"I cittadini in prima linea per concorrere alla formazione dei programmi"
MONTERIGGIONI. “Grazie anche al pessimo esempio dato da chi ci governa, la politica è oggi il principale imputato per la crisi. Ma per uscirne non basterà punire i politici amorali e spreconi. Il travaglio di gran parte delle economie occidentali, esasperato da un indebitamento insopportabile, coincide con la fine di un modello di sviluppo che il resto del mondo non è più disponibile a mantenere. In questo contesto, il declino italiano è accentuato dall’improduttività di buona parte della pubblica amministrazione e dall’illegalità diffusa, aggravati da un Governo concentrato sulla difesa di interessi ristretti.
Sui banchi di scuola abbiamo imparato che la società dovrebbe funzionare poggiando su un contratto collettivo che scambia tasse con servizi, avvicinando tendenzialmente le classi. Purtroppo non è così, a causa dell’inefficienza dello Stato, di una mostruosa evasione fiscale e di tanti privilegi. Tuttavia, anche se riuscissimo a recuperare l’economia sommersa ed a colpire la rendita ed i grandi patrimoni, se vogliamo sopravvivere in un mondo globalizzato e competitivo (evitando di farci comprare dai capitalisti di stato cinesi) non abbiamo altra strada che ridurre progressivamente la pressione fiscale ed in particolare sul lavoro e sulla produzione. E ciò significa una cosa sola: lo Stato deve costare meno. Dovremo misurare la produttività di ogni Ente pubblico, Comuni compresi.
Sui banchi di scuola abbiamo imparato che la società dovrebbe funzionare poggiando su un contratto collettivo che scambia tasse con servizi, avvicinando tendenzialmente le classi. Purtroppo non è così, a causa dell’inefficienza dello Stato, di una mostruosa evasione fiscale e di tanti privilegi. Tuttavia, anche se riuscissimo a recuperare l’economia sommersa ed a colpire la rendita ed i grandi patrimoni, se vogliamo sopravvivere in un mondo globalizzato e competitivo (evitando di farci comprare dai capitalisti di stato cinesi) non abbiamo altra strada che ridurre progressivamente la pressione fiscale ed in particolare sul lavoro e sulla produzione. E ciò significa una cosa sola: lo Stato deve costare meno. Dovremo misurare la produttività di ogni Ente pubblico, Comuni compresi.
Ad esempio arrivando rapidamente all’equilibrio fra spese ed entrate correnti ed anche programmando opere pubbliche da vagliare guardando ai successivi costi di mantenimento. Ogni associazione di servizi fra Enti dovrà consentire obbligatoriamente di risparmiare. I servizi pubblici gestiti mediante società partecipate sempre più grandi e lontane non dovranno sfuggire al controllo dal basso dei sindaci che rappresentano i cittadini. Le Province dovrebbero caratterizzarsi come organi di servizio e coordinamento dei Comuni, più che come soggetti autonomi, supportando i processi decisionali che coinvolgono territori più vasti del singolo Comune.
Ed i cittadini? Al di là del loro potere di premiare e bocciare col voto popolare, devono scendere in prima linea. Anzitutto partecipando alla formazione dei programmi. Nei prossimi anni la quantità delle risorse per i tagli dell’erba dei giardini, le corse degli autobus, i vigili davanti alle scuole, i contributi all’associazionismo, il sostegno agli affitti, l’integrazione alla scuola per i tagli statali, ecc. dovrà essere messa sempre di più in relazione a qual è il livello di tasse locali ritenuto accettabile. Però le assemblee di impostazione dei bilanci comunali sono scarsamente frequentate. Presentazioni incomprensibili? Giunte refrattarie al confronto? Proposte blindate? Informazioni insufficienti? Discutiamone pure, sperimentiamo forme innovative di partecipazione, magari anche col supporto delle nuove tecnologie, ma è essenziale che la partecipazione cresca. Non solo nella discussione ma anche nei comportamenti. Dal conferimento dei rifiuti al rispetto delle aree pubbliche, dal sostegno del volontariato all’autogestione degli impianti sportivi, dalla vigilanza civica alle attività culturali promosse senza grandi contributi pubblici”.
Ed i cittadini? Al di là del loro potere di premiare e bocciare col voto popolare, devono scendere in prima linea. Anzitutto partecipando alla formazione dei programmi. Nei prossimi anni la quantità delle risorse per i tagli dell’erba dei giardini, le corse degli autobus, i vigili davanti alle scuole, i contributi all’associazionismo, il sostegno agli affitti, l’integrazione alla scuola per i tagli statali, ecc. dovrà essere messa sempre di più in relazione a qual è il livello di tasse locali ritenuto accettabile. Però le assemblee di impostazione dei bilanci comunali sono scarsamente frequentate. Presentazioni incomprensibili? Giunte refrattarie al confronto? Proposte blindate? Informazioni insufficienti? Discutiamone pure, sperimentiamo forme innovative di partecipazione, magari anche col supporto delle nuove tecnologie, ma è essenziale che la partecipazione cresca. Non solo nella discussione ma anche nei comportamenti. Dal conferimento dei rifiuti al rispetto delle aree pubbliche, dal sostegno del volontariato all’autogestione degli impianti sportivi, dalla vigilanza civica alle attività culturali promosse senza grandi contributi pubblici”.
Bruno Valentini, sindaco di Monteriggioni