Il patrimonio pubblico può essere regalato (inutilmente) al privato?
di Red
SIENA. La vicenda della ristrutturazione del vecchio Rastrello rischia di diventare l’ultima beffa nei confronti della città di Siena, e questo deve essere ben chiaro nelle considerazioni di tutti coloro che, se vogliono bene alla Robur, devono volerne almeno altrettanto alla loro città. Già la nebulosa presentazione del progetto lascia spazio a dubbi. Si sta progettando uno stadio che costerà 73 milioni di euro (salvo imprevisti in corso d’opera) ovvero 2/3 dello Juventus Stadium (che partito con un preventivo di 105 è stato realizzato con 120) e che conterrà appena 10mila spettatori, cioè il 75% meno che a Torino e per questo incapace di contribuire all’impresa producendo un reddito interessante nemmeno quando arrivano gli squadroni con i tifosi al seguito. Uno stadio di simili grandezze non permetterebbe mai alla Robur di giocare in serie A e l’invasione di cemento per tutta l’area disponibile impedirebbe anche un eventuale ampliamento in futuro.
Questo presuppone che nella mente di qualcuno il fallimento sia inevitabile, e ci si starebbe preparando in futuro, se e quando il Siena calcio riuscisse a tornare ai massimi livelli, a bussare nuovamente alle porte del Comune per un altro colpo di mano di terreni e beni pubblici per costruire un nuovo stadio fuori dal centro. Perché il fulcro dell’iniziativa di Mezzaroma è ricevere il regalo di tutta l’area del Rastrello che la città di Siena dovrebbe fargli. La più importante delle cose non dette della presentazione del progetto è questa. C’è la banca tedesca che finanzia l’operazione? Bella forza, con tutta questa proprietà immobiliare pubblica a disposizione. Per fare investimenti c’è qualcuno che deve cacciare i soldi, elementare. Qui non c’è nessun soggetto investitore: l’Internationales Bankhaus Bodensee AG è una banca privata non un immobiliarista o un fondo speculativo nel settore immobiliare. D’altra parte il soggetto proprietario del Rastrello risulterebbe Sienainsieme e non la Robur (come si evince dalle dichiarazioni di Mezzaroma), quindi le vicende di una delle due società non necessariamente dovrebbero coinvolgere anche l’altra.
Curiosa è anche la storia della richiesta di fallimento raccontata a metà febbraio e che dovrebbe essere discussa il prossimo 30 maggio per un ricorso da 1,5 milioni di euro. Appena pochi giorni dopo il termine dato al Comune di Siena per approvare il progetto “di massima” completo di osservazioni. Il ricorso pare sia stato presentato il 19 febbraio e di norma l’udienza viene fissata entro un mese, anche se la legge prevede solo che passino almeno 15 giorni ma non fissa un termine, che deve essere il più veloce possibile nelle intenzioni del legislatore. In questo caso, quindi, potrebbe essere stato “suggerito” al tribunale di spostarla a 100 giorni di distanza. O forse anche la sezione fallimentare di Siena è oberata come il resto della macchina giudiziaria locale. Ma la coincidenza è quanto meno – appunto – curiosa. Ciò che non si dice è che se anche l’amministratore del Siena Calcio si presentasse con la quietanza del ricorrente e con la proprietà dell’area del Rastrello, il giudice fallimentare dovrebbe ugualmente procedere a verificare i conti societari che – con un passivo (giornalisticamente acclarato ma mai smentito) di 70 milioni di euro – non potrebbe dare altro risultato che la pronuncia della fine della storia della Robur.
E quindi ne deriva la domanda: a che serve uno stadio così per una squadra che – se rifondata – potrebbe ripartire (forse) dalla serie D? E della viabilità parleremo un’altra volta…