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SIENA. A qualche giorno dall’Assemblea degli azionisti di Banca Monte dei Paschi, vogliamo sottoporre qualche riflessione sul suo svolgimento che ha visto una presenza di azioni rappresentate del 31,1%, ulteriormente diminuita rispetto all’anno passato. Segno che lo scoraggiamento rispetto alla possibilità di svolgere un qualsiasi ruolo di controllo e critica rispetto alla Direzione, ormai prevale rispetto ad un evento diventato sempre più formale e tutto sommato inutile. Formali gli interventi del Presidente Tononi, come quello dell’Amministratore Delegato Viola e della rappresentante del Collegio Sindacale, che si sono accuratamente guardati dall’entrare nel merito delle questioni cruciali, evidenziate invece dai numerosi interventi.
Particolarmente grave l’intervento del Presidente della Fondazione, Clarich, che – proseguendo nello stile del suo predecessore Mancini – si è affrettato ad appoggiare in toto le scelte della Banca, sollecitando solo un aumento degli Utili, senza entrare nel merito delle scelte compiute.
Molti azionisti hanno rivolto contestazioni e pressanti richieste di chiarimento in particolar modo sulle voci di bilancio riguardanti il derivato “Alexandria” spacciato per titoli di stato, su cui la Consob si è chiaramente espressa, imponendo le successive conseguenti modifiche. Modifiche che hanno avuto come conseguenza, nel volgere di pochi mesi, il ribaltamento dell’andamento economico della Banca: dopo l’annuncio di un utile di 388 milioni di euro, è risultato che effettivamente andava registrata una perdita di 237 milioni di euro e la riduzione della quota di accantonamento per i crediti deteriorati.
L’altra fondamentale questione che gli amministratori continuano a non voler affrontare riguarda i crediti deteriorati, che Sinistra per Siena ha cercato spesso di portare all’attenzione. Perché a ben 4 anni dal suo insediamento, solo ora e in maniera parziale, Viola ha deciso di affrontare il problema dei crediti deteriorati e di quelli in sofferenza? Perché non ha impegnato il personale su questo fronte e ha pensato solo a vendere a prezzi di realizzo tali crediti? Chi sono i grandi “prenditori”, che possono tranquillamente continuare a fare i propri affari indisturbati, invece di restituire ingenti somme prestate dalla Banca, senza chiarezza sulle garanzie, sulle modalità, e da quali strutture/soggetti apicali della Banca stessa?
Ma la grave denuncia accuratamente documentata, che i dati riportati nei bilanci del Gruppo MPS dal 2012 al 2014 e della prima semestrale 2015 non erano rispondenti al vero e pertanto li rendano falsi come le comunicazioni alla Consob in relazione ai due ultimi aumenti di capitale, è rimasta inascoltata.
Anche i rappresentanti del Ministero dell’Economia e Finanze hanno votato a favore del Bilancio, invece di astenersi o chiedere chiarimenti sugli elementi posti all’attenzione dai diversi interventi, e contro la richiesta di procedere ad una azione di responsabilità nei confronti di Profumo e Viola, per aver dichiarato la presenza di 3 miliardi di euro nel conto patrimoniale della banca quando si trattava invece di prodotti derivati.
Abbiamo quindi assistito, in modo eclatante e privo di ogni forma di decenza al ribaltamento dei fatti e della forte e inscindibile collusione che esiste con alcuni organi istituzionali, in questo caso il MEF, che è bene ricordare non ha certo avuto un ruolo secondario nell’affare Antonveneta, e la dirigenza della Banca. Il tutto ovviamente con grave danno degli azionisti, della clientela e dei dipendenti. Reiterare dal 2012 al 2015 il falso in bilancio non può non avere gravissime ripercussioni sull’immagine di credibilità della Banca nei confronti del mercato.
Circolo “Città Domani – Sinistra per Siena”