Indiscrezioni parlando di Equinox e Clessidra
di Red
SIENA. Stanno parlando in queste ore di “tempesta perfetta” sulla Fondazione Mps. Niente di più errato: era già tutto successo nel momento in cui Mancini e Pieri avevano firmato le carte con cui veniva loro concesso un prestito poco vantaggioso con covenant incorporato: oltre a dare un guadagno alle banche che davano loro i quattrini, avevano instillato il seme dell’ulteriore guadagno con la corsa al ribasso. E la cosa era segreta solo per i senesi: gli speculatori sapevano bene cosa fare e l’aumento di capitale che doveva sistemare tutto è stato l’inizio della resa totale.
Da allora c’è stato spazio solo per la caduta verticale del titolo fino all’ignominia del 0,197 euro di gennaio.
Con questi presupposti (altro che “sorte fatale” e altro che “crisi globale”) si comprende chiaramente che non c’era bisogno di commentare il secco comunicato stampa di Palazzo Sansedoni, ma di osservare il rigoroso silenzio che accompagna la fine di una storia “tutta senese”.
La cronaca: Fondazione Mps, azionista di controllo della Banca Mps ha annunciato di voler ridurre la partecipazione dal quasi 49% a non meno del 33,5%. L’ente ormai avrà già presentato (l’appuntamento era fissato per oggi) alle banche il piano di rientro del suo debito in cui chiede un mese di proroga allo standstill che scade il 15 marzo e una diluizione delle rate in cambio di un parziale rimborso del debito, da coprire con l’introito della vendita delle azioni di Rocca Salimbeni. Si parla di oltre 500 milioni di euro che deriveranno dalla vendita del 15% di azioni che andranno a scalare il debito di oltre un miliardo. Per il resto, si tratta di altri costi che sopporterà la comunità senese, ma poco importa.
Le carte si “scozzoleranno” prima dell’assemblea di bilancio di aprile, quando l’impatto zero del buffer dell’Eba sarà evidente a tutti.
Oggi gli esperti finanziari della Fondazione, che fanno capo al direttore generale Claudio Pieri, hanno esposto i dettagli tecnici del piano ai rappresentanti delle 11 banche creditrici, otto delle quali estere e guidate da JP Morgan (che è comunque socio della banca, ndr) che vantano ancora 524 milioni di debito coperto da un pegno sulle azioni Mps della Fondazione, e alle altre due banche, Mediobanca e Credit Suisse, verso cui la Fondazione é esposta per perdite su derivati per altri 490 milioni.
E’ sempre in piedi l’alternativa del finanziamento ponte, per un massimo di 900 milioni, da Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Ieri intanto la Fondazione ha ricordato che per poter cedere fino al 15% di Mps deve avere il via libera formale del Tesoro, autorità di vigilanza sulle Fondazioni, che la aiuterà involontarimente a prendere tempo.
Tengono banco le anticipazioni di MF-Milano Finanza di interesse da parte del fondo Equinox guidato da Salvatore Mancuso e anche di Clessidra a rilevare una parte della quota (12%). Fonti bene informate hanno confermato la presenza di Mancuso a Siena e di un incontro privato con Mussari e Ceccuzzi. L’imprenditore pare sarebbe disposto alla transazione a patto di avere voce in capitolo sulla scelta del management della banca. Lui, potrebbe prendere il posto del presidente uscente.
Le solite voci hanno anche raccontato di un altro incontro, stavolta fra i due rappresentanti della senesità con Alessandro Profumo, attualmente disoccupato d’oro ma con qualche sospeso di carattere giudiziario, per discutere del posto di presidente della banca che si libererà ad aprile. Esclusi i ripensamenti di Mussari, peraltro già in corso.
Nel segno della discontinuità e della coerenza…. Fatta salva la competenza.
Da allora c’è stato spazio solo per la caduta verticale del titolo fino all’ignominia del 0,197 euro di gennaio.
Con questi presupposti (altro che “sorte fatale” e altro che “crisi globale”) si comprende chiaramente che non c’era bisogno di commentare il secco comunicato stampa di Palazzo Sansedoni, ma di osservare il rigoroso silenzio che accompagna la fine di una storia “tutta senese”.
La cronaca: Fondazione Mps, azionista di controllo della Banca Mps ha annunciato di voler ridurre la partecipazione dal quasi 49% a non meno del 33,5%. L’ente ormai avrà già presentato (l’appuntamento era fissato per oggi) alle banche il piano di rientro del suo debito in cui chiede un mese di proroga allo standstill che scade il 15 marzo e una diluizione delle rate in cambio di un parziale rimborso del debito, da coprire con l’introito della vendita delle azioni di Rocca Salimbeni. Si parla di oltre 500 milioni di euro che deriveranno dalla vendita del 15% di azioni che andranno a scalare il debito di oltre un miliardo. Per il resto, si tratta di altri costi che sopporterà la comunità senese, ma poco importa.
Le carte si “scozzoleranno” prima dell’assemblea di bilancio di aprile, quando l’impatto zero del buffer dell’Eba sarà evidente a tutti.
Oggi gli esperti finanziari della Fondazione, che fanno capo al direttore generale Claudio Pieri, hanno esposto i dettagli tecnici del piano ai rappresentanti delle 11 banche creditrici, otto delle quali estere e guidate da JP Morgan (che è comunque socio della banca, ndr) che vantano ancora 524 milioni di debito coperto da un pegno sulle azioni Mps della Fondazione, e alle altre due banche, Mediobanca e Credit Suisse, verso cui la Fondazione é esposta per perdite su derivati per altri 490 milioni.
E’ sempre in piedi l’alternativa del finanziamento ponte, per un massimo di 900 milioni, da Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Ieri intanto la Fondazione ha ricordato che per poter cedere fino al 15% di Mps deve avere il via libera formale del Tesoro, autorità di vigilanza sulle Fondazioni, che la aiuterà involontarimente a prendere tempo.
Tengono banco le anticipazioni di MF-Milano Finanza di interesse da parte del fondo Equinox guidato da Salvatore Mancuso e anche di Clessidra a rilevare una parte della quota (12%). Fonti bene informate hanno confermato la presenza di Mancuso a Siena e di un incontro privato con Mussari e Ceccuzzi. L’imprenditore pare sarebbe disposto alla transazione a patto di avere voce in capitolo sulla scelta del management della banca. Lui, potrebbe prendere il posto del presidente uscente.
Le solite voci hanno anche raccontato di un altro incontro, stavolta fra i due rappresentanti della senesità con Alessandro Profumo, attualmente disoccupato d’oro ma con qualche sospeso di carattere giudiziario, per discutere del posto di presidente della banca che si libererà ad aprile. Esclusi i ripensamenti di Mussari, peraltro già in corso.
Nel segno della discontinuità e della coerenza…. Fatta salva la competenza.