Affare Snia: commissario chiede danni miliardari anche al Monte. Mussari tace
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di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Oltre cinque punti percentuali in due giorni: l’indice Mib di Piazza Affari vola in alto a recuperare fior di perdite dell’ultima settimana. Il titolo MPS non è stato da meno e – dopo il punto più basso toccato il giorno 14 giugno con euro 0.1752 – ieri ha chiuso con il +5,89% a euro 0.1978 subito a ridosso della soglia psicologica dei 20 centesimi: cinque azioni per un caffè al bar. I mercati scommettono che qualche risultato dalle dismissioni programmate stia per arrivare e che si riesca a soddisfare le pretese dell’Eba?
E’ ancora presto per dirlo, e certamente le aperture del giovedì saranno influenzate dai risultati della borsa di New York, che attende le iniziative della Fed per supportare economia e finanza made in USA in questo periodo. “Speriamo e siamo fiduciosi che i leader europei sapranno adottare le ulteriori misure necessarie per alleviare la loro crisi ma dobbiamo essere pronti a far fronte a nuove turbolenze e a proteggere l’economia americana”, ha detto Ben Bernanke, presidente della Fed. “L’Europa è certamente l’elemento che più sta pesando sull’economia americana – ha aggiunto – e certamente i leader europei hanno ancora molto lavoro da fare per superare la crisi”.
Cala lo spread a 415 punti base. Intanto compaiono all’orizzonte, come non bastassero le grane sull’aeroporto di Ampugnano, nuovi problemi per l’ex-presidente Mussari. Il sindacato della banca, messo alle strette dalla non collaborazione di Fabrizio Viola (che attraverso Filo Diretto, giornalino aziendale di MPS, comunica a senso unico con i dipendenti, senza che nessuno possa consegnargli replica), alza il tiro chiedendo di venire a conoscenza del contratto d’acquisto di Antonveneta, paventando azioni di responsabilità. I risultati delle perquisizioni sull’affare Antonveneta potrebbero aprire un vulnus nel prossimo futuro.
Da Milano arriva la notizia che l’avvocato di Catanzaro è tra i sessanta manager indagati (insieme alla banca e a De Bustis) per una oscura vicenda che riguarda la Snia, storica azienda chimica italiana, in amministrazione straordinaria secondo la legge Marzano. Il commissario ritiene che il sistema bancario nazionale debba restituire all’azienda 3,5 miliardi di euro, come racconta Nicola Porro su Il Giornale: “Una società controllata della Snia, la Caffaro (saltata anch’essa) si è beccata una supermulta da 3,5 miliardi per avere pesantemente inquinato alcuni siti produttivi nei quali operava. O meglio il ministero dell’Ambiente, che reclama questi quattrini, si è insinuato nel passivo della Caffaro e a salire anche in quello della Snia, per un importo proprio di 3,5 miliardi. Il punto è che la Snia per un periodo lungo nove anni (dal 2000 al 2009) è stato socio unico della sua controllata Caffaro. Ma soltanto il due febbraio del 2009 ne ha dato regolare comunicazione, come previsto dal Codice civile. E dunque per questi lunghi nove anni la Snia, in qualità di socio unico, è tenuta a rispondere illimitatamente dei debiti della sua controllata. È per questo motivo (e per altri di contorno che riguardano operazioni straordinarie sul capitale) che oggi il commissario straordinario della Snia, senza guardare in faccia nessuno, si è messo in mente di citare per danni gli ex amministratori e soci”. Tra cui appunto Mussari, De Bustis e il Monte dei Paschi. Le tegole sulla testa del presidente Abi si stanno moltiplicando. La sua rielezione dovrebbe avvenire nel mese di luglio: forse sarebbe il caso per l’associazione di buttare a mare gli equilibri politici interni e cambiare rotta, per non correre il pericolo che intervengano fatti esterni che trascinino l’Abi sugli scogli dei rinvii a giudizio.
Alessandro Profumo e Fabrizio Viola dovranno mettere da parte quattrini importanti per cautelarsi da una eventuale condanna, come si fece col miliardo del contenzioso con Equitalia, poi transato con meno di 300 milioni di euro, ma che ha pesato per diverso tempo sul bilancio.