In termini di capitalizzazione di borsa la banca bergamasca vale più di Rocca Salimbeni
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di Red
SIENA. La grande banca forgiata – e segnata – in epoca mussariana perde colpi sotto il peso di scelte incomprensibili ai più, fatte in passato. La cosa che possiamo dire, cautamente pessimisti, è che ad oggi, quanto fatto dal Tandem non ha sortito alcun effetto dal punto di vista del valore di Borsa e del patrimonio.
Il valore del titolo in borsa è andato sempre più regredendo, molto più delle perdite accumulate dall’indice Mib. E oggi si raccoglie un record negativo che sa di retrocessione collettiva. Infatti il 9 ottobre, Ubi Banca opera un sorpasso clamoroso. Senza aver comprato nulla per 10,1 miliardi e senza avere in cassa i Monti bond. Avendo lo scorso 3 ottobre perfino ottenuto il riconoscimento dell’Eba di aver ottemperato alle prescrizioni e aver raggiunto al 30 giugno 2012 il Core Tier 1 al 9%. In più al 5 settembre risultava avere in portafoglio meno titoli di Stato italiani rispetto a MPS: 17,4 miliardi invece di 25. E così, alla fine della giornata di contrattazioni, l’istituto bergamasco ha superato il Monte dei Paschi di Siena in termini di capitalizzazione di mercato, issandosi al terzo posto della classifica delle banche italiane, dietro solo a Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Scontati gli alti e bassi di borsa, la classifica tende da provvisoria a diventare definitiva nei giorni seguenti: l’Eco di Bergamo, lesto a infilarsi nella notizia con un moto d’orgoglio campanilistico giustificato, ha stimato che “anche mercoledì la classifica delle banche in base al valore di Borsa (escludendo le banche d’affari come Mediobanca) poneva Unicredit al primo posto con 20,85 miliardi, Intesa Sanpaolo al secondo con 20,04 miliardi (le due grandi banche nazionali), Ubi al terzo con 2,82 miliardi, Mps al quarto con 2,71 e il Banco Popolare al quinto con 2,28”. Il quotidiano lombardo ammette che Ubi banca rimane “al quarto posto a livello nazionale quanto a raccolta e impieghi (dietro a Unicredit, Intesa e Mps e davanti al Banco Popolare) e al quinto come numero di sportelli” mentre mantiene il gradino più basso del podio “nella valutazione delle principali agenzie internazionali di rating (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch). Standard & Poor’s assegna un rating di lungo termine Bbb+ a Unicredit e Intesa Sanpaolo, Bbb a Ubi e Bbb- al Banco Popolare e al Monte Paschi. Per quanto riguarda il breve termine, la valutazione è la stessa (A-2) per Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi Banca, mentre è più bassa (A-3) per Banco Popolare e Monte Paschi. Analogamente, Moody’s assegna la stessa valutazione sul lungo termine (Baa2) a Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi, mentre un giudizio diverso riportano il Banco Popolare (Baa3) e il Monte Paschi (Ba2); sul breve termine il rating è lo stesso (P-2) per Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi, inferiore per le altre”.
Cosa aggiungere? Sembra evidente che le manovre in atto da quasi undici mesi a questa parte (data d’arrivo di Fabrizio Viola a Siena) sono servite a poco; che, nel frattempo, la gestione assai poco politica della banca a Bergamo non perde tempo nei lustrini delle feste in Fortezza a Siena e dei premi letterari in altre regioni dello Stivale. C’è una governance che funziona, come sarebbe dovuto esserci in Rocca Salimbeni tanto più che il socio principale aveva la maggioranza assoluta delle azioni…