L'andamento dei depositi bancari e del credito al consumo è negativo
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di Umberto De Santis
SIENA. Studi di Banca d’Italia dimostrano che, stante la crisi economica, l’andamento dei depositi bancari delle famiglie toscane è in calo netto e preoccupante del 4,1%. La regione Toscana è preceduta in questa classifica negativa solo da Umbria(-7,9%), Marche (-6,6%), Molise(-5,2%) e Calabria (-4,7%). L’Italia centrale è nel pieno della crisi, evidentemente. Nella classifica per province al 97mo posto Arezzo (-11,1%), 93mo Prato, 88mo Pistoia, 83mo Lucca, 61mo Livorno, 58mo Massa Carrara, 46mo Firenze, 42mo Pisa, Siena e Grosseto (-1,5%). Tutti i risultati negativi degli ultimi quattro anni scaricano sulle famiglie il peso insopportabile di una lunga crisi. Esse hanno cercato di rispondere rifugiandosi nella protezione del risparmio dai cazzotti dei mercati. Con la riscoperta del conto bancario, magari anche a scapito della redditività.
Dall’inizio del 2008, inizio recessione, al 31 maggio 2011 (dati disponibili Bankitalia) i depositi bancari medi per famiglia sono cresciuti da 21.821 a 23.426, circa 1.500,00 euro (+7,4%). Roso dall’inflazione, dalle rinunce e dai progressivi disinvestimenti da altri asset. In termini reali il deposito bancario medio della famiglia italiana è aumentato di un modestissimo 0,6 per cento su cui però il governo fa tanto affidamento. Un’altra forma in rapido sviluppo sono i conti deposito. Per somme non troppo elevate, sicuri molto più dei titoli di stato, con le banche affamate di liquidità che offrono tassi più convenienti. Con il plus della flessibilità di cambiare facilmente destinazione al proprio denaro. Un nuovo “prodotto rifugio” che servirà a ravvivare il mercato. Tuttavia di fronte al miglioramento netto della capacità di risparmio di regioni come Valle d’Aosta (+5,3%) e Liguria (+5,2%), la Toscana si pone in regresso importante e preoccupante. Un italiano su due non riesce a risparmiare, questa è la verità, una faccia dell’Italia a crescita zero che non si può nascondere, di cui facciamo parte a pieno titolo.
Sempre secondo la Banca d’Italia, nonostante tutto, il patrimonio finanziario netto delle famiglie italiane è pari a 2.570 miliardi, contro 2.010 dei francesi e 1.980 dei tedeschi. Bene, ma non essendo equamente distribuite sul territorio nazionale, non possono garantire a tutti un inverno economico tranquillo. Ma questo primo semestre 2011 verrà ricordato come quello della “lunga fuga” con la diminuzione di chi investe in azioni (precipitati dal 31,8% del 2003 al 12,5% attuali), una certa cautela nel maneggiare obbligazioni (il 25% di chi riesce a investire parte del proprio reddito), e la ricerca della consolazione nel mattone, che non offre nonostante tutto buoni affari, ma a cui è riuscito ad accedere nel corso dell’ultimo anno solo il 4% degli italiani. La crisi continua, visto che almeno il 10% di chi ha avuto accesso al credito al consumo non riesce a pagare le rate. Le difficoltà colpiscono anche la classe media, cioè chi non è e non si può definire povero. Il segnale della gravità delle difficoltà attuali viene da lontano: già nel consuntivo 2010 secondo i dati Assofin (Associazione credito al consumo e immobiliare) l’erogazione di credito al consumo aveva avuto un calo del 1,2%. Per il 2011 solo il crollo delle immatricolazioni di autoveicoli lascia presagire un trend decisamente al ribasso.