Resta il nodo esuberi e il problema del marchio che è considerato un "disvalore"
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SIENA. “Nella propria testa Orcel darebbe già per fatta l’acquisizione del Monte e sarebbe quindi già oltre. Sul piano industriale e su altri dossier”. E’ quanto scrive Affari Italiani riportando fonti che lavorano a stretto contatto col ceo di Unicredit.
“A contribuire al raggiungimento di un accordo, anche le considerazioni sistemiche, di cui sono ben consapevoli in Via XX Settembre, sul fatto che il closing su Mps servirebbe anche per sbloccare in Italia il processo di consolidamento bancario (a partire dalla risoluzione a ruota di un altra operazione delicata come la vendita di Carige) . Processo tanto caro alla Vigilanza della Bce”, scrive ancora Affari Italiani. Che riport anche che “nel confezionare l’operazione Mps, il banchiere ex Ubs sta negoziando ogni singolo aspetto, su alcuni dettagli alzando anche l’asticella, fedele a quanto comunicato al mercato a fine luglio e cioè che il deal Montepaschi “permetterà di accelerare i piani di crescita organica di UniCredit e agevolare il raggiungimento di ritorni sostenibili sopra al costo del capitale”, ma partendo da un impatto neutro sul capitale del proprio gruppo”.
Milano Finanza annuncia “l’eventuale aumento di capitale da 3 miliardi, che il Mef starebbe valutando per coprire gli esuberi (tra le 6 e le 7 mila unità) e i contenziosi legali. Le risorse serviranno non tanto per coprire la nuova operazione di de-risking da circa 8 miliardi (Amco dovrebbe infatti rilevare ampia parte dei crediti a un prezzo vicino al valore di libro, facendo emergere un fabbisogno inferiore al miliardo di euro, ndr), quanto per mettere in sicurezza il rischio legale”.
Il fatto che tra Unicredit e Mps la distanza si assottigli di giorno in giorno, ha due ragioni principali, secondo il giornale: “La prima è che la banca diretta da Andrea Orcel è l’unica sul mercato italiano che ha l’interesse e soprattutto le potenzialità per condurre in porto l’operazione. Sul fronte estero, al di là di qualche rumors su timidi ammiccamenti dalla Francia, non è mai arrivato nulla di concreto. L’altro dato di fatto è il fattore temporale, perché a fine anno scadono i benefici legati ai crediti fiscali (Dta) per un importo di 2,2 miliardi. In pratica, Unicredit si ritroverebbe in mano motivi sostanziosi per accettare la “corte” dello Stato e sgravarlo anzitempo del maggioranza del capitale azionario, come per altro richiede l’Europa. Cosa che ha fatto storcere la bocca a tanti, e non solo politici, perché il regalo del Governo Draghi viene considerato troppo oneroso”.
Per la questione marchio Mps, che Orcel considera un “disvalore”, il Mef sarebbe orientato a dirottarlo al Mediocredito Centrale. Secondo quanto scrive il Corriere, Mcc “dietro a quell’insegna potrebbe cercare di costruire una nuova realtà finanziaria. Mcc oggi controlla già la rete agenziale della Popolare di Bari, a cui potrebbero aggiungersi diverse agenzie del Monte dei Paschi di Siena (130-150), soprattutto in Toscana, oltre alle attività che il Monte ha nei settori del leasing, factoring e in Mps capital services”.