Neri: "Siena non è una città matura"

SIENA. Opposte reazioni, ovviamente, dei due candidati dopo il risutalto del ballottaggio. Valentini esordisce con un modesto: “Se non ci fossi stato io il centrosinistra avrebbe perso questa cittá”. Neri invece punta sull’immaturità: “Siena non è una cittá matura che si merita il terzo gruppo italiano bancario”. Sono le prime reazioni, poi a bocce ferme ci sarà tempo per analizzare tutto quanto è successo.
Valentini continua: “Ho garantito e garantirò il rinnovamento anche perché se non ci fossi stato io a contendere la cittá al centrodestra e alla protesta sguaiata dei grillini e della sinistra antagonista, il centrosinistra avrebbe guardato il Palazzo comunale dai banchi dell’opposizione”. Dà sulla voce alla Fondazione che “non ha l’autorevolezza per dare indicazioni alla banca. Quindi bisogna far calmare le acque e dare tranquillitá. Io non ho scelto e non avrei mai scelto Alessandro Profumo, perché non spetta a me sceglierlo nè spetta a me licenziarlo”. Poi invita Mancini a stare fermo fino alla fine del mandato, anche perché la deputazione della Fondazione deve capire che “la ricreazione è finita, è tornata la buona politica e quindi non prenda nessuna decisione sulle grandi strategie”.
Neri non può che essere orgoglioso del risultat, maturato in così poco tempo e poca esperienza politca personale, ma non non molla sull’abitudine dei senesi di votare sempre lo stesso parito e cerca di capire dove l’opposizione ha sbagliato: “Qui c’è un voto di abitudine ma quando si perdono le elezioni c’è sempre qualcosa che non si è riusciti a spiegare. La colpa è di chi perde, perché evidentemente non siamo riusciti a spiegare la necessitá di cambiare il modello nel momento di maggiore crisi della cittá. E adesso Siena si appresta a vivere una crisi abbastanza pesante perché ci sono tutti i segnali primo fra tutti quello che la banca venga portata via dalla cittá. Questo è quello per cui noi ci siamo battuti e ci batteremo. Siamo convinti che la cittá debba essere comunque ricostruita. Ogni segnale volto alla ricostruzione della cittá troverá da noi un aiuto, altre operazioni no. Sei mesi fa facevo il chirurgo e non pensavo di uscire dalla sala operatoria per mettermi in politica. Mi sono accorto che la politica ha dei problemi molto grossi per essere gestiti dai politici e sono problemi che vanno affrontati con responsabilitá, con professionalitá. Vorrei che in politica si imparassero gli stessi metodi che si utilizzano in sala operatoria. Probabilmente l’Italia andrebbe meglio. Siena è l’antesignano della crisi italiana, avevamo una fondazione ricca di 11 mld e ora ha 500 mln di debiti. Certo non li ho fatti io”.
Valentini continua: “Ho garantito e garantirò il rinnovamento anche perché se non ci fossi stato io a contendere la cittá al centrodestra e alla protesta sguaiata dei grillini e della sinistra antagonista, il centrosinistra avrebbe guardato il Palazzo comunale dai banchi dell’opposizione”. Dà sulla voce alla Fondazione che “non ha l’autorevolezza per dare indicazioni alla banca. Quindi bisogna far calmare le acque e dare tranquillitá. Io non ho scelto e non avrei mai scelto Alessandro Profumo, perché non spetta a me sceglierlo nè spetta a me licenziarlo”. Poi invita Mancini a stare fermo fino alla fine del mandato, anche perché la deputazione della Fondazione deve capire che “la ricreazione è finita, è tornata la buona politica e quindi non prenda nessuna decisione sulle grandi strategie”.
Neri non può che essere orgoglioso del risultat, maturato in così poco tempo e poca esperienza politca personale, ma non non molla sull’abitudine dei senesi di votare sempre lo stesso parito e cerca di capire dove l’opposizione ha sbagliato: “Qui c’è un voto di abitudine ma quando si perdono le elezioni c’è sempre qualcosa che non si è riusciti a spiegare. La colpa è di chi perde, perché evidentemente non siamo riusciti a spiegare la necessitá di cambiare il modello nel momento di maggiore crisi della cittá. E adesso Siena si appresta a vivere una crisi abbastanza pesante perché ci sono tutti i segnali primo fra tutti quello che la banca venga portata via dalla cittá. Questo è quello per cui noi ci siamo battuti e ci batteremo. Siamo convinti che la cittá debba essere comunque ricostruita. Ogni segnale volto alla ricostruzione della cittá troverá da noi un aiuto, altre operazioni no. Sei mesi fa facevo il chirurgo e non pensavo di uscire dalla sala operatoria per mettermi in politica. Mi sono accorto che la politica ha dei problemi molto grossi per essere gestiti dai politici e sono problemi che vanno affrontati con responsabilitá, con professionalitá. Vorrei che in politica si imparassero gli stessi metodi che si utilizzano in sala operatoria. Probabilmente l’Italia andrebbe meglio. Siena è l’antesignano della crisi italiana, avevamo una fondazione ricca di 11 mld e ora ha 500 mln di debiti. Certo non li ho fatti io”.