Grecia, Co.Co.Bond, sindacati col broncio: la banca "nuova" non fa più riferimento alla città
di Red – foto Corrado De Serio
SIENA. Risiamo punto e a capo. Con il misero valore del titolo MPS a euro 0,205 dopo un ulteriore ribasso del -5,27% il nuovo amministratore delegato ci ha riportati all’inizio del 2012 quando si toccò il fondo pochi giorni la fuoriuscita di Antonio Vigni dalle stanze dell’istituto. Perdendo oltre il 50% di valore rispetto alla quotazione di appena due mesi or sono. Il mercato ha capito la realtà Monte dei Paschi meglio della sua dirigenza, e tutte le affermazioni di Fabrizio Viola sono apparse patetiche scuse. Chi ha applaudito, nella presentazione della prima trimestrale 2012, al ritorno all’utile ha disinformato se stesso prima che gli altri.
“Il titolo è in difficoltà come più o meno tutte le banche”, è stata la difesa d’ufficio arrivata da Rocca Salimbeni. “Nel caso specifico credo che finchè non verrà definito il tema del capitale, e quindi l’Eba, un pochettino di volatilità ci sarà. Mi sembra che oggi stia facendo più elemento di pressione il problema sistemico, del mercato, dell’euro, della Grecia, che non i fatti della singola banca”. Quindi Viola non vuole riconoscere la peculiarità della situazione MPS rispetto alla situazione generale; tuttavia è chiaro che le nostre anticipazioni si stanno dimostrando giuste. Purtroppo per aumentare i ricavi si dovrà operare un profondo taglio del personale, a tutti i livelli. Efficienza e contenimento dei costi, due aree di intervento che il personale interno all’istituto ha dimostrato non essere in grado di gestire in questi anni ambiziosi e superficiali di Mussari.
E poi chi comanda ha il diritto allo spoil system: ecco le ragioni dell’arrivo di manager esterni al gruppo come Ilaria Dalla Riva (Direzione Risorse Umane), Bernardo Mingrone (Direzione CFO) e Sergio Vicinanza (a capo alta finanza e tesoreria); il ridimensionamento di chi non verrà allontanato, come Massacesi (da VDG a Direzione Compliance e Legale). Mentre persone come Nicola Romiti sono ormai fuori dal perimetro. Per ora uno che sembra si salvi pare essere David Rossi dell’area comunicazione, che pure ha difettato molto nei mesi passati nelle relazioni con i mercati.
Prosegue dunque incessante e decisa l’opera del duo Profumo-Viola nel recidere il cordone ombelicale che ha legato negli ultimi 17 anni la banca con la Fondazione e il Comune; l’ AD, a margine di un incontro organizzato dall’associazione “Progetto Città”, ha così replicato alla dura presa di posizione dei sindacati sulla nomina di tre nuovi manager esterni decisa dal CdA: “Le scelte competono al capo azienda che si assume tutte le responsabilità, io mi auguro che con l’operato di quelli nuovi insieme ai dirigenti che sono stati confermati, riusciremo a far cambiare loro idea”.
Difficilmente avremo altri sindacalisti che scalano posizioni gerarchiche fino a divenire consiglieri di Amministrazione. Le parole di Viola sono così ovvie che solo a Siena potevano risultare strane e bisognose di ampio risalto.
Ad affossare il titolo MPS ha contribuito anche la notizia dell’idea tutta profumiana di emettere, prima banca in Italia, i Co.Co.Bond (Convertible Contingent Bond). Un titolo obbligazionario rischioso per chi lo acquista, ma altamente remunerativo. In pratica per ottenere un guadagno che potrebbe arrivare al 18%, si deve correre il rischio che l’istituto emittente, al verificarsi di certe situazioni al ribasso del valore del titolo predeterminate, possa trasformare l’obbligazione in capitale, e addio remunerazione straordinaria. D’altra parte per Alessandro Profumo potrebbe esserci una raccolta corposa di capitali. Uno strumento nuovo, di cui s’era parlato in quanto era stato studiato anche da Antonio Vigni. Un esperimento, infatti; solo quattro banche estere li hanno approvati: Rabobank e Llyods per 1,5 miliardi a testa, Credit Suisse per 6,2 miliardi, Ubs per 600 milioni.
Esperimenti che non porteranno soldini alla Fondazione, però, ma agli investitori.