Altri prestiti di Stato per MPS tra le iniziative dei manager senesi per rispondere all'Eba
di Red
SIENA. Non si è ancora insediato Fabrizio Viola sulla poltrona operativa di Rocca Salimbeni, che già arriva la notizia di una clamorosa iniziativa. Il probabile rinnovo dei Tremonti bond, magari rinegoziando il tasso di interesse per portarlo all’1%. Che poi in sintesi è quello che ha fatto l’Unione Europea autorizzando la Bce a prestare soldi alle banche allo stesso tasso vantaggiosissimo. Milano Finanza scrive stamattina che Viola intenderebbe utilizzare il plafond di 2,5 miliardi di euro a disposizione delle banche nazionali di Tremonti bond che a suo tempo non ha voluto nessuno.
La misura permetterebbe alla banca di procrastinare la vendita degli asset, che oggi non permetterebbero gli incassi che meriterebbero, e nel contempo aderire in pieno alle richieste dell’Eba senza dover piegare il capo alla ricapitalizzazione, che porterebbe un nuovo padrone in città. Milano Finanza mette in campo, tra le misure che il nuovo DG potrebbe prendere, la vendita di Biverbanca o Antonveneta (sigh!), appetibili per istituti stranieri che stiano studiando l’ingresso nel mercato italiano. Strada difficile politicamente per le istituzioni cittadine ed economicamente perché non si spunterebbero prezzi interessanti sotto tutti i punti di vista. E men che mai risolutivi dei problemi del Monte. Oggi il credit crunch e la mancanza di liquidità sono causati dal blocco del mercato interbancario e dalla sfiducia dei correntisti che ogni giorno si portano via soldi dai depositi: è necessario ripristinare i valori minimi perché ricominci a funzionare la macchina della fiducia tra le banche.
Franco Bassanini, vista l’invidiabile posizione che ricopre in Cassa Depositi e Prestiti, dove con la sua liquidità guarda con distacco le manchevolezze della finanza mondiale, molto probabilmente non accetterà di venire a Siena a fare il presidente di MPS. Però, si potrebbe chiedere un intervento della Cassa in un aumento di capitale riservato. Non stravolgerebbe gli equilibri cittadini, ci si potrebbe fidare in quanto seppur non senese le fortune politiche dell’uomo qui si sono realizzate, le azioni riprenderebbero valore permettendo alla Cassa stessa utili da poter monetizzare anche nel breve periodo, e lascerebbero rifiatare Caltagirone, che si è appena scottato le dita con la vendita di 35 milioni di azioni, realizzando minusvalenze interessanti. E visto che ci siamo anche i dipendenti azionisti e i risparmiatori. Magari per riappacificarsi con la città, gli attuali “signori” della banca – dopo aver tanto avuto in onori e quattrini – potrebbero correre qualche rischio personale per non distruggere un gioiello che ha attraversato secoli, guerre, perdita della libertà comunale, unificazioni d’Italia e crisi economiche spaventose.