di Vito Zita
SIENA. Le elezioni negli USA di martedì 3 novembre sono ancora incerte – soprattutto per il voto inviato tramite posta – ma sono state certamente un evento rilevante e il suo esito rappresenta una indicazione favorevole al settore del credito e al mercato obbligazionario.
Prima dell’election day, la comunità degli investitori ha molto discusso della rilevanza o meno del responso delle urne per i mercati. Commenti e analisi si sono sprecati, sia quelli riguardanti gli acquisti che quelli riguardanti le vendite. È naturale che la possibilità di un passaggio di consegne alla guida della principale economia mondiale susciti un simile interesse, tanto più che questa consultazione in particolare, mette gli elettori davanti a due opzioni radicalmente diverse.
Gli scettici, però, fanno notare alcuni aspetti a prescindere: la prospettiva di un vaccino in grado di sconfiggere la pandemia; le basi di ripartenza estremamente basse delle economie che l’anno prossimo non potranno fare altro che crescere; i tassi di interesse prossimi allo zero e per il momento destinati a restare fermi a quei livelli sine die. Tutti questi fattori sembrano non essere più importanti di un semplice cambiamento nelle politiche economiche e finanziarie americane in materia di tasse, spesa pubblica e regolamentazione? Senza dubbio per un investitore obbligazionario, sono elementi interessanti e permettono loro di poter determinare la giusta priorità in tema di scelte. I fattori analizzati appaiono solidi e inamovibili perché i tassi di interesse sono prossimi allo zero e le politiche monetarie adottate dalla Federal Reserve e da altri importanti istituti centrali sono accomodanti. Difficile prevedere un cambiamento di questi fattori, a prescindere dal presidente vincente che a febbraio occuperà la Casa Bianca, dalla portata degli stimoli fiscali dell’anno prossimo o da quando verrà messo in circolazione un vaccino efficace contro il coronavirus. Queste considerazioni conducono molti analisti ad essere favorevoli per tutti gli asset di tipo obbligazionario. Un altro fattore determinante è il coronavirus. Quale livello di gravità potrà raggiungere la seconda ondata in atto in Europa e Nord America? E quanto possiamo essere sicuri che nei prossimi mesi arriverà un vaccino efficace? Se su questo fronte le notizie dovessero essere negative, gli investitori presteranno maggiore attenzione all’esito della tornata elettorale, perché la necessità di rinnovare in modo consistente le misure di supporto fiscale sarà quasi sicuramente impellente. Ma se le notizie sul coronavirus dovessero essere positive, come tutti si aspettano e si augurano, i mercati potranno concentrarsi nuovamente sui fondamentali economici e aziendali e attendere con impazienza le riaperture e la ripresa. Ciò potrebbe portare le questioni relative agli stimoli in secondo piano: le misure varate nel 2020, in fin dei conti, miravano in origine a sostenere l’economia solo fino a quando non fossero stati individuati un vaccino o dei trattamenti efficaci per il virus.
In conclusione, gli aspetti analizzati sono favorevoli al mercato del credito, quindi, con un rischio minimo di ripercussioni gravi qualora le notizie sul versante del vaccino e dei contagi si rivelassero negative. Le attuali dinamiche della domanda e dell’offerta sui mercati obbligazionari forniscono ulteriore supporto: a ottobre, le emissioni nette di credito investment grade (quindi dal rating AAA fino a BBB) sono state negative. Si tratta della prima volta che questo accade in un mese diverso dal solito dicembre. La risposta, come già detto, deve arrivare dall’esito elettorale Questo comporta che sia importante non solo determinare se assumere un rischio di credito oppure no, ma come farlo e in quali aree assumerlo.
Se le urne decreteranno la vittoria di Joe Biden si avrà una maggioranza democratica alla Camera e al Senato e vi saranno maggiori probabilità di assistere al varo di considerevoli stimoli fiscali, a prescindere dagli sviluppi della crisi sanitaria. Quasi sicuramente i mercati vedrebbero di buon occhio un simile scenario, favorevole alla crescita e negativo per il dollaro. In tal caso, il credito non statunitense e il debito dei mercati emergenti potrebbero essere i segmenti ai quali si rivolgeranno gli investitori, in particolare il debito dei mercati emergenti in valuta locale. Se, al contrario, gli elettori decreteranno un governo diviso, le aspettative di stimoli fiscali saranno probabilmente ridimensionate, ma sussisteranno comunque le basi favorevoli delle politiche monetarie accomodanti e, quasi sicuramente, delle notizie positive sul vaccino per il coronavirus.
La parola finale sarà quella delle probabili contestazioni elettorali, visto che Trump ha annunciato il ricorso alla Corte Suprema in caso di sconfitta.