Il commento di Nero su Bianco sul ruolo dannoso dei vertici in questi anni
SIENA. La grave situazione in cui versa il Monte dei Paschi di Siena impone una riflessione, partendo dall’annunciata azione di responsabilità nei confronti degli autori del dissesto della più antica Banca al mondo. Un’azione che per adesso è stata solo un annuncio da parte di alcuni, ma che rimane ancora in attesa di concretizzazione. Ognuno di noi ha ben chiaro l’importantissimo ruolo che la Fondazione MPS ha sempre rappresentato sia per la Banca che per il territorio. In teoria, un ruolo finalizzato al supporto dello sviluppo e della crescita della realtà senese. Nella realtà, un ruolo oramai quasi irrilevante a causa dell’attuale somiglianza della Fondazione ad un guscio vuoto. Il suo contenuto è stato in parte ceduto volontariamente, ed in parte prelevato. Formalmente, Banca Monte dei Paschi è il soggetto controllato, mentre il controllante è proprio la Fondazione. Tuttavia, quando il passato management della Banca richiese un aumento di capitale per la sciagurata acquisizione di Antonveneta, da Palazzo Sansedoni non venne mossa nessuna obiezione. Una vera e propria emorragia per le casse della Fondazione.
Purtroppo, come tutti sappiamo, la storia non finisce qui. Recentemente, si è assistito ad un evento senza precedenti, ovvero l’incondizionata cessione di prerogative e poteri ai vertici della Banca. Tutte ragioni che spingono a definire la Fondazione come un organismo di carta, senza nessuna liquidità, priva di alcun potere di sostegno al territorio e, molto probabilmente, priva anche di visione strategica. In questi giorni, apprendiamo dalla stampa che i bilanci della Banca datati 2009, 2010 e 2011 potrebbero non essere stati redatti correttamente. Se questo fosse confermato, implicherebbe che ai vertici della Fondazione sono stati sottoposti documenti non veritieri. Un fatto gravissimo, che impone una dura presa di posizione all’attuale Deputazione di Palazzo Sansedoni.
Purtroppo sembra proprio che l’unica cosa di cui la Fondazione MPS sia ricca ormai siano solo i debiti. Viene naturale interrogarsi circa la reale consapevolezza dei vertici della Fondazione al momento della loro maturazione. Non dimentichiamo che la benedizione alla ricapitalizzazione di Antonveneta venne impartita con entusiasmo, senza alcun distinguo da parte di nessun componente. I vertici della Fondazione si trovavano al comando di un ente solido e sano. Adesso, a causa della loro condotta passiva ed accondiscendente, gli unici traguardi raggiunti sono stati l’impoverimento e la recisione del legame con la città, con conseguenze che ancora non possono essere quantificabili con esattezza. Ciò che si intravede, però, è un vero e proprio abisso che coinvolgerà cittadini, istituzioni ed attività produttive. Una lista di danni che assomiglia a quella causata da un sisma. Queste logiche amministrative, improntate alla passività, si sono consolidate negli anni ed hanno prodotto un drammatico equivoco. L’equivoco che questa fosse l’unica strada percorribile. Così non è, e così non era neppure in passato. Il dissesto non è figlio di sé stesso. I suoi creatori, prima o poi, dovranno essere messi di fronte alle proprie responsabilità pubbliche e personali. Un aspetto che la prossima amministrazione comunale non potrà esimersi dall’accertare nell’interesse della nostra città.
Nero su Bianco