La previsione di portare il cost income al 50%? Sono dieci anni che leggiamo nei vari piani questa previsione mai realizzata
SIENA. A dire il vero non ci si è messo molto a leggere il piano industriale del Monte dei Paschi approvato dalla Comunita Europea e ancora meno a sfogliare il comunicato stampa emesso dalla Banca. Se si tolgono gli argomenti continuamente ripetuti, gli aspetti che meritano una sottolineatura non sono poi molti. Ma prima di entrare nel merito conviene riportare una convinzione che si sta facendo sempre più forte fra gli addetti ai lavori: gli investitori saranno esteri, si nasconderanno dietro degli hedge fund o a dei fondi. Soci che a parer mio, saranno, comunque, celebrati a fine anno come degli “eroi”. Tutto ciò mentre la Fondazione continua ad avere tanti e tali problemi che potrebbero comprometterne il futuro.
Dal comunicato stampa del Monte, dopo avere eliminato le assillanti ripetizioni, si apprende che nel 2017 tutto sarà risolto (avremo due volte Natale e festa tutto l’anno) perché la Banca sarà un’altra cosa, perché il mondo cambierà e l’istituto, stavo per scrivere senese, si adatterà a vivere in uno scenario diverso. Si ridurranno i costi, ovviamente, del personale, questo è da sempre l’unico intervento certo, forse perché il più semplice. Si ridurranno di altre 150 unità le filiali che sommate a quelle già chiuse e a quelle vendute faranno come totale gli sportelli acquistati dall’Antonveneta. Si migliorerà il portafoglio crediti, cosa difficilissima se non impossibile, di 101 punti base. Difficile per ragioni oggettive, è probabile che dal prossimo anno potremo assistere ad un miglioramento dell’economia, la famosa uscita dalla crisi. Ma tale miglioramento non influirà immediatamente sul mercato. L’elevato tasso di disoccupazione di questi anni ha stremato le famiglie, a cui bisogna aggiungere che interi comparti economici, quelli più deboli, subiranno un forte ridimensionamento come è accaduto, ad esempio, per l’edilizia. Quindi, la domanda più corretta da porsi, a mio avviso, sarebbe: di quanto il portafoglio crediti è destinato a deteriorarsi?
Ma prendiamo, visto che è disponibile, il profilo dei ricavi. Con l’impostazione data da Profumo e Viola l’identità del Monte è destinata ad uno snaturamento radicale. Gli aggregati della raccolta e degli impieghi sono destinati, secondo il nuovo piano industriale, a contrarsi notevolmente. Tale riduzione sarebbe compensata nel bilancio dal collocamento di prodotti di terzi. Un supermercato, quindi, che distribuisce prodotti di altri dove la componente commerciale e umana dovrebbe rivestire un ruolo decisivo. Componente quest’ultima che dovrà, però, essere fortemente motivata trovando le giuste soddisfazioni. Ad essere chiari l’esatto contrario di quanto sta avvenendo attualmente (area Centro-Sardegna). Per ottenere i risultati di bilancio ipotizzati e relativi alle commissioni: 2,4 miliardi di euro, esattamente quanto il margine di interesse, le vendite dovrebbero per forza essere spinte al massimo. Forzature, quest’ultime, che potrebbero comportare dei rischi considerevoli per i dipendenti (MIFID) e per la Banca (reputazionali). Ci sarebbero molti altri aspetti da sottolineare come ad esempio l’obbligo di dismettere alcune partecipate. Previsione già più volte ribadita che non ha trovato nel tempo dei compratori e che si potrebbe rivelare una vera e propria svendita. Così come la previsione di portare il cost income al 50%. Sono dieci anni che leggiamo nei vari piani industriali questa previsione mai realizzata.
Senza voler annoiare ulteriormente chi ha la pazienza di leggere queste brevi considerazioni ci basta dire che le previsioni sopra elencate sono di difficilissima, se non impossibile, realizzazione. Non si comprende, allora, quali è perché dei soci dovrebbero intervenire a sottoscrivere un aumento di capitale finalizzato a rimborsare dei debiti, senza i dovuti ritorni economici per l’investimento fatto. Potremmo allora assistere ad uno scenario inedito, ma non impossibile: la definizioni di nuovi obbiettivi industriali con la relativa responsabilità realizzativa affidata ad altri manager.
Pierluigi Piccini
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