Un ennesimo adempimento e rischio di sanzioni pesanti
SIENA. Le imprese agricole ancora alle prese con i fabbricati rurali che non risultano iscritti al catasto. Entro il 30 settembre 2011 è previsto un nuovo ed ennesimo adempimento che non fa nessuna chiarezza su una situazione sempre più ingarbugliata. Per gli agricoltori, oltre ai grattacapi, in futuro c’è anche il rischio di dover pagare sanzioni e interessi davvero salati. Per cui l’Unione Provinciale Agricoltori di Siena invita tutti a mantenere la massima attenzione sugli sviluppi della vicenda.
In pratica entro il 30 settembre, al fine del riconoscimento della ruralità degli immobili ad uso abitativo e di quelli ad uso strumentale all’attività, gli agricoltori possono presentare all’Agenzia del Territorio una domanda di variazione per l’attribuzione della categoria catastale. La domanda deve essere corredata da un’autocertificazione nella quale deve essere dichiarato il possesso, a decorrere dal quinto anno antecedente a quello di presentazione della domanda, dei requisiti di ruralità di cui all’articolo nove del decreto legislativo numero 557 del 1993. Successivamente, entro il 20 novembre 2011, l’Agenzia del Territorio provvederà ad attribuire la categoria catastale richiesta, previa verifica dell’esistenza dei requisiti di ruralità. Fino a qua sembra tutto regolare, ma poi la questione assume contorni poco chiari.
Ovvero. Con un decreto ministeriale del Ministro dell’Economia e delle Finanze saranno stabilite le modalità operative, considerato che, se entro il termine del 20 novembre 2011 l’Agenzia non si sia pronunciata, il contribuente può assumere in via provvisoria la categoria catastale richiesta. In tal caso, qualora l’amministrazione finanziaria entro il 20 novembre 2012 si pronunci negativamente sull’attribuzione della categoria, il richiedente è tenuto al pagamento delle imposte non versate, degli interessi e delle sanzioni determinate in misura doppia rispetto a quelle previste dalla normativa vigente. Insomma, si fa domanda, per un anno si sta tranquilli e poi se una legge successiva all’adempimento cambia le carte in tavola, gli agricoltori si vedono costretti a pagare non solo gli interessi, ma anche il doppio delle sanzioni.
“Come da buon costume italico – spiegano all’Unione Agricoltori di Siena – la norma è farraginosa, antitetica, intempestiva, fuori logica, costosa: ricalca fedelmente il trend che ha caratterizzato le norme che gli si sono succedute in ordine di tempo; la prima, giusto per onor di cronaca, è stata pubblicata nell’anno 1993. Possiamo citare innumerevoli esempi di come le sfrenate corse per risultare in regola con gli adempimenti, siano state rese vane, controproducenti, irrise, da altri provvedimenti che davano indicazioni diametralmente opposte”.
“E poi – aggiungono – per utilizzare una parola davvero in voga negli ultimi anni, periodo di crisi, se l’intento primo è tagliare le spese, ed aiutare le aziende, crediamo quindi anche quelle agricole, non si capisce come mai si prendono provvedimenti che mirano nell’esatta opposta direzione. A questo riguardo ci piace davvero ricordare quanto contenuto nel “disegno di legge sulla montagna”; tutto il settore aspettava con trepidazione la sua pubblicazione, in quanto in esso era esplicitamente riportata l’interpretazione autentica del termine “fabbricato rurale”; questa avrebbe dato la possibilità ad innumerevoli contenziosi di volgere in favore degli agricoltori. Infatti su questa linea ci eravamo orientati per circa 3 anni, ed ora la commentata norma è si muove in modo diametralmente opposto, e badate bene, stiamo parlando del medesimo Ministero e dei medesimi rappresentanti”.
“La norma di per sè – concludono – potrebbe senz’altro avere degli aspetti più che positivi, ma ad oggi, ovviamente mancano, come sempre, le indicazioni procedurali e siamo in attesa di un Decreto applicativo, scadenza al 30 settembre, e visto che in campagna questo è periodo di assoluta calma…”.