Vendere le azioni Mediobanca è quasi una follia?
di Red
SIENA. Le carte del silenzio sono state sparigliate in questo lunedì 19 settembre da Milano Finanza, che ha rivelato come “lo scorso giugno Giuseppe Guzzetti, presidente della fondazione Cariplo, avrebbe esposto alle altre fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo l’idea di un’integrazione con Monte dei Paschi di Siena. Un’ipotesi da realizzare in caso di emergenza e tramite un’offerta amichevole in contanti e azioni. Con l’ok, quindi (? ndr), della banca senese. Ma in Rocca Salimbeni molti puntano a rimanere autonomi”. Tutte le azioni messe in campo a Siena in questi ultimi mesi sembrano indicare che né il partito, né la fondazione, né la banca abbiamo effettivamente una idea di cosa fare. Al punto che il direttore generale Antonio Vigni non va via forse perché la rosa dei papabili, che naturalmente si amplia ogni giorno di nuovi candidati, non è così particolarmente adeguata alla situazione. “L’idea”, ricorda il settimanale finanziario, “non sarebbe nuova, visto che già prima dell’ultima tornata di aumenti di capitale l’argomento sarebbe stato al centro delle elaborazioni di alcune banche d’affari”. Speriamo abbiano fatto i conti che nell’unione si sommerebbero anche le quantità di debito pubblico italiano detenute dai due istituti, per cui – per i mercati finanziari – il nuovo soggetto avrebbe lo stesso grado di rischio delle due banche separate.
Casualmente nel pomeriggio, tirato per la giacchetta mentre sperava di godersi la musica della Chigiana, il presidente della Fondazione Mancini ha fatto finalmente sentire la voce dell’istituzione, come riferito in altro articolo, confermando che con una buona offerta si potrebbe portare via da Siena l’1,9% di Mediobanca in quattro e quattr’otto. Con buona pace delle minusvalenze. Mancini infatti aveva comprato il 16 novembre 2007 sul mercato le azioni di Piazzetta Cuccia per circa 260 milioni di euro. Oggi, Mediobanca capitalizza 4, 822 miliardi di euro, fate voi il conto. Ci saranno da contabilizzare a occhio e croce circa 150 milioni di perdite. E i cento spendibili che rimarranno serviranno per coprire le rate dei mutui in essere e autorizzati dalla Fondazione: dai 30mila euro annuali dell’A.S.P. Istituto casa famiglia Cetona ai lavori di ristrutturazione del nuovo centro sociale polivalente della Venerabile Confraternita di S. Maria della Misericordia di Chiusi per 50mila euro. Sono 17 milioni, più altrettanti per il comune di Siena, più altrettanti per la provincia e siamo a 51 milioni. Poi c’è il mutuo dell’azienda Ospedaliera Universitaria per l’acquisto urgente dell’immobile ospedale dall’Ateneo, di cui nessuno conosce l’importo della rata, e altri 2,4 milioni di mutui accesi negli anni passati confidando nel “Bancomat della Fondazione”, a cui credevano gli stessi politici che oggi fanno gli scettici. Tutti debiti improcrastinabili, il cui mancato pagamento scuoterebbe dalle fondamenta il circuito politico virtuoso di Siena.
Morale della favola: neppure le urgenze di due esercizi possono essere sufficienti con l’introito della vendita delle quote di Mediobanca. “Un investimento strategico patrimoniale che punta alla redditività” disse allora trionfante il presidente.