Quando gli interessi di fazione superano il livello di guardia
di Red
SIENA. La paura di Beppe Fioroni è che tutto vada a finire come Sansone e i Filistei, che nel crollo del tempio perirono tutti. Sbaglia il paragone: Sansone e i filistei erano di due partiti opposti, e votati comunque alla morte di uno dei due contendenti. C’è da dire che riteniamo innanzitutto che il sindaco di Siena non abbia fatto piazza pulita della gestione precedente e non sia l’alfiere della discontinuità. Ha provveduto a sostituire uomini segnati dall’esperienza fallimentare con figure finora in secondo piano, ma sempre riferibili al passato. Il buon ragioniere Turchi potrà sconfessare da vicepresidente quello che ha firmato come revisore dei conti? . Qualcuno si è adombrato, anche se tutti smentiscono, come è ovvio nel gioco delle parti.
Il primo percorso sibillino è quello del sindaco. Solitamente la scalata del potere a livello locale serve per costruire una base importante per arrivare a Roma. E Ceccuzzi, a Roma, ci è arrivato nell’età migliore per fare scuola di governo. Aveva il cielo a portata di mano. Invece è tornato indietro, cosa mai vista fino ad oggi.
Siena dunque è un crocevia talmente importante per il suo partito che deve essere salvaguardata a ogni costo. Sarebbe quindi la debolezza della fazione che ha guidato la città dal dopoguerra a oggi a concedere tanto credito ai “quattro gatti” dell’ex-Margherita. Che ovviamente hanno approfittato della situazione per occupare una quota di poltrone superiore al peso elettorale.
L’onorevole Luca Sani, coordinatore della segreteria regionale del Pd della Toscana, getta acqua sul fuoco, in serata di lunedì, e risponde alle argomentazioni dell’onorevole Fioroni apparse oggi sul Corriere della Sera: “A Beppe Fioroni e a quanti sostengono la posizione dei consiglieri comunali del Pd senese che hanno votato contro il bilancio del Comune di Siena, chiedo di fermarsi prima che sia troppo tardi. Perché insistere su certe posizioni avrebbe un esito nefasto, e alimenterebbe la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni. Siamo ancora in tempo a trovare una soluzione condivisa, ma è chiaro che questa non può che essere costruita a partire da un giudizio senza reticenze su quel che è avvenuto nel consiglio comunale di Siena”. Si tenta di circoscrivere il tutto a un dispetto tra fazioni del partito, per non puntare l’indice più in alto?
Non a caso il presidente di banca MPS è stato imposto da Roma e non scelto a Siena: chi conosceva Alessandro Profumo nella città del Palio? Nonostante il pericolo che nel mese di maggio ci possa essere la necessità di andarsi a cercare un altro presidente causa rinvio a giudizio di quello nuovo, la figura di un presidente di “garanzia” per i vertici del Pd è l’obbligo fondamentale. All’ombra del quale Ceccuzzi può aver creduto nella possibilità di mettere completamente il partito locale sotto la sua guida e sbarazzarsi di alleati comodi – lo scorso anno – per vincere le elezioni comunali. E ingombranti e ossessivi adesso con le loro richieste esose.
Quanti milioni di euro di commissioni e finanziamenti è costata al Monte dei Paschi l’acquiescenza di tutti al Sistema Siena? Siamo sicuri che le vicende giudiziarie della famiglia Aleotti (Alberto Aleotti è sospettato di aver provocato un danno al sistema sanitario nazionale di 860 milioni di euro) siano estranee al loro interessamento alle azioni della banca?
I cittadini senesi sono stanchi e sfiduciati, vorrebbero trasparenza. Vorrebbero l’inizio di un percorso – chiaro a tutti – di buona gestione, che forse non sarà sufficiente a evitare quell’aumento di capitale che porterà via la banca dalla città, ma che se solo potesse concedere un potere di contrattazione che salvaguardi l’occupazione nel futuro, sarebbe già un risultato importante.