SIENA. Nel prossimo consiglio provinciale il Popolo della Libertà presenterà un ordine del giorno per discutere sulla situazione dell'ateneo senese; ad illustrarlo sono Francesco Michelotti e Fabrizio Camastra, consiglieri provinciale Pdl e firmatari del documento.
”L'Ateneo Senese sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia, se non il peggiore. L 'ultima drammatica tappa di questo tunnel è stato l'accertamento della Agenzia delle Entrate sul mancato pagamento delle ritenute Irpef per un importo di 1 milione e 472 mila euro; proprio nei giorni scorsi abbiamo assistito a un dibattito vivace, anche sulla stampa locale, e ad una presa di posizione da parte di alcune forze politiche, tra cui il Partito Democratico, sulla situazione dell'Ateneo. La nostra analisi è molto chiara, e non può prescindere dal fatto che la odierna situazione dell'Università degli Studi di Siena è dovuta principalmente ai favoritismi che, negli anni, hanno comportato un aumento di cattedre e corsi di laurea (spesso inventati, quasi sempre inutili) al fine di compiacere e sistemare “amici degli amici” e figli e figliasti vari; tale sistema ha ingenerato un complesso e costoso meccanismo clientelare, di cui oggi fa le spese l'intera comunità accademica.
E' semplicemente ridicolo e strumentale affermare, come fa il PD, che la comunità accademica vive un momento difficile a causa dei tagli del Governo e degli effetti del provvedimento Gelmini; le cause e le concause dell'attuale tracollo dell' ateneo senese sono più profonde, e affondano le loro radici in anni addietro. A tal proposito giova riportare qui una limpida e recentissima enunciazione del Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Alberto Monaci, il quale ha testualmente dichiarato: “Il disastro amministrativo emerso con la fine della gestione Tosi ha chiesto e chiede interventi straordinari per garantire la sopravvivenza e il rilancio dell'ateneo senese”. Appaiono invece davvero inopportune e sorprendenti le dichiarazioni del segretario provinciale Pd Meloni e del segretario comunale Pd Mugnaioli, i quali esprimono timore per l'ipotesi del commissariamento dell'Ateneo, poiché un commissario “amico degli
amici può gestire politicamente l'ateneo nella fase delle elezioni comunali per tenere sotto scacco i dipendenti e la città”. Ad oggi noi non riteniamo
plausibile né necessaria l'ipotesi di un commissario, ma ancorquando il Governo decidesse di nominarlo, egli sarebbe figura terza e imparziale, tutta protesa a svolgere gli interessi dell'Università e a perseguire il risanamento, non certo a fare gli interessi di bottega di una parte politica. Non è costume del Governo, né del centrodestra, utilizzare le Istituzioni (siano esse Banche, Fondazioni, Atenei, Enti pubblici, società partecipate) per favorire gli amici degli amici, né per tenere sotto scacco qualcuno. Tali insinuazioni (quelle di Meloni e Mugnaioli) potevano provenire solo da coloro che sono abituati ad agire in tali modi.
Si comprende pertanto che il momento di difficoltà dell'Università non è ben compreso né metabolizzato a sinistra, che ha posizioni eterogenee e confuse sull'Università (Monaci, Meloni, i rappresentanti degli studenti in c.d.a.); si ha più l'impressione che l'obiettivo sia quello di riaccaparrarsi subito delle stanze del potere universitario, senza darsi troppa pena del reale stato di dissesto dell'Ateneo”.
”L'Ateneo Senese sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia, se non il peggiore. L 'ultima drammatica tappa di questo tunnel è stato l'accertamento della Agenzia delle Entrate sul mancato pagamento delle ritenute Irpef per un importo di 1 milione e 472 mila euro; proprio nei giorni scorsi abbiamo assistito a un dibattito vivace, anche sulla stampa locale, e ad una presa di posizione da parte di alcune forze politiche, tra cui il Partito Democratico, sulla situazione dell'Ateneo. La nostra analisi è molto chiara, e non può prescindere dal fatto che la odierna situazione dell'Università degli Studi di Siena è dovuta principalmente ai favoritismi che, negli anni, hanno comportato un aumento di cattedre e corsi di laurea (spesso inventati, quasi sempre inutili) al fine di compiacere e sistemare “amici degli amici” e figli e figliasti vari; tale sistema ha ingenerato un complesso e costoso meccanismo clientelare, di cui oggi fa le spese l'intera comunità accademica.
E' semplicemente ridicolo e strumentale affermare, come fa il PD, che la comunità accademica vive un momento difficile a causa dei tagli del Governo e degli effetti del provvedimento Gelmini; le cause e le concause dell'attuale tracollo dell' ateneo senese sono più profonde, e affondano le loro radici in anni addietro. A tal proposito giova riportare qui una limpida e recentissima enunciazione del Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Alberto Monaci, il quale ha testualmente dichiarato: “Il disastro amministrativo emerso con la fine della gestione Tosi ha chiesto e chiede interventi straordinari per garantire la sopravvivenza e il rilancio dell'ateneo senese”. Appaiono invece davvero inopportune e sorprendenti le dichiarazioni del segretario provinciale Pd Meloni e del segretario comunale Pd Mugnaioli, i quali esprimono timore per l'ipotesi del commissariamento dell'Ateneo, poiché un commissario “amico degli
amici può gestire politicamente l'ateneo nella fase delle elezioni comunali per tenere sotto scacco i dipendenti e la città”. Ad oggi noi non riteniamo
plausibile né necessaria l'ipotesi di un commissario, ma ancorquando il Governo decidesse di nominarlo, egli sarebbe figura terza e imparziale, tutta protesa a svolgere gli interessi dell'Università e a perseguire il risanamento, non certo a fare gli interessi di bottega di una parte politica. Non è costume del Governo, né del centrodestra, utilizzare le Istituzioni (siano esse Banche, Fondazioni, Atenei, Enti pubblici, società partecipate) per favorire gli amici degli amici, né per tenere sotto scacco qualcuno. Tali insinuazioni (quelle di Meloni e Mugnaioli) potevano provenire solo da coloro che sono abituati ad agire in tali modi.
Si comprende pertanto che il momento di difficoltà dell'Università non è ben compreso né metabolizzato a sinistra, che ha posizioni eterogenee e confuse sull'Università (Monaci, Meloni, i rappresentanti degli studenti in c.d.a.); si ha più l'impressione che l'obiettivo sia quello di riaccaparrarsi subito delle stanze del potere universitario, senza darsi troppa pena del reale stato di dissesto dell'Ateneo”.