
SIENA. Da Bruno Valentini riceviamo e pubblichiamo.
“Nei prossimi giorni il Governo dovrà decidere cosa fare di Banca MPS, di cui detiene la maggioranza del capitale azionario. Le indicazioni della Commissione Europea sono chiare da tempo e prevedono che quella quota venga messa sul mercato, anche se la sottocapitalizzazione della banca ed i rischi di vertenze legali in corso hanno finora tenuto lontani possibili acquirenti italiani e stranieri. Per questi motivi il Governo sta introducendo incentivi fiscali per le fusioni di grandi dimensioni ed ipotizzando uno scudo per le incognite legali.
Chi sostiene che sarebbe meglio far fallire Banca MPS non considera che sarebbe proprio lo Stato azionista a perdere di più, oltre alle implicazioni inimmaginabili per il sistema finanziario ed economico nazionale. La fusione con Unicredit comporterebbe l’inglobamento sostanziale di MPS nella banca più grande, con qualche migliaio di esuberi e la progressiva scomparsa della Direzione Generale. E’ quello che è accaduto in tutte le altre fusioni bancarie fra aziende di dimensioni diseguali. Rimarrebbero poco più delle insegne, magari sempre con la scritta che ricorda la banca più antica del mondo.
Lo scenario alternativo è un prolungamento della situazione attuale, almeno fino a quando lo scenario economico non si rasserena, le cause non vengano definite e pertanto il negoziato divenga normale e non sotto ricatto come adesso. L’emergenza Covid è certo una giustificazione plausibile. Almeno quanto lo furono le crisi dei mutui subprime che consentirono a Germania e Spagna di salvare le loro banche con soldi pubblici. Il PD toscano ed il governatore Giani lo hanno detto con chiarezza: questo è il momento peggiore per vendere ed il Governo deve trattare con l’Europa quantomeno per rinviare questa scadenza.
Nel frattempo c’è chi ipotizza, come il sindaco De Mossi, che la Fondazione potrebbe eventualmente riscuotere una bella cifra dalla causa promossa contro Banca MPS, magari ottenendo in cambio un tot di azioni e ricominciare a contare dentro la banca. Qualcuno avverta il sindaco che proprio la commistione fra politica, Fondazione e banca ha indotto questo disastro e che solo agitare la possibilità che una Fondazione di origine bancaria riprenda il controllo della banca che ha ceduto farebbe saltare il tavolo in Italia ed in Europa. Per di più, sarebbe troppo rischioso impiegare una grossa fetta del patrimonio della Fondazione (un’altra volta?) nelle azioni di Banca MPS, senza fra l’altro che la Fondazione abbia la forza per seguire gli eventuali aumenti di capitale futuri. La missione della Fondazione MPS non è quella di fare il banchiere bensì di far rendere in sicurezza il proprio patrimonio ed investirne gli utili per aiutare l’economia e la cultura del territorio di riferimento.
Infine, a chi contesta l’attivismo del Governo per dare un futuro a Banca MPS come se fosse un giochino politico targato PD, va ricordato che c’è un’ enorme responsabilità bipartizan della classe dirigente di questo Paese, politica e tecnocratica (partiti, Banca d’Italia e Consob), nell’aver consentito ed autorizzato Antonveneta ed altri disastri. Tutti, a Siena a Milano ed a Roma, vollero quell’operazione ed ora devono aiutare la banca, Siena e la Toscana a rimettere a posto i cocci”.