Sindacato preocccupato per la sentenza della Cassazione

ROMA. Con la sentenza della Cassazione n° 18678/2014 viene aperta l’ennesima crepa nel campo del diritto del lavoro.
Siamo di fronte ad una decisione sconcertante che conferma un licenziamento non in quanto previsto da disposizione di legge o di contratto ma in base a sospetti ed “intuizioni” dei giudici che così diventano prevalenti e prevaricanti rispetto ai diritti sanciti dall’ordinamento legislativo.
La Cassazione ha quindi confermato il licenziamento di un lavoratore a cui non può essere addebitato il superamento del periodo di comporto, a cui non è stata contestata la veridicità dei certificati di malattia e a cui non è mai stato contestato lo stato di malattia. Da oggi, “grazie” a questa sentenza, un lavoratore che pur abbia rispettato leggi e contratti, può perdere il posto di lavoro perché dei giudici della Cassazione comunque affermano che “la prestazione lavorativa del licenziato risulta inadeguata sotto il profilo produttivo e pregiudizievole per l’organizzazione aziendale e più in particolare le assenze comunicate all’ultimo momento hanno determinato la difficoltà proprio per i tempi ristretti a trovare un sostituto”.
Siamo di fronte al prevalere della cultura del sospetto rispetto alla certezza del diritto, siamo di fronte ad una sentenza che da subito importanti giuslavoristi non hanno esitato a definire aberrante, aggiungendo che non può passare sotto silenzio che la Cassazione dica che il licenziamento “sia oggettivamente giustificato in un caso di malattie improvvise.” Ci dobbiamo chiedere allora se possano esistere le malattie con tanto di preavviso?!? A questo punto ne consegue che anche la maternità e la malattia lunga creano “disagio organizzativo” e quindi possono costituire giustificato motivo oggettivo per un licenziamento. Per UNISIN non deve essere taciuto l’ennesimo colpo di scure verso l’imbarbarimento di una società che per le classi più deboli e per chi lavora si avvicina sempre più al medioevo e l’impegno del Sindacato, ma anche di tutta la società civile e democratica, dovrà essere massimo nell’opporsi a tutto questo.
Non resta molto tempo perché il pericolosissimo e illegittimo principio affermato in questa circostanza dalla Cassazione non fa altro che spianare la strada al grande impegno che il nostro Governo sta mettendo nel voler abolire l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori o, in alternativa, lo Statuto stesso trasformandolo in uno Statuto dei Lavori. Le persone scompaiono. Non siamo d’accordo!
La Cassazione ha quindi confermato il licenziamento di un lavoratore a cui non può essere addebitato il superamento del periodo di comporto, a cui non è stata contestata la veridicità dei certificati di malattia e a cui non è mai stato contestato lo stato di malattia. Da oggi, “grazie” a questa sentenza, un lavoratore che pur abbia rispettato leggi e contratti, può perdere il posto di lavoro perché dei giudici della Cassazione comunque affermano che “la prestazione lavorativa del licenziato risulta inadeguata sotto il profilo produttivo e pregiudizievole per l’organizzazione aziendale e più in particolare le assenze comunicate all’ultimo momento hanno determinato la difficoltà proprio per i tempi ristretti a trovare un sostituto”.
Siamo di fronte al prevalere della cultura del sospetto rispetto alla certezza del diritto, siamo di fronte ad una sentenza che da subito importanti giuslavoristi non hanno esitato a definire aberrante, aggiungendo che non può passare sotto silenzio che la Cassazione dica che il licenziamento “sia oggettivamente giustificato in un caso di malattie improvvise.” Ci dobbiamo chiedere allora se possano esistere le malattie con tanto di preavviso?!? A questo punto ne consegue che anche la maternità e la malattia lunga creano “disagio organizzativo” e quindi possono costituire giustificato motivo oggettivo per un licenziamento. Per UNISIN non deve essere taciuto l’ennesimo colpo di scure verso l’imbarbarimento di una società che per le classi più deboli e per chi lavora si avvicina sempre più al medioevo e l’impegno del Sindacato, ma anche di tutta la società civile e democratica, dovrà essere massimo nell’opporsi a tutto questo.
Non resta molto tempo perché il pericolosissimo e illegittimo principio affermato in questa circostanza dalla Cassazione non fa altro che spianare la strada al grande impegno che il nostro Governo sta mettendo nel voler abolire l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori o, in alternativa, lo Statuto stesso trasformandolo in uno Statuto dei Lavori. Le persone scompaiono. Non siamo d’accordo!
LA SEGRETERIA NAZIONALE UNISIN