischio dal primo gennaio 2015.
Forse la partita più grande riguarda la ripartizione delle competenze fra Regioni, città metropolitane e Comuni. Sarà necessario battersi affinché la legittima preoccupazione della Regione di non indebolire le funzioni che aveva decentrato alla Province nel passato non si traduca in un impoverimento della democrazia orizzontale dei territori.
Le ultime decisioni del presidente Rossi di investire nella sanità senese, per 100 milioni di euro, e nei progetti predisposti da Siena per la Capitale Europea della Cultura, per altre decine di milioni di euro, evidenziano che la Regione Toscana premia la determinazione e la capacità progettuale dei territori. E’ questa, quindi, la direzione da seguire per superare la storica “chiusura” della nostra provincia ed aprirci ad investimenti esterni. Le divisioni e le polemiche ci lascerebbero ai margini delle strategie regionali di sviluppo, mentre abbiamo molte carte da giocare anche, ad esempio, sul terreno dei servizi pubblici dove le società senesi sono fra le migliori in Toscana. Penso, ad esempio, a realtà come “SEI Toscana”, società che si occupa di raccolta dei rifiuti in tre grandi province (Siena , Arezzo e Grosseto) e di cui tra poco inaugureremo la sede, ubicata proprio a Siena.
Nelle ultime settimane il dibattito interno al Partito Democratico è stato vivace fino al punto di rischiare di essere lacerante. Ho sempre lavorato per unire e, nel percorso di selezione del candidato Presidente, ho da subito fatto un passo indietro, perché credo che la provincia di Siena sia una realtà grande ed articolata e quindi bisognosa di una guida policentrica. Mentre in altre province, come Arezzo, Grosseto, Pistoia, Pisa, ecc. si è scelto col “pilota automatico” il sindaco del capoluogo, o il Presidente della Provincia uscente, a Siena stiamo tentando davvero di marciare uniti senza rinunciare a scegliere, di volta in volta, l’uomo o la donna adatta per un determinato progetto politico. Leggo versioni caricaturali dei processi politici in corso, che esasperano i ruoli delle persone trascurando la complessità dei processi sociali ed economici.
La lettura esterna di questa dialettica interna al P.D. come un braccio di ferro fra conservatori ed innovatori, può essere mediaticamente efficace ma non rappresenta l’effettiva complessità di un grande ed articolato partito che ha il compito di governare la più complessa crisi dal dopoguerra senza sbriciolare la coesione e la solidarietà che ha caratterizzato la civiltà di questo territorio. Certo, esiste la necessità di essere più coerenti col progetto di Matteo Renzi: spronare il partito e le Istituzioni ad osare di più, contrastando il declino senza adagiarsi nel riflesso burocratico di ciò che abbiamo sempre fatto, perché evidentemente non è bastato. E’ paradossale che il PD prenda il 41% dei voti alle ultime elezioni senza, però, aprirsi di più alla società e crescere parallelamente in termini di iscritti. La classe dirigente senese, rinnovata, si sta riguadagnando una nuova credibilità in Toscana ed in Italia. Abbiamo la necessità di affrontare coesi le importanti sfide che ci troviamo davanti, guidando il Paese ed il nostro territorio fuori da una crisi economica senza precedenti”.
“La lista, costruita dal Partito Democratico insieme a SEL e PSI , è composta per lo più da Sindaci e sarà guidata da Fabrizio Nepi. Fabrizio è stato eletto sindaco di Castelnuovo Berardenga da pochi mesi, ma ha una solida esperienza alle spalle e, personalmente, ho avuto modo di sperimentarne direttamente la dedizione e l’entusiasmo con cui interpreta le proprie responsabilità istituzionali. Con l’attuale riforma delle province, ci troviamo di fronte ad un vero cambiamento dell’assetto istituzionale territoriale. Le Province, di fatto, non spariscono perché ci sono ancora importanti funzioni intermedie fra Regioni e Comuni previste dalla Costituzione: come la gestione delle scuole medie superiori, la viabilità intercomunale, la caccia e l’agricoltura. Questi enti, però, mutano profondamente: cessano di avere vita autonoma e si trasformano in strutture al servizio dei Comuni, guidate per l’appunto dai sindaci stessi. consiglieri e pPresidenti delle nuove Province svolgeranno il loro lavoro senza ricevere alcun compenso. Gli obiettivi principali di questa trasformazione, infatti, sono il risparmio e la razionalizzazione della Pubblica Amministrazione. Il Partito Democratico senese ha svolto un percorso molto vivace ma alla fine decidendo all’unanimità. Molti avrebbero sperato altrimenti, perché se il Partito Democratico è coeso e capace di produrre innovazione e cambiamento di fatto lascia pochi spazi agli altri, molto spesso specializzati nelle polemiche più che nelle riforme. Nei prossimi giorni sarà presentato all’opinione pubblica il programma del PD per la Provincia, incentrato sulla valorizzazione del patrimonio culturale, sulla scommessa affascinante di Siena Capitale Europea della Cultura, sugli obiettivi per la mobilità delle persone e delle merci nel territorio provinciale; ma anche su scuola, formazione, green economy, turismo sostenibile, distretti innovativi e crescita economica. Con l’obiettivo di costruire politiche condivise tra i vari comuni, per la pianificazione urbanistica, la mobilità e i servizi, superando di fatto la logica dell’autosufficienza. A Siena, la pianificazione strategica e l’elenco delle cose da fare, non potranno discostarsi più di tanto dalla strada tracciata da Simone Bezzini che, a differenza di buona parte delle altre Amministrazioni Provinciali, ci lascia un ente finanziariamente a posto, con una buona capacità di servizio in tutto il vasto territorio provinciale. La brutale riduzione di trasferimenti dallo Stato, però, impone un cambio di passo. Abbiamo bisogno di unificare centrali d’acquisto e funzioni, e di integrare le strutture provinciali con quelle comunali: a cominciare da quelle del Capoluogo che per ruolo e dimensioni può davvero mettersi a disposizione della necessaria evoluzione organizzativa, senza la quale anche la minima operatività sarà a rischio dal primo gennaio 2015.
Forse la partita più grande riguarda la ripartizione delle competenze fra Regioni, città metropolitane e Comuni. Sarà necessario battersi affinché la legittima preoccupazione della Regione di non indebolire le funzioni che aveva decentrato alla Province nel passato non si traduca in un impoverimento della democrazia orizzontale dei territori.
Le ultime decisioni del presidente Rossi di investire nella sanità senese, per 100 milioni di euro, e nei progetti predisposti da Siena per la Capitale Europea della Cultura, per altre decine di milioni di euro, evidenziano che la Regione Toscana premia la determinazione e la capacità progettuale dei territori. E’ questa, quindi, la direzione da seguire per superare la storica “chiusura” della nostra provincia ed aprirci ad investimenti esterni. Le divisioni e le polemiche ci lascerebbero ai margini delle strategie regionali di sviluppo, mentre abbiamo molte carte da giocare anche, ad esempio, sul terreno dei servizi pubblici dove le società senesi sono fra le migliori in Toscana. Penso, ad esempio, a realtà come “SEI Toscana”, società che si occupa di raccolta dei rifiuti in tre grandi province (Siena , Arezzo e Grosseto) e di cui tra poco inaugureremo la sede, ubicata proprio a Siena.
Nelle ultime settimane il dibattito interno al Partito Democratico è stato vivace fino al punto di rischiare di essere lacerante. Ho sempre lavorato per unire e, nel percorso di selezione del candidato Presidente, ho da subito fatto un passo indietro, perché credo che la provincia di Siena sia una realtà grande ed articolata e quindi bisognosa di una guida policentrica. Mentre in altre province, come Arezzo, Grosseto, Pistoia, Pisa, ecc. si è scelto col “pilota automatico” il sindaco del capoluogo, o il Presidente della Provincia uscente, a Siena stiamo tentando davvero di marciare uniti senza rinunciare a scegliere, di volta in volta, l’uomo o la donna adatta per un determinato progetto politico. Leggo versioni caricaturali dei processi politici in corso, che esasperano i ruoli delle persone trascurando la complessità dei processi sociali ed economici.
La lettura esterna di questa dialettica interna al P.D. come un braccio di ferro fra conservatori ed innovatori, può essere mediaticamente efficace ma non rappresenta l’effettiva complessità di un grande ed articolato partito che ha il compito di governare la più complessa crisi dal dopoguerra senza sbriciolare la coesione e la solidarietà che ha caratterizzato la civiltà di questo territorio. Certo, esiste la necessità di essere più coerenti col progetto di Matteo Renzi: spronare il partito e le Istituzioni ad osare di più, contrastando il declino senza adagiarsi nel riflesso burocratico di ciò che abbiamo sempre fatto, perché evidentemente non è bastato. E’ paradossale che il PD prenda il 41% dei voti alle ultime elezioni senza, però, aprirsi di più alla società e crescere parallelamente in termini di iscritti. La classe dirigente senese, rinnovata, si sta riguadagnando una nuova credibilità in Toscana ed in Italia. Abbiamo la necessità di affrontare coesi le importanti sfide che ci troviamo davanti, guidando il Paese ed il nostro territorio fuori da una crisi economica senza precedenti”.