Per il sindacato è necessario non rifuggire la responsabilità
SIENA. Da Unisin Mps riceviamo e pubblichiamo.
“Mai e poi mai avremmo immaginato che ci sarebbe stata una crisi come quella che stiamo vivendo. Mai le più catastrofiche previsioni avrebbero potuto somigliare a quello che ci sta capitando. Sono e saranno tempi duri e pesanti per i quali dovremo fare i conti con una prospettiva di difficoltà e sacrifici, in un mondo che non sarà più quello di prima, almeno per come l’abbiamo vissuto. Questo scenario richiama questioni che ci riguardano più direttamente. Tutti sappiamo del momento delicato che stiamo vivendo come Monte Dei Paschi di Siena, rispetto al quale sono evidenti mancanze anche di una parte del sindacato, nella sua doverosa e primaria funzione di rappresentanza dei lavoratori, in uno con la difesa della tenuta e stabilità della Banca. In questa sede non intendiamo ripercorrere le tappe che ci hanno portato in questa situazione (anche se ne siamo fortemente tentati); siamo piuttosto consapevoli e convinti che occorra coesione e unità d’intenti, a cominciare dal fronte sindacale; proprio per cercare di venirne fuori e scongiurare ulteriori effetti disastrosi. Come UNISIN, riconfermiamo la nostra piena disponibilità a fare fronte comune, per dimostrare unità e coesione in un momento dove sono in giochi le sorti di tutti, senza eccezione alcuna.
Stato dell’arte: dopo anni, abbiamo adesso a capo della Banca personalità di rilievo, entrambe provenienti dall’esterno. Siamo propensi a pensare che faranno un grande lavoro per garantire solidità, stabilità e continuità al Monte. Altre fonti accreditano versioni diverse: terminato cioè il lavoro di”sprovincializzazione”, vestito naturalmente da consolidamento e rilancio della Banca, i “nostri “andranno tranquillamente altrove, lasciandoci con i nostri e forse altri problemi. Peraltro, il termine “sprovincializzazione” potrebbe anche voler dire: distruzione del rapporto Banca/Siena/comunità locale, probabilmente attuato con la piena e consapevole partecipazione di una certa classe dirigente locale. In sostanza, ed in barba ai proclami, saremmo (condizionale d’obbligo, sperando di essere smentiti) alle prese con un disegno concepito ad alti ed altri livelli ( dall’alto e non dei cieli), per far “sorbire” un aumento di capitale che di fatto metterebbe fuori gioco la fondazione, impossibilitata come sappiamo, a sottoscriverne la parte di competenza. Se fosse vero, la Fondazione MPS scenderebbe sotto la soglia d’importanza/sicurezza e, di conseguenza, il Monte, sarebbe alla mercé di potentati economici e non, da sempre interessati ad avere una Banca.Tra i primi atti: il trasferimento della sede del Monte ( chissà poi come si chiamerebbe ) forse a Roma. Per saperne di più, non dovremo aspettare tanto.
Nel frattempo ci potranno propinare le solite liturgie d’intenti e prospettive edulcorate, con le quali ”sondare/anestetizzare” le reazioni e l’attenzione dei dipendenti e della comunità,in questa vicenda grande assente. Che fare allora? Augurandoci che siano solo congetture, realismo, senso del dovere ed attaccamento ci devono spingere – tutti quanti – verso comportamenti mirati, di responsabilità nei confronti in primis dei dipendenti che, con vigore e forza (vedi partecipazione massiccia e convinta allo sciopero) ci chiedono di difenderne le ragioni, senza cedimenti od omissioni.
Allora pensiamo che sia adesso il tempo di lasciare da parte le posizioni e i posizionamenti personali, di dare corpo e sostanza ad un’azione comune. Per giungere all’incontro con l’Amministratore Delegato con una chiara e condivisa proposta, realistica e collaborativa; senza imbarazzi e sottomissioni. Punti certi e definiti, su tutte le questioni aperte, dove la parola “sacrifici” deve essere declinata a 360 gradi, in maniera trasparente, inequivocabile e verificabile e deve riguardare tutti.
Preso atto, ad esempio, che i livelli occupazionali non verranno toccati (ci mancherebbe), dovremo essere in grado di discutere su riduzione dei costi, a cominciare da sprechi, spese inutili e improduttive talvolta a supporto di favoritismi ed interessi di parte che con la Banca c’entrano il “giusto”. Pensiamo anche a benefit, prebende ed elargizioni varie alle categorie dirigenza e top management, e non solo, con un occhio rivolto all’annunciata rivisitazione dei compensi, nonché all’adeguatezza, funzionalità ed efficacia dei ruoli manageriali e seguenti.
Per noi è preminente difendere – ad ogni costo – la Banca per metterla al riparo dai contraccolpi della crisi, nel momento forse della sua massima difficoltà, che a nostro avviso deve costituire la priorità del nostro comune impegno. Come UNISIN e Montepaschini non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità. Facciomolo adesso e tutti ed insieme”.