Il candidato di Ips dice: "Il 'groviglio' si riposiziona sotto le insegne valentiniane"
SIENA. Bruno Valentini ha vinto le ri-primarie del PD ed è ufficialmente il candidato di quel partito. Non solo: è anche candidato di Sel e dei Riformisti. Ma soprattutto Valentini è il candidato di una sua lista personale, quella “Siena Cambia” che a sua volta deriva da un’omonima associazione indipendente nata ad inizio anno. Nei mesi scorsi tra “Siena Cambia” e il PD senese ci sono state roventi polemiche, pesanti scambi di accuse, spesso al limite dell’insulto. Sembrava che tra le due entità ci fosse un fossato non solo politico, ma addirittura ideologico, legato al modo stesso di intendere la politica. D’altro canto lo stesso candidato, in ogni sua apparizione pubblica, ripete come un mantra che grazie alla “sua” lista anche gli elettori che non si riconoscono in nessuno dei partiti della coalizione potrà riconoscersi in essa, il che equivale a dire. “ Ok, sono a capo di questa strana banda, ma io rappresento anche altro, quindi puoi fidarti…”. A mio avviso il punto di caduta di tutta l’operazione sta proprio in questa deriva “onnivora” che la candidatura di Bruno finisce per avere, volendo rappresentare tutto e il suo contrario.
La vittoria alle primarie di Valentini non ha comportato, né poteva farlo, una complessiva rimessa in discussione del gruppo dirigente senese del PD, omogeneamente riconducibile alla gestione Ceccuzzi; quell’apparato che tanto ha contrastato prima la possibilità di celebrare vere primarie, poi la candidatura stessa del Valentini. Sono tutti lì gli uomini e le donne che hanno sostenuto l’ex sindaco fino a quando è stato possibile, cioè fin quando lo stesso non ha abbandonato la corsa per le note vicende. Uomini e donne che, legittimamente, figurano oggi in quota significativa nella lista del PD per le comunali. Le stesse dimissioni del Carli, segretario dell’unione comunale, sono temporaneamente rientrate. Dunque assistiamo alla convivenza sotto lo stesso tetto di due componenti che per mesi se le sono date di santa ragione, proponendosi nei modi e nei contenuti come alternative l’una all’altra. Certo è normale che un partito, in prossimità di una prova elettorale tenda a ricompattarsi, tuttavia in questo caso lo spessore dei dissensi, il vibrare dei nervi scoperti sono stati e sono tali che è d’obbligo registrare l’estrema fragilità di tale “pacificazione”
Ma nella stessa “Siena Cambia” non tutto è chiaro. In questa lista prende parte anche la componente PD, in parte ex PD, che fa capo ad Alberto Monaci e all’associazione “Confronti”. Una componente che ha attivamente partecipato alla “messa in minoranza” del Ceccuzzi la scorsa primavera in consiglio comunale. Valentini ha sempre duramente criticato il comportamento dei consiglieri di maggioranza che votarono contro Ceccuzzi, bollando quella operazione come “congiura di palazzo”. Non mi risulta abbia mai mutato opinione, come non l’hanno mutata gli amici di “Confronti”. Ma ora eccoli insieme “legittimisti” e “congiurati”, senza che su quella lacerazione sia mai intervenuta alcuna riflessione comune, né alcun chiarimento; solo la classica pietra sopra. Eppure al centro di quello scontro non ci fu qualche trascurabile bagatella, ma il bilancio del Comune e il modo stesso di intendere la trasparenza nell’amministrare la cosa pubblica. Non a caso l’apertura a “Confronti” è costata al Valentini la perdita per strada del gruppo di “Noi Siena”. Evidentemente anche da quelle parti c’è qualcuno che a un minimo di coerenza ci tiene.
Un recentissimo passato di scontri, reciproche scomuniche, provvedimenti disciplinari, ricorsi in sede giudiziaria, invettive e minacce ora viene tacitato sotto l’argenteo manto della pax valentiniana. La pentola ribolle ma sopra c’è un bel coperchio. Fino a quando? Replicando a critiche in parte simili a queste, il candidato del PD si è compiaciuto di aver deluso quanti, in modo interessato, si aspettavano che lui sfasciasse il suo partito. Io dubito che ad essere delusi siano solo costoro, tuttavia le recenti disavventure del PD in campo nazionale stanno lì a dimostrare che se le divergenze e le contraddizioni non vengono appianate o almeno mediate, ma solo coperte, possono poi riesplodere. Mi sembra, comunque, che il problema sia un altro.
Smaltito l’impeto che fu innovatore dell’associazione “Siena Cambia” e delle affollate assemblee nella sala dei Mutilati, oggi stiamo assistendo ad un complessivo riposizionamento del vecchio “Groviglio Armonioso”, o di quel che ne resta, sotto le insegne valentiniane. La folla di clientes, miracolati e valvassori del vecchio Sistema Siena ha penato per oltre un anno privo di punti di riferimento, agganci o speranze. Ora torna a splendere una fiammella. Il nome è semi-nuovo, ma l’area di riferimento resta quella di sempre e i vecchi legami potranno, pian piano, essere riagganciati. Ora le vacche sono magre, ma col tempo… chissà.
Ma c’è un’ulteriore questione che il cittadino senese oggi deve considerare. Alla luce di quanto accaduto solo un anno fa a quella che era la maggioranza a sostegno di Ceccuzzi, quale garanzia di stabilità offre, per il futuro governo della città, qualora il PD uscisse vincitore, una coalizione che nasconde al proprio interno tali e tante contraddizioni, asperità, ruggini e contrasti?
Con un’abile manovra tecnico-amministrativa Valentini ha evitato il commissariamento del Comune di Monteriggioni. Sarà capace, se eletto, di evitarne uno nuovo a danno di Siena?
Fausto Tanzarella – Candidato di Impegno per Siena al consiglio comunale