Il differenziale Btp-Bund non accenna a calare
di Red
SIENA. Mario Monti al giro finale sta per salire al Quirinale per sciogliere la riserva e presentare al Presidente Napolitano la lista dei ministri del nuovo governo. La politica “vecchia” vedremo se e come sarà rappresentata, se ci saranno nella compagine Letta e Amato. Il bluff domenicale di Berlusconi è stato svelato: ai parlamentari interessa il governo tecnico che fa maturare loro il famigerato vitalizio, con le elezioni anticipate si perdono indennità e pensioni. Il segnale della resa è venuto da Alfano, che ha accodato il PDL al carro del nuovo esecutivo. D’altra parte c’è bisogno per gli interessi personali del Cavaliere di un governo forte e prestigioso: da maggio scorso il titolo Mediaset, che veleggiava intorno a 4,5 euro per azione ha perduto oltre metà del suo valore, chiudendo oggi con -2,40% a euro 2,112. E chi non è in grado di governare le fortune di se stesso, figuriamoci che autorevolezza può avere per governare uno stato. C’è – indirettamente – anche un pezzetto di Siena nel prossimo governo, se, come afferma la Stampa, Vittorio Stelo è in dirittura d’arrivo nel ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti. Vedremo.
E veniamo ai mercati. Chi pensava che la sola presenza di Monti bastasse a ricucire uno strappo di molti mesi di trascuratezza politica tra gli investitori e la fiducia nel sistema-Italia, è stato presto smentito: nella serata di martedì lo spread con il bund viaggia in area 530 punti con il rendimento del bond decennale italiano sopra il 7%. Ma lo stesso è successo oggi per il differenziale tra il bund e i titoli di stato spagnoli e francesi che hanno fatto record; e così Piazza Affari ha archiviato un’altra giornata a segno meno. Con i bancari in prima fila a contare le perdite, in primis Unicredit, che sconta il terribile buco di bilancio da oltre 10 miliardi di euro, e poi Popolare di Milano, per dubbi avanzati sulla riuscita del prossimo aumento di capitale. MPS non ha seguito la controtendenza di ieri, realizzando -2,65% a euro 0,289. Si deduce che la trimestrale non ha avuto un gran successo presso gli operatori… Era stato stimato un utile di 50 milioni, ne sono stati contabilizzati 42, di cui 34 provenienti dalla svendita frettolosa del palazzo di Via dei Normanni a Roma, e ora sappiamo il perché di questa vendita frettolosa: andava contabilizzata al 30 settembre per entrare nella semestrale e l’affare l’ha fatto il compratore (come sempre quando si vende con l’acqua alla gola). E nessuno pagherà per tanta incompetenza, in fondo l’incapacità non è un reato.
Se i soldi per comprare l’immobile li avesse avuti la Fondazione! Per lo meno l’affare sarebbe rimasto in casa. Troppo tardi per piangere: forse, chiederà qualcuno, al sindaco di Siena conveniva rimanere in Parlamento? Eletto nel 2006, ha già maturato il vitalizio, ottenendo il massimo con il minimo. Due anni con Prodi presidente, tre con Berlusconi e il gioco è fatto, il portafogli è gonfio, il futuro è meno incerto. Più interessante governare il proprio orticello, anche se ridotto in macerie.
Cosa ci aspettiamo dal mercato nei prossimi giorni? Christian Clausen, numero uno della European banking federation, è stato chiarissimo nell’indicare alle banche europee di disfarsi delle loro esposizioni in titoli di stato italiani per “non essere risucchiati nell’epicentro della crisi”. I mercati attendono il da farsi, dopo la caduta dei governi greco e italiano, e nel frattempo non rinnovano i bond che scadono. LA Bce nicchia nel procedere all’acquisto sul mercato secondario di questi titoli in eccedenza, in quanto anche la sua posizione è debole dal lato politico. Inutile sottolineare il ritardo con cui si muove la classe politica europea nel comprendere la velocità di investitori che lavorano tutti i giorni, e i bizantinismi dei palazzi del potere. E se non c’è qualcuno che si sporca le mani per l’Italia, tutto diventa difficilissimo e non si può risolvere in pochi giorni a colpi di annunci. Nemmeno le banche italiane possono fare niente: sono talmente pieni i portafogli di BTp che un ordine d’acquisto ulteriore verrebbe bloccato dal sistema elettronico degli istituti stessi. La ricerca spasmodica dei guadagni, unico motivo per lavorare in borsa, spingerà a vedere uno dopo l’altro: la consistenza dei titoli di stato spagnoli, della tripla A della Francia, della capacità della Germania di modificare l’approccio alla crisi, fino alla Bce.
Non è follia immaginare che la Banca Centrale Europea si debba in brevissimo tempo lanciare in una operazione formidabile di quantitative easing: i titoli di stato italiani che mr. Clausen vorrebbe veder scomparire dai bilanci della banche europee, dove dovrebbero finire altrimenti? Curioso che il presidente della Federazione delle banche europee rilasci dichiarazioni contro alcuni dei suoi associati, la reazione dell’Abi ci pare timida ed espressa dal direttore generale Giovanni Sabatini, che “farà passi formali, è inaccettabile una posizione di questo genere”. Il silenzio del presidente Mussari, che già si era tenuto lontano dallo scenario bancario europeo quando si trattava di difendere gli asset e la patrimonializzazione di MPS e delle altre banche nazionali dal declassamento subìto dall’Eba, è ormai nella consuetudine.