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Il tema dell'incontro era chiaro: chiedersi chi sono i ribelli di oggi, visto il conformismo che c'è in giro e metterli in relazione con quelli di ieri.
Il dibattito non ha dato una risposta, visto anche che il maggior conferenziere, Massimo D'Alema, non può dirsi certo un ribelle del sistema, dato che è entrato in politica a 20 anni (il padre era un funzionario e parlamentare del PCI), adesso ne ha 60 e ancora è sulla breccia…
Come è cambiata l'Italia in 40 anni, grazie alla classe dirigente rappresentata da tali politici "professionisti" (il termine “professionista” è stato usato per se stesso da D’Alema…)?
Ognuno naturalmente ha una sua idea. Sta di fatto che certo D'Alema non può definirsi un ribelle.
E singolare è la definizione che D'Alema dà di se stesso: non un ribelle…no.
Piuttosto un rivoluzionario (in gioventù) tendente a costruire una nuova società, un atteggiamento che andava al di là del vago senso di ribellione al sistema. E adesso (nella maturità) un riformista che vuol cambiare il mondo "senza fregarlo".
La dialettica è accattivante, peccato che il giudizio della cronaca talvolta sia più sciatto e banale.
Clamorosa poi un’ammissione di D'Alema: "Il PCI non era un partito democratico". Lo dice serenamente e a chi gli chiede che cosa sarebbe accaduto se avesse detto qualcosa del genere in un' assemblea di partito 20-25 anni fa, seraficamente ha risposto: "Sarei stato semplicemente espulso dal partito". Una verità tanto elementare, quanto sconvolgente.
Eppure nessun giornale, nè locale, nè nazionale, ha sottolineato la frase. Possibile che un partito che ha restituito, tra gli altri, la democrazia in questo Paese con la lotta partigiana sia definito da uno dei suoi leader storici "non democratico"? A chi, sul palco, timidamente gli ha chiesto spiegazioni D'Alema ha risposto: "tutto va contestualizzato". C'è un tempo per essere "non democratici", e un tempo per fondare il Partito democratico….
A chi gli ha chiesto di commentare la frase di Enrico Berlinguer del 1981: "I partiti di oggi sono sopratutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei programmi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune", D'Alema ha risposto (grattandosi un po' il capo): "quel sistema dei partiti, corrotto, è morto con Tangentopoli. Il sentimento di antipolitica non serve al Paese. Non è vero che se si smontano i partiti nasce un nuovo modello di politica virtuoso. I partiti servono alla democrazia".
SecoNdo D’Alema poi la classe politica di adesso "tiene il campo perchè si è formata in modo tale che è difficile toglierla di mezzo".
Lo sa bene Debora Serracchiani, che per farla tacere l'hanno spedita a Bruxelles, al Parlamento europeo. E lei si è ben ben allineata.
In fondo non ci scapita mica tanto…Sono gli italiani, infatti, che non sperano più in una nuova classe dirigente… Ormai si sono rassegnati.
Vale sempre il vecchio detto: “tutto cambi, perchè tutto rimanga com'è".
Un altro spunto, tra i tanti sorprendenti e taciuti dalla stampa istituzionale.
D'Alema ha dato ad intendere che fosse stato per lui le primarie per il Congresso democratico non le avrebbe fatte. La sua storia politica, infatti, gli insegna che le classi dirigenti non si eleggono, semmai si scelgono.
Così come successe a lui, che fu chiamato direttamente dalla segreteria nazionale (Berlinguer in primis) per guidare i giovani della FGCI. Senza appello e senza replica. L'unica cosa che rimase da rispondere al giovane D'Alema fu un laconico, garibaldino, "obbedisco", visto che il Partito "così aveva deciso".
Non sono mancati poi gli spunti di vita privata del lider Maximo. Dalle frasi a effetto del tipo "nella vita bisogna essere dolci, nella lotta spigolosi", oppure il ricordo di quando, giovane dirigente comunista, andava a dormire a casa degli Zaccagnini (quella del segretario della DC degli anni'60), visto che erano amici di famiglia, perchè il partito "pagava poco" . Come dire: Famiglia D'Alema- Famiglia Zaccagnini, prove tecniche delle famose "convergenze paralle".
M.A.